VIRUS E SISTEMA IMMUNITARIO
VIRUS E SISTEMA IMMUNITARIO
In questa sezione vengono diffusi dei video riguardanti argomenti relativi ai virus, alle loro relazioni col sistema immunitario, e in particolare, in questo momento, alcune opinioni “fuori dal coro” relative al Covid-19. L’obiettivo è quello di fornire un contributo alternativo per fare chiarezza e permettere ad ognuno di avere a disposizioni informazioni volte ad una maggiore coscienza personale.
Per favorire la comprensione e l’assimilazione dei contenuti, si consiglia la visione del materiale in ordine di pubblicazione.
Video intervista a Stefano Montanari su possibile evoluzione della pandemia
Video intervista a Stefano Montanari su possibile evoluzione della pandemia
Sigmund Freud (1856-1939), il fondatore della psicanalisi, fu il primo ad intuire l’esistenza di un’area di inconsapevolezza nella psiche degli esseri umani, che denominò inconscio, per distinguerla da quella cosciente. Egli sintetizzò la sua idea relativa alla strutturazione ed al funzionamento della mente coniando la nota “metafora dell’iceberg”, secondo la quale: così come la parte dell’iceberg che emerge dal mare, ed è visibile in superficie, è molto più piccola rispetto alla grande massa di ghiaccio che è sommersa; analogamente la Mente Conscia è solo una piccola parte (circa il 5-8%) del nostro complesso psichico, rispetto alla nostra Mente Inconscia (pari a circa il restante 92-95%). Ciò dimostra in maniera evidente quanto poco ciascuno di noi si conosce realmente e ci permette di comprendere il motivo per cui gran parte del nostro essere rimane sconosciuto a noi stessi.
Nel dettaglio, possiamo convenzionalmente distinguere la Mente in:
Stante questa rappresentazione della mente, è facile comprendere come ciò che siamo, il carattere, il modo di approcciare alla vita, di percepire ed affrontare gli eventi dell’esistenza, l’intensità più o meno elevata delle emozioni che proviamo e, più in generale, la nostra personalità attuale sono il risultato della soggettiva elaborazione degli eventi che abbiamo vissuto nel passato e delle informazioni acquisite con l’educazione genitoriale e l’esempio familiare, con l’istruzione scolastica, con l’indottrinamento religioso, con le influenze culturali ed ambientali, ecc.
Infatti, ricorrendo ad un’altra metafora, possiamo immaginare l’intera Mente di un individuo come un grande archivio dove, fin dal momento del concepimento, vengono registrati tutti gli eventi e le esperienze del suo vissuto, insieme alle emozioni ad esse associate. Nel tempo, queste informazioni strutturano la personalità e fanno sì che ciascuno continuerà a percepire ed interpretare gli eventi dell’esistenza in modi diversi. Questo è il motivo per cui, di fronte ad uno stesso evento, ogni singola persona darà una diversa e soggettiva interpretazione dello stesso, in quanto filtrata da tutte le informazioni, coscienti e non, immagazzinate all’interno della propria mente e provenienti dal suo singolare vissuto.
Durante l’esistenza di qualsiasi individuo, oltre alle esperienze piacevoli e gratificanti, capita di vivere eventi e situazioni decisamente indesiderate o profondamente dolorose (educazione rigida o repressiva sia in ambito familiare che sociale, delusioni, giudizi, maltrattamenti, abusi, abbandoni, rifiuti, umiliazioni, tradimenti, ecc..). Queste creano al suo interno delle ferite che vengono registrate e fissate proprio nell’inconscio, il nostro “archivio personale segreto”, sotto forma di informazioni depotenzianti o limitanti. Anche se tali informazioni e le esperienze traumatiche da cui sono scaturite appartengono al passato e sono state dimenticate o rimosse dal livello cosciente, esse continuano ad essere silenziosamente attive e dall’ombra, senza possibilità alcuna di rendersene conto, generano automatismi di pensiero, di comportamento e/o di reazione che condizionano la vita di tutti giorni, entrando in conflitto con la volontà e i desideri coscienti.
Per meglio comprendere questo meccanismo, occorre tenere presente che l’inconscio ed il subconscio sono incapaci di distinguere tra una immagine reale ed una solo percepita, pertanto, in entrambi i casi, essa viene considerata reale dal cervello, dal sistema nervoso e di conseguenza dal corpo. Ne consegue che la personalità, l’apparato psicofisico, stimolato da ciò che vede all’esterno, o che anche solo percepisce ed interpreta osservando la realtà soggettivamente (proprio in ragione dei contenuti dell’inconscio), adotta uno specifico modello comportamentale di azione o reazione che sarà automaticamente ripetuto in tutte le situazioni analoghe del futuro. Ecco in che modo le immagini emozionali del passato e le informazioni allocate nell’inconscio influenzano le nostre azioni nel presente.
Per espandere la conoscenza di se stessi, per risolvere in maniera definitiva i traumi e le ferite del passato ed i loro pesanti effetti condizionanti, i quali ci impediscono di esprimere pienamente e liberamente il nostro potenziale interiore e di creare consapevolmente la nostra realtà, è quanto mai fondamentale intraprendere un percorso di consapevolezza di noi stessi che richiede, necessariamente, la trasformazione delle informazioni limitanti dell’inconscio. Per farlo: occorre imparare ad auto-osservarsi con lo scopo di individuare i comportamenti automatici indesiderati o dannosi, quindi risalire alle informazioni inconsce depotenzianti (i “virus” mentali) che li generano ed in fine alle esperienze traumatiche da cui hanno avuto origine. A questo punto, le esperienze del passato possono essere riportate alla superficie, rese coscienti e, anche attraverso il ricorso ad appropriate tecniche trasformative praticate da operatori qualificati, da ultimo trasformate e guarite.
Solo così sarà possibile modificare le percezioni distorte della psiche, eliminare i fraintendimenti ed i conflitti interiori, rilasciare le emozioni tossiche associate alle ferite ed ai traumi irrisolti e, finalmente, aprirsi ed essere più fiduciosi, più positivi e propositivi verso l’esterno e verso la vita.
Nel subconscio sono racchiusi i “codici di comportamento” che abbiamo appreso già dall’infanzia e che riteniamo essere le nostre capacità. La moderne neuroscienze hanno stabilito che, fino ai sette anni di età, siamo nel nostro massimo periodo di apprendimento ed è proprio in questo periodo che riceviamo, processiamo e facciamo nostre le credenze che ci vengono trasmesse dalle figure di riferimento educative come genitori, insegnanti e contesto sociale. L’apprendimento continua ovviamente anche negli anni successivi e altre credenze vengono assimilate durante tutta la fase della crescita ma più in generale durante tutta la nostra vita.
Questo vuol dire che, la maggior parte delle informazioni depotenzianti, sono presenti nel nostro inconscio fin da quando siamo piccoli, addirittura dal nostro concepimento o dalla nostra nascita, ed è per questo motivo che, tutte queste informazioni, sono registrate in profondità, quindi “nascoste” e ben radicate. Infatti, più tempo l’informazione è presente nel nostro inconscio e più si radica e si stabilizza, e di conseguenza la persona attiverà dei comportamenti automatici, anche senza rendersene conto.
Quindi il nostro comportamento, le nostre scelte, il nostro sentire, il nostro percepire la realtà è governato, da un’infinità di informazioni che chiameremo convinzioni. Queste informazioni, una volta acquisite, faranno parte di noi e delle nostre esperienze e pertanto diventeranno delle certezze, grazie alle quali il cervello in ogni nuova situazione, elaborerà soluzioni, strategie e reazioni ma sempre partendo da ciò che ha già osservato, visto, vissuto, sperimentato nel passato.
Per migliorare la nostra consapevolezza, abbiamo bisogno di comprendere, prima di tutto,da dove arrivano queste informazioni e quando vengono registrate nel nostro inconscio. Per semplificare, possiamo raggruppare l’origine di queste informazioni in 5 gruppi distinti :
1) Esperienze di vita e momenti topici : sono tutte quelle informazioni che la persona assimila, grazie alle esperienze vissute negli anni, a partire dal momento del concepimento ad oggi. Sono di fondamentale importanza le prime esperienze vissute dal bambino nei primi anni di vita, i cosiddetti “momenti topici” che sono radicati nella parte profonda dell’inconscio e che strutturano il carattere del bambino. I momenti topici sono tutti i momenti dove il bambino, ma poi anche l’adulto, fa la prima esperienza, come per esempio il concepimento, i 9 mesi di gravidanza, il parto, l’allattamento, il distacco dai genitori, l’inizio della scuola, ma poi anche i primi rapporti sentimentali, la prima separazione ecc.
2) Informazioni genetiche : sono tutte quelle credenze familiari che vengono passate dai genitori al bambino attraverso il DNA al momento del concepimento e che vengono successivamente rafforzati attraverso l’educazione. I bambini, quindi, quando vengono concepiti, non sono un “foglio bianco”, ma hanno già un’infinità di informazioni !
3) Informazioni di coscienza collettiva : sono tutte le credenze di coscienza collettiva, anch’esse passate al bambino al momento del concepimento attraverso il DNA dei genitori, e comprendono tutte quelle informazioni legate all’etica, alla morale, alla cultura e alla religione del paese di appartenenza.
Nelle convinzioni di coscienza collettiva, ci sono anche tutte le informazioni che vengono definite come “consenso sociale”. Sono le convinzioni che i bambini, ma soprattutto gli adolescenti, assorbono dall’osservazione degli altri, per essere uguali ai loro pari. Pensare infatti di essere uguali agli altri ci da sicurezza, e ci da la certezza di essere nel giusto, seguendo la convinzione “lo fanno tutti, quindi va bene”.
4) Informazioni istintive e animali : sono tutte le credenze, anch’esse di coscienza collettiva, ma legate alla capacità che hanno tutti gli esseri umani, in quanto animali, di garantirsi la sopravvivenza, attraverso il meccanismo di “attacco e fuga”. Vedremo però, che questo meccanismo ancestrale e “naturale”, non sempre funziona nel modo giusto!
5) Informazioni dell’anima : nel mondo occidentale il concetto di anima viene, troppo spesso, ancora legato alla religione, al peccato originale ed alla possibilità che ogni essere umano ha di purificarci sulla terra per poter accedere ad una nuova vita, migliore di questa, dopo la morte. Con il tempo, queste informazioni si stanno piano piano trasformando e le persone stanno cominciando ad acquisire una visione sempre più ampia del concetto di anima. L’anima è la nostra parte spirituale, immateriale, è l’essenza di ogni essere umano, che si manifesta sulla Terra, in successive incarnazioni, per poter fare tutte le possibili esperienze ed evolvere. Ogni anima sceglie di incarnarsi in una nazione, in una famiglia non “a caso”, ma seguendo un percorso già definito. I nostri genitori, il contesto familiare, culturale viene scelto accuratamente prima dell’incarnazione per creare il contesto “migliore” per poter fare le esperienze mancanti.
Il campo eterico, che viene anche denominato campo aurico, è il campo elettromagnetico che circonda e compenetra completamente il corpo fisico di ogni essere umano e che si espande fuori da esso per alcuni centimetri. Il campo aurico vibra a varie frequenze e riflette lo stato interiore della persona ovvero il suo stato fisico, emozionale, mentale e spirituale. Più la persona ha pensieri positivi, emozioni positive e più il campo elettromagnetico è espanso e quindi pieno di energia. Di conseguenza il corpo fisico sarà più vitale e la persona sarà in grado, più facilmente, di difendersi dagli attacchi esterni (di persone e situazioni) e avrà più potere di intervenire sugli eventi esterni e sulla realtà materiale.
Il corpo fisico quindi, è formato da energia, così come lo sono anche le emozioni, i pensieri e l’anima, espressioni della stessa energia, ma che vibrano ad una frequenza diversa. Ciò che vibra ad una bassa frequenza è il corpo fisico ed è per questo possiamo vederlo. Tutto ciò che vibra ad una frequenza più alta, non è più visibile, ovvero non appartiene più allo spettro visibile che può essere percepito dall’occhio umano. Questo però non vuol dire che questo campo elettromagnetico non esista, bensì soltanto che non è visibile !
La frequenza è la velocità di movimento dell’energia all’interno di ogni strato del campo aurico; pertanto, possiamo affermare che, tutto ciò che ha una velocità elevata, non è più visibile.
E’ importante ricordare che all’interno di questo campo sono contenute tutte le informazioni della persona, dagli eventi che ha vissuto, al suo modo di pensare e vedere le cose, alle abitudini e a tutte le informazioni che ha acquisito attraverso il DNA dai suoi genitori, a tutte le informazioni appartenenti alla coscienza collettiva del paese di nascita e a tutte le informazioni, per chi crede nella rincarnazione, riguardanti le vite precedenti dell’anima.
Insomma ci sono veramente tante informazioni in questo campo !
Inoltre tutto ciò che esiste sulla terra ha un campo energetico, dalle pietre, alle piante, ai fiori, agli animali, così come ai nostri organi, fino ad arrivare alle nostre cellule e al nostro DNA.
Se tutto ciò che ci circonda, sia materiale che immateriale è energia, e se anche noi siamo energia, vuol dire che ognuno di noi vibra ad una certa frequenza. La nostra frequenza potrebbe anche coincidere con la consapevolezza che abbiamo nel qui e ora.
Questo, di conseguenza, ci fa sintonizzare, inconsapevolmente, con situazioni di vita che “vibrano” alla stessa nostra frequenza. Essendo quindi dei magneti, possiamo comprendere che, ognuno di noi, attira nella vita, persone e situazioni, che vibrano alla nostra stessa frequenza. Quindi se noi non abbiamo una frequenza sufficientemente alta, ovvero se il nostro corpo energetico non è in equilibrio, se l’energia nel nostro sistema energetico non fluisce o non circola bene, perché presenta delle congestioni o delle interferenze, attireremo nella nostra vita materiale persone e situazioni che vibrano ad una frequenza “bassa”. Questo vuol dire che, nella pratica, ci ritroveremo succubi di situazioni che non avremmo mai voluto vivere, ma soltanto perché, per diverso tempo, non eravamo centrati, eravamo confusi, in ansia, impauriti e non abbiamo fatto nulla per trasformare quei nostri disagi.
Sulla base di questo, possiamo giungere alla conclusione che noi siamo ciò che pensiamo e, a seconda dei nostri pensieri, creeremo successo o fallimento.
Mai come in questo momento “siamo chiamati” ad aumentare la nostra consapevolezza, ad usare qualsiasi metodo per espandere il nostro campo aurico e non lasciarci travolgere dalle interferenze (emozioni, pensieri negativi ed informazioni) della coscienza collettiva.
L’energia sottile, e quindi invisibile all’occhio umano, si presenta sempre in due modalità diverse : l’energia pura è un’energia che nutre il corpo (fisico ed energetico), lo rende vitale, espanso e quindi è compatibile con la vita degli esseri umani; invece l’energia congesta o sporca, è un’energia che crea caos, squilibrio, alterazione nel nostro corpo e, nel tempo, può trasformarsi in sintomi sgradevoli, in malesseri e perfino in malattie. Questa energia è dannosa per la salute degli esseri umani.
Questa prima distinzione è importante per prendere coscienza che esistono delle energie invisibili dannose e che queste energie interferiscono costantemente con il nostro sistema energetico, creando delle contrazioni del nostro campo aurico, aumentando le congestioni, che, se non vengono espulse, possono portare alla comparsa di sintomi o malattie nel futuro.
Quindi possiamo sintetizzare che l’energia pura crea movimento all’interno del nostro corpo fisico e l’Energia congesta crea rallentamento e/o blocco del movimento. Ricordo che il concetto di movimento e trasformazione è uno dei punti cardine del concetto di salute: per essere e mantenere la nostra salute, sia fisica che psichica, l’energia deve essere in continuo movimento e noi in continuo cambiamento, cercando in tutti i modi possibili, di espellere le nostre congestioni.
Le meditazioni sono una buona pratica per ritrovare il nostro equilibrio, espellere le congestioni accumulate durante la giornata e prenderci del tempo per noi per ricaricarci di energia pura.
Le energie pure e congeste si possono trovare sia nell’ambiente esterno, sia negli ambienti interni (per es. casa, ufficio ecc) dove viviamo. Le congestioni degli ambienti interni sono spesso prodotte proprio dalle persone che vivono e/o frequentano questi stessi ambienti. Infatti tutti noi siamo “produttori” di energie congeste, che in parte vengono trattenute nel nostro sistema ed in parte rilasciate nell’ambiente. Le energie congeste rilasciate dalle persone nell’ambiente sono quelle psichiche, ovvero quelle prodotte dalle emozioni negative provate (come paura, terrore, rabbia, senso di impotenza, frustrazione, preoccupazione ecc) e dai pensieri negativi (come rimuginazioni o pensieri ossessivi) sui quali, volontariamente o involontariamente, ci sintonizziamo, e che vengono, come in questo periodo, alimentate anche dalle sollecitazioni esterne.
Riprenderemo più nel dettaglio questo discorso nei prossimi articoli, ma, visto che ora siamo tutti dentro casa, mi vorrei soffermare sulle energie congeste che sono prodotte soprattutto dalle apparecchiature elettroniche, quotidianamente utilizzate, come per esempio i cellulari, la TV, il Wi-Fi, i forni a microonde, le tastiere senza fili, i dispositivi bluetooth, ma anche dai ripetitori di cellulari o ripetitori radio, dai radar, dagli apparecchi a raggi X, dalle linee ad alta tensione, e da alcuni tipi di illuminazione, come per esempio il neon o le lampadine di ultima generazione.
Tutte queste apparecchiature, se pur di uso comune e ovviamente comodi, creano un grande danno alla salute, quindi dovremmo cercare, anche in questo caso, di cambiare un po’ le nostre abitudini e cercare di farne un uso più moderato, oppure usare delle accortezze.
Di grande attualità e anche di grande importanza è di informarsi sui rischi dei danni che la rete 5G, che è attualmente in via di sperimentazione, crea alla nostra salute. E’ stato infatti già dimostrato, ma ovviamente poco diffuso, che queste onde elettromagnetiche molto potenti non solo interferiscono con il nostro corpo fisico, ma addirittura producono dei cambiamenti significativi nel DNA delle persone, abbassando fortemente il nostro sistema immunitario e aumentando ovviamente il rischio delle malattie genetiche e probabilmente dei tumori. Ovviamente gli effetti prodotti li vedremo più chiaramente nei prossimi anni, sempre che i risultati non vengano occultati.
Pertanto, è vivamente sconsigliato dormire con il cellulare sotto il cuscino oppure sul comodino, portare il cellulare sempre con noi, mantenere il WiFi di casa sempre attivo (anche se a volte è impossibile); così come è anche sconsigliato posizionare la scrivania, dove passiamo tanto tempo per lavoro, sotto le lampade, soprattutto quelle al neon, mangiare cibi riscaldati al microonde ecc. Inoltre, soprattutto di notte, è consigliato evitare di stare vicino oppure a contatto con questa tipologia di congestioni perché la notte è il momento in cui il nostro corpo (soprattutto dalle 23.00 alle 3.00) si disintossica dalle tossine accumulate durante la giornata, e non è utile per le nostra salute assorbire ulteriori congestioni proprio nel momento in cui il corpo sta lavorando per espellere quelle già precedentemente accumulate.
La buona notizia è che, comunque, gli esseri umani ricevono costantemente dal pianeta, dalle piante e dal sole una grande quantità di energia sottile pura. Gli alberi, per esempio, operano costantemente una vera e propria “trasmutazione energetica”; trasformano, infatti, le energie insalubri e congeste in energie pure e vitalizzanti. Quindi non dimenticate di mangiare frutta e verdura cruda, di stare almeno 30-45 minuti al giorno al sole in terrazzo o in giardino, di far cambiare l’aria negli ambienti dove costantemente siete e di fare meditazione, yoga e ginnastica per aiutare il corpo espellere tossine!
Per comprendere il perché alcune energie sono compatibili con gli esseri umani e altre sono nocive, dobbiamo capire come si comportano due onde quando si incontrano ed entrano in relazione fra loro.
L’interferenza è quel fenomeno dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Incontrandosi, è come se le onde si “scambiassero informazioni” sulle loro specifiche frequenze, al fine di formare un’unica onda, frutto dell’addizione delle due frequenze iniziali.
Se le due onde sono in fase, ovvero se oscillano alternando valori crescenti e decrescenti nello stesso momento, allora si sommano e l’intensità risultante sarà maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria. Si parla in questo caso di interferenza costruttiva.
Al contrario, se le due onde non sono in fase, allora tenderanno ad annullarsi a vicenda; in questo caso si può arrivare addirittura a non verificare più alcun fenomeno ondulatorio. In tal caso si parla di interferenza distruttiva.
Per questo principio, le frequenze che interferiscono in maniera negativa ovvero che non sono in fase con le frequenze vitali dell’uomo, causano interferenze distruttive, e, a lungo andare, possono danneggiare gli organi e le cellule. Al contrario, le frequenze che sono in fase con le bio-frequenze del corpo, mantengono l’organismo in buona salute e, se malato, lo aiutano a guarire.
In sostanza, è l’organismo che si auto-guarisce nel momento in cui “si riappropria” delle corrette frequenze vitali. L’approccio di qualsiasi tecnica energetica è un approccio olistico, che vede l’uomo come un tutt’uno nella sua parte fisica, emotiva mentale e spirituale, e strettamente interconnesso con la natura e l’universo, di cui ne è parte. Anche se l’approccio medico più tradizionale, dividere e suddividere il corpo per studiare ogni parte separatamente (gli organi, i tessuti, le ghiandole), in un approccio più olistico, se parliamo di onde di energia, non possiamo farlo. Così come l’energia permea ogni angolo dell’universo ed è indivisibile, allo stesso modo, l’uomo va guardato e considerato nel suo insieme ed integrato e interconnesso con l’universo e l’ambiente che lo circonda.
Quindi non possiamo pensare di vivere in salute se non riconosciamo l’interconnessione e l’influenza che riceviamo dall’ambiente esterno, in tutte le sue espressioni.
In questo momento in cui ci sono tante interferenze distruttive negli ambienti, come WiFi, TV, PC, Modem, Cellulari ecc e visto che siamo obbligati a stare tutti in casa, condividiamo con voi delle frequenze che ci sono state fornite da Maurizio Possia, durante il corso di Bio-Risonanza. Sembrerebbe che, in questo momento, oltre alle “normali” onde elettromagnetiche che vengono emesse dalle apparecchiature elettroniche, ci stanno “bombardando” con ulteriori frequenze distruttive. Non ho fatto nessun test a riguardo, quindi non so se l’intento sia quello di aumentare l’emotività (paura, terrore) delle persone, oppure altro.
Condivido però la lista dei numeri di frequenza che dovremmo attaccare ad ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche, per riequilibrare e annullare le frequenze distruttive emesse.
E’ importante inoltre ricordare che le frequenze “negative” creano delle interferenze con tutti i nostri organi, ma soprattutto con la nostra Ghiandola Pineale, che, se va in squilibrio, avremo problemi con la produzione di melatonina e di conseguenza con il corretto ritmo fra sonno e veglia, fondamentale per il nostro benessere.
Inoltre la Ghiandola Pineale ha tante implicazioni anche sul piano più spirituale, ma di questo parleremo un’altra volta.
Quindi vi invitiamo a scrivere le seguenti frequenze su un foglio bianco e attaccare il foglio su ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche :
F 41.00 F 44.00 F 51.25 F 51.50 F80.25 F 80.50
F 84.10 F 85.00
RAH 04.00 RAH 64.05 RAH 72.05 RAH 72.12
RAH 72.13 RAH 72.14 RAH 85.00
Nell’articolo sul Campo Aurico abbiamo spiegato che ognuno di noi, in quanto energia, vibra ad una certa frequenza, e che si sintonizza, anche inconsapevolmente, con frequenze che hanno la sua stessa vibrazione.
I nostri pensieri, le emozioni e gli stati d’animo, emanano quindi continuamente vibrazioni nello spazio intorno a noi, e non fanno altro che entrare in risonanza con situazioni, persone ed emozioni che hanno la stessa frequenza.
La Risonanza è quindi in generale il fenomeno di “comunicazione e sintonia”, che permette il trasferimento di energia ed informazioni tra due entità (esseri, fenomeni, cose, etc.) che hanno una vibrazione simile. Si crea quindi un linguaggio “non verbale”, che possiamo definire anche energetico-sottile, che permette il trasferimento di informazioni fra un campo aurico ed un altro, dove il campo con frequenza più bassa verrà influenzato dal campo con frequenza più alta.
Le connessioni che uniscono e sostengono aspetti diversi dell’universo hanno alla base il fenomeno della risonanza. Grazie a questa somiglianza, i fenomeni, gli oggetti o le energie sottili vibrano all’unisono, interagendo a distanza come apparati radio. Si sa che l’intensità e la chiarezza del suono della radio crescono in funzione della regolazione dell’apparecchio sulla frequenza più vicina a quella della stazione emittente.
La risonanza è talmente importante da rappresentare una delle Leggi Universali che regolano l’universo, e che spiegano le interconnessioni fra tutte le entità ed energie sottili che in esso esistono.
La Legge della Risonanza è anche strettamente collegata alla Legge di Attrazione, ed entrambe regolano il modo con cui le persone attirano altre persone o eventi che hanno frequenze simili, ovvero che hanno la stessa vibrazione. Questa sintonizzazione o risonanza avviene naturalmente a livello non tanto conscio, ma soprattutto inconscio, ed è indipendente dalla nostra volontà. Infatti ogni essere vivente emette energia fuori di sé, comunicando informazioni che riguardano soprattutto le proprie emozioni e gli intenti ad esse collegati.
Il significato di questo concetto ci porta a comprendere profondamente tante dinamiche della nostra vita, tanti eventi negativi che si ripetono, tanti circoli viziosi da cui spesso non capiamo come uscire.
E’ anche “a causa” della risonanza che restiamo spesso intrappolati in emozioni di ansia, rabbia, paura, rapporti interpersonali da cui non riusciamo a liberarci, non capendo che la frequenza delle nostre emozioni negative e delle nostre convinzioni inconsce ci fa attrarre per risonanza situazioni che hanno la stessa frequenza e la stessa vibrazione.
Ed è grazie alla risonanza, però, che, abbiamo la possibilità di trasformare in positivo la nostra vita e ciò che ci circonda.
Infatti tutte le esperienze hanno lo scopo di aiutarci ed ispirarci a capire delle parti di noi ancora invisibili e nascoste, per poterle trasformare. Per questo motivo possiamo considerare giuste tutte le esperienze che attiriamo nella vita, anche se sarebbe opportuno comprendere prima possibile l’insegnamento, per evitare che le esperienze che attiriamo diventino troppo pesanti da sostenere.
Cambiando il nostro modo di pensare, di vedere, di sentire e di affrontare le cose, innalziamo automaticamente la nostra frequenza, e possiamo finalmente sperimentare una realtà diversa, più appagante e gioiosa, che ci restituirà la nostra nuova immagine come uno specchio.
In base al principio di risonanza, se in un campo energetico immettiamo frequenze armonicamente “accordate” con lo stato naturale di benessere, e quindi se ci sintonizziamo su pensieri ed emozioni positive, le cellule, gli organi e l’intero sistema è indotto a riprodurre quella stessa frequenza. Le cellule inoltre sono sensibili al suono oltre che al linguaggio, al pensiero focalizzato, all’energia di amore che circola nell’ambiente.
E quindi ecco l’invito a cercare ogni strumento che ci aiuti a trasformare i nostri conflitti interiori per entrare e rimanere sempre in risonanza con pensieri di fiducia, amore, gioia, forza interiore ed armonia, per trasformare la nostra intera esistenza.
E’ vivamente consigliato fare meditazioni ed ascoltare la musica classica oppure la musica a 432 Hz.
Il concetto universale di risonanza ci mette di fronte alla interconnessione costante che esiste nell’Universo fra tutte le frequenze emesse dalle entità che lo popolano. E quindi alla relazione continua fra gli individui e l’universo, ed alla costante influenza che i campi energetici hanno gli uni sugli altri.
Questa interconnessione è ancora più profonda se introduciamo il concetto di inconscio collettivo e di coscienza collettiva.
Il termine inconscio collettivo venne coniato da Carl Gustav Jung, per rappresentare quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani, e che è formato da tutte le informazioni inconsce che ogni individuo ha come parte della collettività umana di cui è componente, una forma di “eredità psichica” collettiva.
Informazioni ancestrali, legate alla nostra specie, informazioni socio-culturali a livello di famiglia, nazione e stato sociale, una banca dati che ci accomuna e ci collega, e che determina ed influenza i nostri comportamenti e il nostro grado di evoluzione tanto quanto il nostro inconscio personale.
Peraltro la successiva teoria dei campi morfogenetici del biologo Rupert Sheldrake, con l’esperimento della “101ma scimmia”, ci spiega che, anche fra le specie animali, esiste una coscienza collettiva, che cambia continuamente e permette così l’evoluzione della specie. Questo campo energetico molto forte, definito e comune, contiene l’insieme delle informazioni di tutte le esperienze positive e negative che i singoli hanno sperimentato dalla loro comparsa sulla terra, che quotidianamente influenza i comportamenti individuali.
Gli studi successivi sono andati sempre più verso uno sviluppo di questa matrice collettiva e dinamica che ci connette, e che viene definita come coscienza collettiva, una coscienza globale, comune agli esseri umani, che continuamente viene nutrita dalle informazioni ed esperienze acquisite a livello socio culturale dai singoli individui come parte del tessuto collettivo e che a sua volta influisce sui singoli.
La coscienza collettiva rappresenta quindi non solo una rete invisibile che collega l’intera umanità, ma anche una entità collettiva che vibra ad una certa frequenza e in grado di reagire ed interagire attivamente con gli eventi importanti che accadono nel mondo.
Da questo si comprende l’importanza di fare un percorso di consapevolezza personale ma anche condiviso e con un intento non solo individuale ma collettivo, per poter contribuire ad alzare sempre di più la vibrazione della coscienza collettiva attraverso un risveglio delle coscienze e farla uscire dalla risonanza della paura, del sacrificio, della sofferenza, della sottomissione, della manipolazione, del vittimismo per andare invece verso una evoluzione della specie, a partire dal cambiamento di ogni singolo, basata sempre più verso il rispetto, la comunanza, l’unità, la condivisione, la solidarietà ed l’armonia. Soltanto in questo modo potremmo influenzare in modo positivo la coscienza collettiva ed essere automaticamente influenzati per un risveglio comune e condiviso.
La paura è l’emozione più diffusa in questo periodo che, a causa delle nostre convinzioni profonde, delle nostre esperienze passate e soprattutto a causa del continuo “bombardamento” mediatico, si sta amplificando sempre di più in ognuno di noi.
La paura è un’emozione ancestrale percepita da tutti gli esseri umani, utile per garantire la nostra sopravvivenza, che però innesca una serie di reazioni nel nostro organismo che, se protratta nel tempo, fa aumentare il rischio di ammalarsi.
La paura della diffusione in Italia del Covid-19 sta creando problemi di ansia e stress nella popolazione, con effetti diretti sulla capacità del nostro corpo di difendersi. Nonostante il governo ci stia obbligando a rimanere a casa per non essere infettati, l’unica arma certa che abbiamo contro il coronavirus, così come per tutti gli altri virus esistenti, è proprio rinforzare il nostro sistema immunitario. Sarebbe questo il motivo per cui il nuovo virus colpirebbe meno i bambini e gli adolescenti, perché sono quelli che hanno le difese immunitarie più attive. Il legame tra paura, stress e difese immunitarie è da tempo al centro di molti studi del mondo scientifico internazionale ed è stato già ampiamente dimostrato.
Lo stress di per sé non è negativo. Non è altro che un meccanismo di difesa del nostro organismo che serve a far fronte alle situazioni di pericolo o di emergenza, dandoci una maggiore resistenza. Quando viviamo momenti di stress, nel nostro corpo vengono rilasciati, attraverso il sistema endocrino, alcuni ormoni, come l’adrenalina, la noradrenalina e in particolare il cortisolo, che ci permettono di avere a disposizione una maggiore quantità di energia. Grazie a questi tre ormoni, infatti, viene innalzata la pressione sanguigna, facendo in modo che la persona abbia una migliore prestazione fisica e maggiore prontezza, per scappare dal pericolo. Questa è la cosiddetta “reazione di attacco o fuga” presente anche negli animali, che da sempre ci ha garantito la sopravvivenza. Trascorsa la situazione di stress, però, l’organismo dovrebbe ritornare al suo equilibrio ed il corpo dovrebbe rilassarsi e ricaricarsi.
Se però questa condizione di ansia e stress persistono, si possono creare dei seri problemi. Come abbiamo già detto, lo stato di paura fa rilasciare il cortisolo, che non a caso, è chiamato l’ormone dello stress. In realtà il cortisolo è un’arma di difesa che il nostro organismo mette in atto, ma questo rilascio è utile soltanto se protratto per un breve tempo. Se però la situazione si protrae per un tempo più lungo, entriamo in una spirale che ci fa diventare più sensibili alle infezioni, causando una compromissione generale della capacità di difesa dell’organismo da parte di virus, batteri ed altri agenti patogeni.
Il cortisolo infatti abbatte il numero dei linfociti T e dei globuli bianchi in generale, che sono le cellule preposte alla difesa dell’organismo da parte di attacchi esterni, aumentando il rischio delle malattie infettive e delle funzionalità intestinali.
Un altro “problema” che in questo momento contribuisce ad un ulteriore abbassamento delle difese immunitarie è l’obbligo di adottare dei comportamenti asociali e di limitare al massimo i contatti umani.
Ciò che invece, soprattutto in questo momento,dovremmo fare è favorire la risposta del nostro sistema parasimpatico, per produrre ormoni come la serotonina (ormone del buonumore) e le endorfine (ormone del piacere),che ci permettono di raggiungere benessere, rilassamento e quiete.
Nonostante il momento di difficoltà che stiamo vivendo, vi consigliamo di mettere in atto tutto ciò che può aiutarci ad alzare le nostre naturali difese immunitarie biologiche, migliorando la nostra qualità di vita attraverso l’alimentazione, gli integratori e vitamine, la cura di noi stessi, le attività creative che ci facciano stare bene e in armonia con noi stessi, la meditazione, la lettura, le tecniche energetiche e momenti di “incontri” e condivisione con gli altri.
In questo articolo vogliamo porre l’attenzione sul tema dell’equilibrio acido-base, che, soprattutto in questo momento, è fondamentale per mantenere la nostra salute e predisporre il nostro corpo per non essere “accogliente” ai virus, ai batteri e ai patogeni in generale.
Il nostro organismo infatti è una macchina perfetta che ha bisogno di equilibrio per funzionare bene, ed è per questo che, nel nostro corpo avvengono dei processi che contribuiscono a mantenere il pH del nostro sangue su valori compresi tra 7.3 e 7.4.
I valori del PH superiori a 7 sono definiti alcalini, o basici, mentre i valori inferiori al 7 sono acidi, con lo 0 che corrisponde alla massima acidità. Forse non tutti sanno che grazie ad un PH leggermente alcalino, il corpo è in grado di avviare i propri processi di auto-guarigione
Quando però il nostro corpo è sovraccaricato da un’acidità eccessiva, le cellule sane rischiano di degenerare mentre i germi, i virus trovano un ambiente adatto per proliferare con il rischio di avere, nel tempo, la comparsa di malattie degenerative.
E allora come possiamo fare per avere un corpo con PH basico ?
In questo momento in cui, avendo più tempo, ci possiamo prendere cura di noi, sicuramente possiamo cominciare a cambiare le nostre abitudini, dando una maggiore attenzione all’alimentazione e seguendo una dieta alcalina, ovvero mangiando alimenti che presentano minerali alcalini, come sodio, potassio, calcio e magnesio e preferendo frutta, verdure, cereali e legumi, semi e noci, in particolare mandorle.
Fra gli alimenti alcalinizzanti da preferire nella nostra alimentazione troviamo : spinaci, cavoli, cavolini di Bruxelless, cavolfiori, broccoli e tutte le verdure a foglia verde, zucchine, sedano, carote, barbabietole, ravanelli, cetrioli, finocchi, fagioli, lattuga, ravanelli, frutta, frutta secca, mandorle, goji.
Sono condimenti alcalinizzanti: aglio, cipolla, zenzero, peperoncino, curry, salvia, rosmarino, semi di finocchio e semi di cumino, curcuma. Sono cereali (o simil-cereali) alcalinizzanti la quinoa e il miglio.
Sarebbe poi una buona abitudine bere mezzo limone spremuto in mezzo bicchiere d’acqua tiepida tutte le mattine a digiuno.
Inoltre, come aveva detto anche Alessandra nel suo post, bisognerebbe eliminare dalla nostra dieta : zuccheri, lievito, latticini, farine bianche (pane, pasta, pizza), fritti, bibite gassate, succhi di frutta confezionati, alcolici, caffè.
Ovviamente uno squilibrio del PH potrebbe essere causato da diversi fattori, tra cui troviamo sicuramente l’alimentazione, ma anche la mancanza di esercizio fisico, il fumo, l’inquinamento ambientale, l’intossicazione da farmaci e da sostanze presenti negli alimenti e ovviamente da tutte quelle situazioni stressanti e pesanti che viviamo nel quotidiano.
Infatti non possiamo dimenticare che emozioni come paura, terrore, rabbia, rancore risentimento e sensi di colpa creano “acidità nel corpo” e fanno male alla nostra salute!
E’ proprio per questo che il consiglio in questo periodo è prenderci cura di noi stessi, del nostro corpo fisico e delle nostre emozioni, cercando di fare di tutto per essere sintonizzati su emozioni di amore, di gioia, di serenità, di unità e condivisione e allontanare pensieri legati alla separazione, alla mancanza, alla carenza, alle limitazioni e ovviamente lasciar andare emozioni di paura, panico e terrore.
La scienza ci dice con chiarezza che i virus non sono entità, non sono esseri viventi, non sono cellule, non dispongono di una membrana cellulare, non hanno organuli e non hanno tutti quegli gli elementi che formano la cellula vivente.
E allora cosa sono i virus? Sono dei veri e propri software (teoria dei biofotoni di Popp), a RNA o DNA, sono informazioni software e programmi. Sono una frequenza elettromagnetica.
Non possono vivere da soli, ma cominciano a replicarsi solo dentro una cellula ospite, un batterio ad esempio, e sono già presenti in numero grandissimo (10 elevato alla 18), dentro il nostro organismo.
Non sono quindi esseri a vita propria, non si insediano dall’esterno e non ci vogliono attaccare. Quindi a partire da questa informazione già non dovremmo avere paura di loro come di una minaccia esterna a noi, come di un esserino cattivo che ci vuole fare del male.
A cosa servono i virus? E che informazioni possono portare?
Sono delle frequenze elettromagnetiche che entrano in risonanza con le informazioni che sono dentro di noi. Che informazioni può portare un virus? Sono tante, servono ad esempio, cosi come i batteri, per eliminare le tossine nel nostro connettivo a seguito di una intossicazione, per depurarci. A quel punto si innesca il meccanismo della infiammazione, con i 5 segni classici, fra cui la febbre, affinché si possano bruciare le tossine nel connettivo, che è il nostro tessuto interstiziale, dove funziona il nostro sistema immunitario.
I virus sono dentro il nucleo delle nostre cellule, il Dna per il 3% è formato da caratteri ereditari, per il 97% è formato da virus ancestrali, informazioni ancestrali, che hanno permesso la nascita della vita umana sulla terra.
Prendersela coi virus in sé è andare contro la vita, i virus sono fondamentali per noi, sono utili per la vita stessa e si replicano solo se risuonano con noi. Quindi non focalizziamo la nostra attenzione sul fatto che i virus sono cattivi!
Bisogna quindi cambiare l’ordine di idee.
Il vero problema è che i virus entrano in risonanza con le informazioni presenti dentro di noi.
E se queste informazioni sono negative, di paura, ansia, preoccupazione, separazione, ecco che ciò che accadrà, è che il virus si nutrirà di queste informazioni, prolifererà e andrà ad attaccare le strutture fisiche collegate energeticamente ai conflitti biologici collegati a queste emozioni.
Accogliamo e accettiamo quindi di avere dei virus che sono utili per noi e per la nostra salute e cerchiamo di lasciar andare le emozioni negative che li fanno proliferare!
Nel precedente articolo abbiamo detto che i virus per essere attivi, proliferare e diffondersi hanno bisogno di un terreno dove insediarsi e soprattutto dove nutrirsi.
Se le nostre difese immunitarie sono basse, sarà molto più facile che si attivino e si moltiplichino. Questo è il motivo per il quale sono più soggetti ad ammalarsi gli anziani o le persone con patologie pregresse. Abbiamo anche scritto precedentemente (articolo La Paura e il Sistema Immunitario) che il sistema immunitario è strettamente collegato con la Paura, che ingenera una serie di reazioni endocrine nell’organismo che sono fisiologicamente utili, ma che, in situazioni patologiche, abbassano le nostre difese naturali.
Il problema è che, per tutti e anche per quelli i quali abbiano un buono stato di salute di base, i virus comunque entrano in risonanza con le informazioni presenti nel loro sistema.
Se queste informazioni sono o diventano negative, ecco che il terreno di insediamento e proliferazione diventa più favorevole.
La questione è che la risonanza di cui si parla non è solamente con le convinzioni, emozioni e paure individuali, ma anche con quelle che sono le convinzioni a livello collettivo.
Sappiamo infatti che ognuno di noi, in quanto parte di una collettività, famiglia, nazione, e più in generale come essere umano, ha in dotazione tutta una serie di informazioni radicate e addirittura ancestrali, fra le quali la paura della malattia, della sofferenza e della morte stessa.
La paura individuale ha quindi già una radice collettiva nella paura ancestrale dell’essere umano: se essa aumenta nutre la paura collettiva, e a sua volta ne viene continuamente nutrita ed amplificata.
E diviene sempre più forte e virale, contagiosa e dominante.
E questa paura diviene il terreno nutritivo sempre più ampio del virus a livello collettivo.
Siamo in presenza quindi di un meccanismo perverso per il quale il grosso rischio è che la paura di coscienza collettiva, che ha una radice ancestrale e utile per la sopravvivenza, si amplifichi con paure individuali, e a sua volta risuoni in maniera amplificata, come coscienza collettiva, in ogni individuo.
La paura alimenta la paura, per così dire.
Il problema è che quando molti pensieri si focalizzano in una unica direzione, e quando questi pensieri sono associati e potenziati da forti emozioni, come per esempio la paura, si viene a generare una “forma-pensiero” che va sotto il nome di “Egregora” o “Eggregora”.
L’Egregora è una vera e propria entità energetica collettiva, che può crescere se viene alimentata costantemente dall’attività psichica delle persone.
Quello a cui stiamo assistendo, anche attraverso i messaggi dei media, nei social e in generale dalle informazioni spesso fuorvianti o minacciose che ci vengono trasmesse; è una enorme attività di amplificazione e nutrimento di questa paura collettiva, di questa forma pensiero che ci indebolisce e ci fa sentire soli, impauriti e minacciati.
La nostra paura ancestrale, il nostro sistema “attacca o fuggi collettivo” diviene non più una risorsa, ma un mostro che ci sovrasta, ci divide dagli altri, ci rende sempre più soli, ansiosi, e incapaci di difenderci.
Allora il nostro invito è quello di non nutrire questa “creatura” di paura, non nutrire a modo nostro il terreno individuale e collettivo perché il virus possa impadronirsi di noi e diffondersi ancora di più.
E aiutiamoci in ogni modo, come già detto e ripetuto, con tutto quello che abbiamo già e con quello che a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale ci può sostenere dando linfa alla nostra grandissima capacità innata di autoriparazione, guarigione e mantenimento dello stato di salute!
In questo periodo, a causa delle circostanze esterne, la nostra emotività è messa fortemente alla prova, e la prima emozione che dovremmo trasformare è il terrore. Siamo tutti terrorizzati perché la nostra mente sta proiettando delle immagini e sta visualizzando il futuro (e quindi attivando il potere creativo in modo “negativo”) con immagini legate alla paura di ammalarsi, alla paura di rimanere immobilizzati in un letto senza poter essere aiutati, alla paura di morire, alla paura di infettare i nostri cari, alla paura di perdere il lavoro, alla paura di cadere in miseria e morire di fame ecc.
Se osserviamo tutte queste immagini, ci rendiamo conto che il nostro subconscio, e quindi noi come persone, stiamo cercando di “gestire”, o forse sarebbe opportuno dire resistere ad una situazione terribile senza apparentemente poter fare nulla. Questo senso di impotenza, di frustrazione, questo senso di disorientamento verso il futuro certo non ci aiuta ad uscire al meglio da questa situazione, così come non ci aiuterebbe ad uscire da altre situazioni difficili. In più è opportuno osservare che quando, a fronte di un evento esterno, tante paure si creano una in correlazione con l’altra, non percepiremo più l’emozione di paura, bensì quella di terrore !
Sappiamo che tutte le emozioni sono utili, paura compresa, perché le emozioni sono la risposta dell’individuo alla percezione di uno stimolo esterno, ma devono essere gestite nella maniera giusta. Oggi e nei prossimi articoli parleremo molto dell’emozione della Paura e cercheremo di lavorare insieme per rilasciarne alcune e recuperare di conseguenza un nostro equilibrio psico-fisico.
La paura si attiva quando i nostri sensi percepiscono un pericolo o un potenziale pericolo per noi stessi (o per i nostri cari), quindi quando percepiamo di essere in qualche modo minacciati. Alla paura segue uno stato di attivazione neurofisiologica che consente alla persona di rispondere allo stimolo iniziale attraverso la reazione istintiva, che hanno anche gli animali, di “attacco o fuga”. La paura ha, quindi un’utilità per l’uomo, mettendolo in guardia dai pericoli che incontra, spingendoci a trovare delle “risorse” per garantire la nostra sopravvivenza. La paura però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori “controllo”, come nel caso del terrore e delle fobie (paure sproporzionate rispetto al pericolo).
Quando le varie paure percepite si sommano una dopo l’altra e soprattutto quando la persona arriva a percepire il senso di impotenza, il senso di incertezza, quando la persona inizia a pensare che a quel problema (o minaccia) non c’è soluzione, si inizia a sviluppare un pensiero costante negativo con previsioni sempre più catastrofiche, e quindi di conseguenza lo stato di paura e ansia aumenta sempre di più fino ad arrivare al terrore, che determina il “freezing” ovvero l’immobilità, la persona rimane congelata e non riesce a muoversi. Questa è la reazione istintiva dell’animale, quando non ha il tempo di fuggire; è proprio grazie all’immobilità che l’animale cerca di sfuggire al proprio predatore, sperando con l’immobilità di non essere visto.
Se osserviamo bene, questa è la situazione in cui, a causa dei continui bombardamenti mediatici, ci stiamo ritrovando, anche inconsapevolmente. Più osserviamo la “catastrofe” ovvero il “nemico” e più il nostro cervello (attraverso l’ippocampo e l’amigdala) registra un aumento delle paure; questo comporta l’aumento del nostro senso di impotenza e di certo non riusciremo a trovare soluzioni. Questo è un “meccanismo di trappola” che stiamo subendo da più di un mese, dal quale occorre uscire tutti insieme!
Per essere positivi e propositivi, allora ci dobbiamo chiedere : Come faccio a non alimentare le mie paure? Come faccio a non essere influenzato dalle paure di coscienza collettiva? Come faccio a riconoscere se quel “mostro” che ho di fronte e che vedo è veramente un leone dal quale devo scappare oppure è un gatto travestito da leone ? Quali sono le risorse che io posso mettere in campo per riconoscere la vera entità del pericolo che ho di fronte?
E’ importante farsi tutte queste domande perché la reazione innata, ancestrale e animale di “attacco o fuga”, dipende da quale è l’entità del pericolo che ho di fronte. Quindi è di fondamentale importanza riconoscere ed identificare bene il pericolo.
A questo punto, proprio perché stiamo parlando di meccanismi ancestrali e innati, la prima nostra risorsa è legata ad un buon funzionamento del nostro ISTINTO. Noi esseri umani abbiamo questa “risorsa innata”, che proviene dal nostro essere anche animali, che ci permette di riconoscere il pericolo, prima ancora di vederlo, in modo da garantirci la nostra sopravvivenza anche attraverso la fuga, ma senza cadere in trappola.
Il problema, e a questo punto entriamo nelle informazioni di “coscienza collettiva”, è che l’istinto troppo spesso nelle persone non è attivo o non è ben funzionante perché nell’era moderna, l’istinto è in contrapposizione al razionale, al mentale; quindi una persona istintiva è spesso identificata come una persona impulsiva oppure aggressiva invece una persona razionale, molto spesso è vista come una persona intelligente, capace e soprattutto in grado di risolvere tutti i problemi. Troppo spesso per essere accettati dai nostri genitori e dalla società cambiamo i nostri comportamenti, e non sempre questi cambiamenti risultano essere positivi.
L’obiettivo è quello di recuperare l’importanza dell’istinto, perché è proprio grazie al nostro istinto, che è innato e non abbiamo bisogno di impararlo, che possiamo riconoscere e “fiutare” i pericoli che incontriamo nel nostro cammino e trovare il modo giusto per affrontarli.
E’ importante osservare l’istinto è innato ma noi dobbiamo imparare a fidarci delle informazioni, delle sensazioni che ci arrivano dal nostro istinto. Questo è l’unica risorsa che “madre natura” ci ha fornito per imparare a scoprire i veri pericoli prima che sia troppo tardi oppure scoprire quelle situazioni che sembrano pericolose ma che in realtà non lo sono. E’ proprio grazie all’istinto che noi riusciamo ad individuare tutte quelle situazioni ancora “nascoste”, come per esempio le persone che ci vogliono manipolare, sottomettere, invadere, reprimere, approfittare ecc, prima che le persone possano agire contro di noi ovvero prima che l’evento si manifesti sulla realtà. E’ per questo motivo che, grazie alla nostra capacità di intercettare il pericolo per tempo, possiamo, senza entrare nel panico, trovare la giusta risposta e la giusta soluzione alla situazione. Tutte le nostre risorse e quindi la nostra capacità di agire per superare l’evento esterno in modo positivo e costruttivo (e non di reagire e quindi fuggire) è strettamente connessa con il tempo in cui percepiamo il nemico e il momento in cui lo dovremmo affrontare.
La situazione peggiore che ci fa vivere nel terrore e quindi nell’inazione, non è il nemico ma è proprio tutto il tempo in cui il “nemico” non è visibile!
E a questo punto un’ultima domanda per riflettere tutti insieme: sarà un caso che in questo periodo stiamo combattendo contro un “nemico invisibile”? Oppure questo nemico invisibile è funzionale a creare e mantenere uno stato di terrore nella coscienza collettiva ?
Per far funzionare al meglio il meccanismo di “Attacco o fuga”, ovvero il nostro meccanismo innato ed istintivo di auto-difesa dobbiamo imparare a riconoscere bene i nostri “nemici”.
Infatti se parliamo del “regno animale”, un leone si mostrerà sempre come un leone, così come una gazzella si mostrerà sempre come una gazzella. Nel regno degli “esseri umani” però questo non avviene sempre perché ci sono persone che si “mascherano” da persone gentili ed affidabili e poi in realtà ci vogliono fregare, manipolare, sottomettere ecc.
Quindi oltre al nostro istinto, dobbiamo imparare a sviluppare e soprattutto a fidarci del nostro INTUITO. L’intuito non è però un meccanismo “innato”, ma deve essere allenato e sviluppato quotidianamente per fare in modo che ognuno di noi riesca a percepire se la persona che abbiamo davanti è affidabile oppure no. Possiamo pensare che l’intuito è il linguaggio che usa la nostra anima per “parlare” con noi oppure lo possiamo immaginare come se fosse un’intelligenza intuitiva grazie alla quale siamo più recettivi rispetto al nostro mondo interiore. E’ quindi quella voce interiore che sa interpretare i messaggi che arrivano dal nostro interno, percepire le persone non affidabili e trovare la strategia più giusta per difenderci oppure per evitare il pericolo. Le decisioni che vengono prese grazie all’intuito non hanno bisogno di essere elaborate dalla mente razionale, sono molto più veloci, e la persona che si fida del proprio intuito, può trovare la soluzione giusta anche in pochi secondi. Per sviluppare l’intelligenza intuitiva dobbiamo però permetterci di contattare, far salire ed ascoltare le nostre emozioni, grazie alle quali, se interpretate nella maniera giusta, possiamo acquisire delle utili informazioni su ciò che sta accadendo all’esterno di noi.
L’intuito è quindi quella capacità che ci permette di conoscere in un tempo molto breve ciò che ancora non è manifestato, di scoprire qualcosa che ancora è nascosto, che ancora non è evidente, senza l’aiuto di riflessioni o di un processo logico-razionale.
Purtroppo però, troppo spesso, noi non diamo credito al nostro intuito, ai presentimenti, e quindi alle informazioni che sentiamo “da dentro” perché siamo condizionati da un modello dove la parte logico-razionale fa da padrone. L’intuito ci permette anche di identificare la persona che abbiamo di fronte, di scoprire la maschera che quella persona sta mettendo in quel momento e soprattutto le intenzioni che quella persona ha nei nostri confronti.
L’obiettivo sarà proprio quello di permetterci di sviluppare il nostro intuito per poterci fidare e affidare alle nostre sensazioni e alla nostra intelligenza “più alta”, per evitare di cadere nelle trappole della vita.
Per prima cosa dobbiamo accettare di trasformare un retaggio culturale (e quindi di coscienza collettiva) che ci spinge a pensare che soltanto con la logica e la razionalità riusciremo a trovare la soluzione giusta ai nostri problemi.
Successivamente abbiamo bisogno di porre l’attenzione alle “maschere” che mettiamo nella vita. Per poter individuare se la persona che ci sta di fronte sta mettendo una “maschera”, e quindi si sta presentando come un amico quando invece non lo è perché ha altre intenzioni, abbiamo bisogno, in modo intuitivo, di riconoscere l’intenzione dell’altro. Questo meccanismo ci aiuterà ad individuare le persone pericolose prima che loro possano mettere in atto la loro strategia. Per fare questo però, abbiamo bisogno di riconoscere ed iniziare a lasciar andare le nostre maschere, perché soltanto così riusciremo ad essere sempre più intuitivi.
Le maschere sono degli atteggiamenti che vengono create dai bambini come meccanismo di difesa che si innesca come conseguenza di una situazione di forte dolore che crea una ferita emotiva profonda. Nel tempo poi, questo atteggiamento, ovvero questa maschera, diventerà una parte della personalità che l’adulto, se non ne diventa consapevole, continua a reiterare nel tempo.
La cosa importante da considerare è che la maschera è la risposta che il bambino ha trovato per “sopravvivere” e reagire in qualche modo alla ferita subita, per lui troppo dolorosa. Nel tempo però queste maschere diventano parte di noi e con difficoltà riusciamo a vederle e quindi a liberarcene. Dietro ogni maschera c’è una situazione di sofferenza e quindi c’è sempre una sensazione di fragilità, di insicurezza, di debolezza che vogliamo nascondere. Purtroppo a causa di ciò che abbiamo subito, da grandi siamo terrorizzati a lasciar andare le nostre maschere perché abbiamo paura di far vedere agli altri le nostre fragilità. Questo comporterà che nella vita useremo tanta della nostra energia “mentale” per mantenere le nostre maschere (perché a volte ne abbiamo anche più di una), non riusciremo ad essere noi stessi, rinunceremo ad esprimere la nostra vera identità, non riusciremo a lasciarci andare, non riusciremo ad essere spontanei e a seguire la nostra strada e neanche, di conseguenza, a riconoscere le persone “mascherate” che incontriamo nella nostra vita, con il rischio di essere umiliati, sfruttati, manipolati, controllati o feriti di nuovo.
Uno dei motivi principali per cui le persone indossano una maschera è la ferita da rifiuto (o presunto tale) subito da uno o da entrambi i nostri genitori. Il rifiuto non necessariamente deve essere creato da un genitore che ci abbandona ma potrebbe essere anche creato da un genitore troppo severo che ci giudica o critica continuamente (e quindi ci rifiuta) perché non stiamo seguendo il modello di educazione che questo genitore ci voleva “insegnare”. Tutti noi siamo stati cresciuti con un’educazione abbastanza rigida, e siamo stati “costretti” a seguire dei modelli etico-morali; già da piccoli dovevamo seguire delle regole, dovevamo comportarci secondo un codice morale che ci indicava cosa era giusto e cosa sbagliato, secondo quindi un criterio di giudizio già stabilito.
Questo non ci ha permesso di essere noi stessi, di imparare ad esprimerci liberamente, di imparare a contattare ed esprimere le nostre emozioni e soprattutto non ci ha permesso di sviluppare il discernimento, ovvero la nostra capacità di discernere fra ciò che per noi è giusto e ciò che per noi è sbagliato. Questo ha causato, di conseguenza, una profonda insicurezza che non ci permette, ora che siamo adulti, di discernere e quindi di fare le nostre scelte con serenità e naturalezza. Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, a livello profondo, siamo combattuti fra quello che “dobbiamo fare” e quello che ci sentiremo di fare. La soluzione “migliore” a questo conflitto è “fuggire”, mettersi la maschera del fuggitivo e non affrontare le scelte della vita con consapevolezza e determinazione. Adesso è arrivato il momento di togliere questa maschera ed iniziare a prenderci la responsabilità delle nostre scelte. Solo così possiamo diventare adulti ed iniziare ad usare il nostro potere creativo.
Infine un’ultima riflessione, ma non meno importante: adeguandoci ai comportamenti della coscienza collettiva, e quindi rinunciando al nostro istinto, rinunciando a seguire la nostra parte più profonda, abbiamo l’illusione di “essere parte” di un gruppo, di una società e quindi di essere riconosciuti, accettati e apprezzati dagli altri, senza renderci conto che l’intera società sta proseguendo per una strada che sta portando le persone, passo dopo passo, alla perdita totale della libertà e della dignità personale.
Probabilmente è arrivato il momento di lasciar andare i modelli vecchi che ci sono stati insegnati e cominciare a pensare con la nostra testa e con il nostro cuore. Se cominciamo a direzionarci verso ciò che desideriamo e che ci piace, lasciando andare il senso del dovere e tutto quello che ci è stato imposto, anche con il “rischio di andare contro-corrente”, forse riusciremo a lasciar andare tutti quei modelli comportamentali che non ci servono più e finalmente decidere, ognuno per sé, di seguire il proprio modello ovvero seguire la propria intelligenza intuitiva e i messaggi della propria anima.
In conclusione una frase di Albert Einstein che dice: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”. Le persone intelligenti dovrebbero ascoltare quei presentimenti che sussurrano nella testa quando stanno per fare una scelta, e pensare che è quello il momento in cui mettere da parte la razionalità e affidarsi al nostro intuito, anche se ci suggerisce un’altra strada!
Le informazioni che appartengono alla coscienza collettiva sono veramente tante e ci vengono tramandate attraverso il DNA dalla nascita e poi convalidate durante l’educazione e nella vita. L’inconscio collettivo è una meravigliosa distesa di opportunità, perché ci permette di acquisire tutta una serie di informazioni legate alla sopravvivenza, al riconoscimento dei pericoli, all’istinto e a tutte quelle esperienze che tantissime persone, prima di noi, hanno fatto sulla Terra. Purtroppo però, l’inconscio collettivo, è contemporaneamente anche “pieno di trappole”, ovvero di atteggiamenti che sono stati reiterati nei secoli, che si sono strutturati e sono diventati “normali”, e che, anche senza che le persone se ne rendano conto, non permettono di essere liberi.
Ognuno di noi, attraverso le proprie esperienze, trasferisce parte della propria energia, e quindi delle proprie informazioni e delle proprie esperienze, all’inconscio collettivo e l’inconscio collettivo, a sua volta, nutre ognuno di noi con le informazioni che vibrano alla nostra stessa frequenza. Questo vuol dire che, in maniera inconsapevole, quando ci agganciamo all’inconscio collettivo, riceviamo un travaso di informazioni, e quindi di esperienze, che consolidano i pensieri sui quali noi siamo sintonizzati.
Nonostante questo funzionamento, non dovremmo dare all’inconscio collettivo una valenza negativa, ma dovremmo imparare, grazie al nostro focus e alla nostra consapevolezza, a collegarci con l’inconscio collettivo in maniera costruttiva e sintonizzarci, non sui drammi ma sulle vittorie, sulle soluzioni ai nostri problemi, selezionando con discernimento e assimilando soltanto quelle informazioni che ci possono essere utili, grazie alle esperienze fatte dai nostri avi. Per esempio, io potrei non aver mai fatto una guerra e non sapere come ripartire da un periodo di crisi che sto attraversando, ma, se mi sintonizzo sul mio obiettivo, ovvero sulla ricerca delle possibilità o delle soluzioni per uscire dalla mia crisi, potrei ricevere dalla coscienza collettiva (ovvero dalle esperienze magari delle generazioni precedenti) delle informazioni legate all’esperienza di altre persone che sono riuscite a cogliere le occasioni e ripartire con il lavoro, anche nei momenti di crisi.
Però, per far funzionare bene questo meccanismo, abbiamo bisogno di avere una percezione di noi stessi ben chiara, di riconoscerci e sentirci comunque uguale agli altri, anche se nella nostra unicità. Per sciogliere questo primo nodo, dovremmo trasformare il nostro “sentirci pecore in un gregge” e diventare “lupi in un branco”. Se riusciamo ad effettuare questa trasformazione interiore, ovvero di passare da sentirci pecore a lupi, avremmo una percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda completamente diversa.
Nel gregge di pecore, il gesto e il comportamento che fa una pecora viene automaticamente riproposto da tutte le altre, senza discernimento. Questo vuol dire che nel gruppo non c’è pensiero critico, non c’è giudizio critico e questo non farsi domande e non cercare le risposte, diventa un automatismo. Infatti se faccio parte di un gruppo di pecore, vuol dire che io riconosco l’esistenza di un pastore, ovvero di un padrone, che è lì a difendermi dai percoli ed è preposto a risolvere i miei problemi. Se rimaniamo ed accettiamo, anche inconsapevolmente, che c’è sempre qualcuno che risolverà i nostri problemi oppure che ci aiuterà ad uscire dai pericoli, è come se stessimo delegando il nostro potere creativo fuori di noi, e questo è assolutamente pericoloso. Il pastore infatti, non vuole bene alle sue pecore, ma le considera “sue” e le usa a suo piacimento. Dobbiamo quindi iniziare a diffidare delle persone che “ci vogliono salvare”, bensì dobbiamo trovare nuove strategie per salvarci da soli perché chi mette la maschera del “salvatore” spesso nasconde un intento ben diverso da quello che vuole far apparire. Quello che caratterizza il gregge di pecore, e quindi i comportamenti delle masse, è la fiducia o fede, quasi cieca, al padrone, al leader, a Dio ecc. proprio per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà, non solo materiali, ma spesso i “padroni” si insinuano quando le masse si sentono impotenti, fragili, smarriti e, inconsapevolmente, accettano la manipolazione per trasformare i loro disagi! L’adesione di massa per una causa spesso ha portato ad episodi di razzismo, di fanatismo, ma ha permesso alle persone “deboli” di sentirsi uniti e forti verso un obiettivo comune, con l’illusione che la Causa per cui stiamo combattendo conti più che la vita individuale.
Se io sono pecora e rimango nel gregge, non mi rendo conto di ciò che sono, non mi rendo conto neanche dei rischi che corro, non mi rendo conto che non sto usando il mio spirito critico, non mi rendo conto che sto seguendo le direttive del pastore, del leader, a meno che non divento la “pecora nera”, correndo però il rischio di essere esclusa dal gregge. La pecora per sua indole è remissiva, questo vuol dire che non discute nessun ordine, non discute nessuna situazione, le accetta in maniera passiva. Se io sono una pecora e sono remissiva, qualsiasi cosa mi venga detta o data dal pastore mi va bene, e non può che andarmi bene, perché “mi nutro”, e questo è importante, del fatto che tutte le altre pecore, essendo remissive alla stessa identica maniera, lo accettano. Quindi anche se c’è una cosa che non mi piace, non penso neanche che non mi piace, perché lo fanno tutti gli altri e automaticamente penso che lo devo fare anche io.
Dobbiamo quindi uscire da questo meccanismo perverso, al quale ci hanno abituati ed educati fin da piccoli, attraverso l’indottrinamento infantile, insegnandoci che dobbiamo seguire ed aderire al volere di nostro padre che ci aiuta nella vita, poi del nostro datore di lavoro che ci da i soldi per vivere ed infine del nostro stato e di Dio che garantiscono i nostri diritti, sia in Terra che in Cielo. Avendo ormai ripetuto questo meccanismo nel tempo, è diventato un automatismo e quindi è diventato difficile sia vederlo che trasformarlo.
Il primo passo, quindi, è quello di diventare consapevoli di chi siamo, che siamo unici, che non dobbiamo ragionare ed agire per forza come il “gregge”, che non dobbiamo per forza aderire a delle indicazioni che ci vengono date ma che possiamo trovare sempre nuove soluzioni e nuove strategie per vivere la nostra vita e risolvere i nostri problemi. La consapevolezza che siamo unici, se pur “uguali agli altri” ci permette di distaccarci da questo meccanismo e trasformare noi stessi da pecore a lupi.
Se accettiamo questa trasformazione, dobbiamo comunque accettare le “regole del branco”, ma avremmo sempre la certezza che il branco agisce per il bene comune, e non del singolo, e con un intento chiaro e condiviso, che, nel caso degli animali, è legato alla sopravvivenza (esempio la caccia) o alla difesa del gruppo. Questo è un punto fondamentale della trasformazione che dovremmo comprendere, perché per poter accedere alle informazioni “positive” della coscienza collettiva, dobbiamo accettare prima di tutto di appartenere alla coscienza collettiva (ovvero al branco) ma successivamente dovremmo accettare di trasformare il nostro individualismo, il nostro ego, lasciando andare l’ossessione a combattere per i nostri interessi personali (soldi, potere, apparenza ecc), ma dobbiamo iniziare a pensare di seguire quello che può essere un intento comune, attivando la collaborazione, la condivisione, l’unione, la solidarietà per agire verso degli interessi collettivi. L’individualismo e l’ego ci rende soli e separati dagli altri, motivo per il quale poi rischiamo di ritrovarci intrappolati e manipolati da un capo che ci fa lottare per un ideale, sacrificando noi stessi.
Se impariamo a nutrire il gruppo, automaticamente veniamo nutriti dal gruppo e possiamo procedere nella vita, senza lotta, senza separazione e finalmente liberi di essere noi stessi.
In questo gruppo siamo tutti uguali, seppur nella nostra diversità e sarà proprio la diversità personale a portare sempre nuove soluzioni, soprattutto nei momenti più difficili. E’ proprio il momento di dire “l’unione fa la forza”, ma perché questo meccanismo funzioni è necessario avere chiari l’obiettivo e l’intento comuni. Ogni persona si deve riconoscere come una parte importante e fondamentale di un ingranaggio più grande, che funziona proprio grazie alla collaborazione, alla sinergia e all’energia dei singoli, avendo ben in mente un obiettivo condiviso.
In questo ingranaggio ci sarà anche un leder, che darà i tempi, il ritmo e la direzione soprattutto nei momenti di emergenza, grazie alle proprie specifiche capacità di rimanere più centrato, equilibrato e lucido, nonostante il pericolo imminente.
E’ fondamentale quindi diventare consapevoli di chi siamo, della nostra identità, della nostra unicità e quindi del nostro valore e soprattutto sentirci di appartenere ad un gruppo di altre persone identiche a noi, ma comunque diverse. Nel momento in cui acquisiamo la percezione che siamo unici, possiamo cominciare a guardare a tutti quelli che ci circondano come ad un’infinità di altre persone uniche che però, se vivono e cooperano e sono collegati gli uni agli altri, hanno infinite opportunità di sopravvivenza e di benessere, rispetto ad una persona che è completamente isolata dagli altri.
E’ infine interessante notare un’altra particolarità di comportamento propria del branco, che ovviamente dovremmo imparare ad attuare. Avendo attuato un processo di evoluzione nella percezione di me stessa, io sono libera di entrare ed uscire dal branco, e quindi sono libera di aderire o non aderire al gruppo, decidendo quindi quando voler aderire. Io, come individuo singolo, posso quindi scegliere in qualsiasi momento di voler stare da solo per seguire dei miei obiettivi oppure partecipare ad obiettivi del gruppo; è interessante osservare che il distacco dal gruppo o il rientro nel gruppo non viene visto dagli altri componenti con sospetto, ma condiviso.
Quando il branco si riunisce e si compatta c’è sempre un bene comune, una necessità comune, e non un ordine che tutti devono seguire. Ma quando il momento del bene comune termina, ogni singolo lupo può diventare un lupo solitario; questo permette ad ogni lupo di stare bene sia con i suoi simili che da solo, quindi di ritagliarsi degli spazi propri ma contemporaneamente di sentirsi appartenente ad un gruppo, ovvero una famiglia, un gruppo di amici, una società ecc.
Quindi il passaggio da pecora a lupo, è un passaggio evolutivo importante perché ci permette di passare da esseri umani con comportamenti remissivi, passivi a comportamenti attivi, propositivi e decisionali, cioè non accettando più in maniera passiva tutto quello che ci arriva, ma dandoci il permesso di discernere, di avere uno spirito critico, di osservare, di cominciare a contestare, di permettermi di trovarci d’accordo o in disaccordo e, in tal caso, permetterci di fare “il lupo solitario”. Dobbiamo quindi uscire dal bisogno di aderire in maniera definitiva a un aspetto o ad un altro, ad una persona oppure ad un’altra, ad un’ideologia oppure ad un’altra, ad una religione oppure ad un’altra, ma ci dobbiamo permettere, attraverso la nostra consapevolezza, di entrare ed uscire dalle varie situazioni, dalle varie esperienze secondo il nostro sentire, seguendo ciò che ci fa stare bene, ricordandoci che siamo unici ma che, allo stesso tempo, non possiamo vivere in solitudine ma che quando noi abbiamo bisogno degli altri oppure quando gli altri hanno bisogno di noi, per una nostra libera scelta consapevole decidiamo di aderire e ritornare “nel branco”, di unirci e tutelare ogni suo membro, di partecipare ad un obiettivo comune e di sentire il piacere di far parte ad una sorta di famiglia, dove ognuno assume la sua dignità proprio perché vi appartiene !
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Sigmund Freud (1856-1939), il fondatore della psicanalisi, fu il primo ad intuire l’esistenza di un’area di inconsapevolezza nella psiche degli esseri umani, che denominò inconscio, per distinguerla da quella cosciente. Egli sintetizzò la sua idea relativa alla strutturazione ed al funzionamento della mente coniando la nota “metafora dell’iceberg”, secondo la quale: così come la parte dell’iceberg che emerge dal mare, ed è visibile in superficie, è molto più piccola rispetto alla grande massa di ghiaccio che è sommersa; analogamente la Mente Conscia è solo una piccola parte (circa il 5-8%) del nostro complesso psichico, rispetto alla nostra Mente Inconscia (pari a circa il restante 92-95%). Ciò dimostra in maniera evidente quanto poco ciascuno di noi si conosce realmente e ci permette di comprendere il motivo per cui gran parte del nostro essere rimane sconosciuto a noi stessi.
Nel dettaglio, possiamo convenzionalmente distinguere la Mente in:
Stante questa rappresentazione della mente, è facile comprendere come ciò che siamo, il carattere, il modo di approcciare alla vita, di percepire ed affrontare gli eventi dell’esistenza, l’intensità più o meno elevata delle emozioni che proviamo e, più in generale, la nostra personalità attuale sono il risultato della soggettiva elaborazione degli eventi che abbiamo vissuto nel passato e delle informazioni acquisite con l’educazione genitoriale e l’esempio familiare, con l’istruzione scolastica, con l’indottrinamento religioso, con le influenze culturali ed ambientali, ecc.
Infatti, ricorrendo ad un’altra metafora, possiamo immaginare l’intera Mente di un individuo come un grande archivio dove, fin dal momento del concepimento, vengono registrati tutti gli eventi e le esperienze del suo vissuto, insieme alle emozioni ad esse associate. Nel tempo, queste informazioni strutturano la personalità e fanno sì che ciascuno continuerà a percepire ed interpretare gli eventi dell’esistenza in modi diversi. Questo è il motivo per cui, di fronte ad uno stesso evento, ogni singola persona darà una diversa e soggettiva interpretazione dello stesso, in quanto filtrata da tutte le informazioni, coscienti e non, immagazzinate all’interno della propria mente e provenienti dal suo singolare vissuto.
Durante l’esistenza di qualsiasi individuo, oltre alle esperienze piacevoli e gratificanti, capita di vivere eventi e situazioni decisamente indesiderate o profondamente dolorose (educazione rigida o repressiva sia in ambito familiare che sociale, delusioni, giudizi, maltrattamenti, abusi, abbandoni, rifiuti, umiliazioni, tradimenti, ecc..). Queste creano al suo interno delle ferite che vengono registrate e fissate proprio nell’inconscio, il nostro “archivio personale segreto”, sotto forma di informazioni depotenzianti o limitanti. Anche se tali informazioni e le esperienze traumatiche da cui sono scaturite appartengono al passato e sono state dimenticate o rimosse dal livello cosciente, esse continuano ad essere silenziosamente attive e dall’ombra, senza possibilità alcuna di rendersene conto, generano automatismi di pensiero, di comportamento e/o di reazione che condizionano la vita di tutti giorni, entrando in conflitto con la volontà e i desideri coscienti.
Per meglio comprendere questo meccanismo, occorre tenere presente che l’inconscio ed il subconscio sono incapaci di distinguere tra una immagine reale ed una solo percepita, pertanto, in entrambi i casi, essa viene considerata reale dal cervello, dal sistema nervoso e di conseguenza dal corpo. Ne consegue che la personalità, l’apparato psicofisico, stimolato da ciò che vede all’esterno, o che anche solo percepisce ed interpreta osservando la realtà soggettivamente (proprio in ragione dei contenuti dell’inconscio), adotta uno specifico modello comportamentale di azione o reazione che sarà automaticamente ripetuto in tutte le situazioni analoghe del futuro. Ecco in che modo le immagini emozionali del passato e le informazioni allocate nell’inconscio influenzano le nostre azioni nel presente.
Per espandere la conoscenza di se stessi, per risolvere in maniera definitiva i traumi e le ferite del passato ed i loro pesanti effetti condizionanti, i quali ci impediscono di esprimere pienamente e liberamente il nostro potenziale interiore e di creare consapevolmente la nostra realtà, è quanto mai fondamentale intraprendere un percorso di consapevolezza di noi stessi che richiede, necessariamente, la trasformazione delle informazioni limitanti dell’inconscio. Per farlo: occorre imparare ad auto-osservarsi con lo scopo di individuare i comportamenti automatici indesiderati o dannosi, quindi risalire alle informazioni inconsce depotenzianti (i “virus” mentali) che li generano ed in fine alle esperienze traumatiche da cui hanno avuto origine. A questo punto, le esperienze del passato possono essere riportate alla superficie, rese coscienti e, anche attraverso il ricorso ad appropriate tecniche trasformative praticate da operatori qualificati, da ultimo trasformate e guarite.
Solo così sarà possibile modificare le percezioni distorte della psiche, eliminare i fraintendimenti ed i conflitti interiori, rilasciare le emozioni tossiche associate alle ferite ed ai traumi irrisolti e, finalmente, aprirsi ed essere più fiduciosi, più positivi e propositivi verso l’esterno e verso la vita.
Nel subconscio sono racchiusi i “codici di comportamento” che abbiamo appreso già dall’infanzia e che riteniamo essere le nostre capacità. La moderne neuroscienze hanno stabilito che, fino ai sette anni di età, siamo nel nostro massimo periodo di apprendimento ed è proprio in questo periodo che riceviamo, processiamo e facciamo nostre le credenze che ci vengono trasmesse dalle figure di riferimento educative come genitori, insegnanti e contesto sociale. L’apprendimento continua ovviamente anche negli anni successivi e altre credenze vengono assimilate durante tutta la fase della crescita ma più in generale durante tutta la nostra vita.
Questo vuol dire che, la maggior parte delle informazioni depotenzianti, sono presenti nel nostro inconscio fin da quando siamo piccoli, addirittura dal nostro concepimento o dalla nostra nascita, ed è per questo motivo che, tutte queste informazioni, sono registrate in profondità, quindi “nascoste” e ben radicate. Infatti, più tempo l’informazione è presente nel nostro inconscio e più si radica e si stabilizza, e di conseguenza la persona attiverà dei comportamenti automatici, anche senza rendersene conto.
Quindi il nostro comportamento, le nostre scelte, il nostro sentire, il nostro percepire la realtà è governato, da un’infinità di informazioni che chiameremo convinzioni. Queste informazioni, una volta acquisite, faranno parte di noi e delle nostre esperienze e pertanto diventeranno delle certezze, grazie alle quali il cervello in ogni nuova situazione, elaborerà soluzioni, strategie e reazioni ma sempre partendo da ciò che ha già osservato, visto, vissuto, sperimentato nel passato.
Per migliorare la nostra consapevolezza, abbiamo bisogno di comprendere, prima di tutto,da dove arrivano queste informazioni e quando vengono registrate nel nostro inconscio. Per semplificare, possiamo raggruppare l’origine di queste informazioni in 5 gruppi distinti :
1) Esperienze di vita e momenti topici : sono tutte quelle informazioni che la persona assimila, grazie alle esperienze vissute negli anni, a partire dal momento del concepimento ad oggi. Sono di fondamentale importanza le prime esperienze vissute dal bambino nei primi anni di vita, i cosiddetti “momenti topici” che sono radicati nella parte profonda dell’inconscio e che strutturano il carattere del bambino. I momenti topici sono tutti i momenti dove il bambino, ma poi anche l’adulto, fa la prima esperienza, come per esempio il concepimento, i 9 mesi di gravidanza, il parto, l’allattamento, il distacco dai genitori, l’inizio della scuola, ma poi anche i primi rapporti sentimentali, la prima separazione ecc.
2) Informazioni genetiche : sono tutte quelle credenze familiari che vengono passate dai genitori al bambino attraverso il DNA al momento del concepimento e che vengono successivamente rafforzati attraverso l’educazione. I bambini, quindi, quando vengono concepiti, non sono un “foglio bianco”, ma hanno già un’infinità di informazioni !
3) Informazioni di coscienza collettiva : sono tutte le credenze di coscienza collettiva, anch’esse passate al bambino al momento del concepimento attraverso il DNA dei genitori, e comprendono tutte quelle informazioni legate all’etica, alla morale, alla cultura e alla religione del paese di appartenenza.
Nelle convinzioni di coscienza collettiva, ci sono anche tutte le informazioni che vengono definite come “consenso sociale”. Sono le convinzioni che i bambini, ma soprattutto gli adolescenti, assorbono dall’osservazione degli altri, per essere uguali ai loro pari. Pensare infatti di essere uguali agli altri ci da sicurezza, e ci da la certezza di essere nel giusto, seguendo la convinzione “lo fanno tutti, quindi va bene”.
4) Informazioni istintive e animali : sono tutte le credenze, anch’esse di coscienza collettiva, ma legate alla capacità che hanno tutti gli esseri umani, in quanto animali, di garantirsi la sopravvivenza, attraverso il meccanismo di “attacco e fuga”. Vedremo però, che questo meccanismo ancestrale e “naturale”, non sempre funziona nel modo giusto!
5) Informazioni dell’anima : nel mondo occidentale il concetto di anima viene, troppo spesso, ancora legato alla religione, al peccato originale ed alla possibilità che ogni essere umano ha di purificarci sulla terra per poter accedere ad una nuova vita, migliore di questa, dopo la morte. Con il tempo, queste informazioni si stanno piano piano trasformando e le persone stanno cominciando ad acquisire una visione sempre più ampia del concetto di anima. L’anima è la nostra parte spirituale, immateriale, è l’essenza di ogni essere umano, che si manifesta sulla Terra, in successive incarnazioni, per poter fare tutte le possibili esperienze ed evolvere. Ogni anima sceglie di incarnarsi in una nazione, in una famiglia non “a caso”, ma seguendo un percorso già definito. I nostri genitori, il contesto familiare, culturale viene scelto accuratamente prima dell’incarnazione per creare il contesto “migliore” per poter fare le esperienze mancanti.
Il campo eterico, che viene anche denominato campo aurico, è il campo elettromagnetico che circonda e compenetra completamente il corpo fisico di ogni essere umano e che si espande fuori da esso per alcuni centimetri. Il campo aurico vibra a varie frequenze e riflette lo stato interiore della persona ovvero il suo stato fisico, emozionale, mentale e spirituale. Più la persona ha pensieri positivi, emozioni positive e più il campo elettromagnetico è espanso e quindi pieno di energia. Di conseguenza il corpo fisico sarà più vitale e la persona sarà in grado, più facilmente, di difendersi dagli attacchi esterni (di persone e situazioni) e avrà più potere di intervenire sugli eventi esterni e sulla realtà materiale.
Il corpo fisico quindi, è formato da energia, così come lo sono anche le emozioni, i pensieri e l’anima, espressioni della stessa energia, ma che vibrano ad una frequenza diversa. Ciò che vibra ad una bassa frequenza è il corpo fisico ed è per questo possiamo vederlo. Tutto ciò che vibra ad una frequenza più alta, non è più visibile, ovvero non appartiene più allo spettro visibile che può essere percepito dall’occhio umano. Questo però non vuol dire che questo campo elettromagnetico non esista, bensì soltanto che non è visibile !
La frequenza è la velocità di movimento dell’energia all’interno di ogni strato del campo aurico; pertanto, possiamo affermare che, tutto ciò che ha una velocità elevata, non è più visibile.
E’ importante ricordare che all’interno di questo campo sono contenute tutte le informazioni della persona, dagli eventi che ha vissuto, al suo modo di pensare e vedere le cose, alle abitudini e a tutte le informazioni che ha acquisito attraverso il DNA dai suoi genitori, a tutte le informazioni appartenenti alla coscienza collettiva del paese di nascita e a tutte le informazioni, per chi crede nella rincarnazione, riguardanti le vite precedenti dell’anima.
Insomma ci sono veramente tante informazioni in questo campo !
Inoltre tutto ciò che esiste sulla terra ha un campo energetico, dalle pietre, alle piante, ai fiori, agli animali, così come ai nostri organi, fino ad arrivare alle nostre cellule e al nostro DNA.
Se tutto ciò che ci circonda, sia materiale che immateriale è energia, e se anche noi siamo energia, vuol dire che ognuno di noi vibra ad una certa frequenza. La nostra frequenza potrebbe anche coincidere con la consapevolezza che abbiamo nel qui e ora.
Questo, di conseguenza, ci fa sintonizzare, inconsapevolmente, con situazioni di vita che “vibrano” alla stessa nostra frequenza. Essendo quindi dei magneti, possiamo comprendere che, ognuno di noi, attira nella vita, persone e situazioni, che vibrano alla nostra stessa frequenza. Quindi se noi non abbiamo una frequenza sufficientemente alta, ovvero se il nostro corpo energetico non è in equilibrio, se l’energia nel nostro sistema energetico non fluisce o non circola bene, perché presenta delle congestioni o delle interferenze, attireremo nella nostra vita materiale persone e situazioni che vibrano ad una frequenza “bassa”. Questo vuol dire che, nella pratica, ci ritroveremo succubi di situazioni che non avremmo mai voluto vivere, ma soltanto perché, per diverso tempo, non eravamo centrati, eravamo confusi, in ansia, impauriti e non abbiamo fatto nulla per trasformare quei nostri disagi.
Sulla base di questo, possiamo giungere alla conclusione che noi siamo ciò che pensiamo e, a seconda dei nostri pensieri, creeremo successo o fallimento.
Mai come in questo momento “siamo chiamati” ad aumentare la nostra consapevolezza, ad usare qualsiasi metodo per espandere il nostro campo aurico e non lasciarci travolgere dalle interferenze (emozioni, pensieri negativi ed informazioni) della coscienza collettiva.
L’energia sottile, e quindi invisibile all’occhio umano, si presenta sempre in due modalità diverse : l’energia pura è un’energia che nutre il corpo (fisico ed energetico), lo rende vitale, espanso e quindi è compatibile con la vita degli esseri umani; invece l’energia congesta o sporca, è un’energia che crea caos, squilibrio, alterazione nel nostro corpo e, nel tempo, può trasformarsi in sintomi sgradevoli, in malesseri e perfino in malattie. Questa energia è dannosa per la salute degli esseri umani.
Questa prima distinzione è importante per prendere coscienza che esistono delle energie invisibili dannose e che queste energie interferiscono costantemente con il nostro sistema energetico, creando delle contrazioni del nostro campo aurico, aumentando le congestioni, che, se non vengono espulse, possono portare alla comparsa di sintomi o malattie nel futuro.
Quindi possiamo sintetizzare che l’energia pura crea movimento all’interno del nostro corpo fisico e l’Energia congesta crea rallentamento e/o blocco del movimento. Ricordo che il concetto di movimento e trasformazione è uno dei punti cardine del concetto di salute: per essere e mantenere la nostra salute, sia fisica che psichica, l’energia deve essere in continuo movimento e noi in continuo cambiamento, cercando in tutti i modi possibili, di espellere le nostre congestioni.
Le meditazioni sono una buona pratica per ritrovare il nostro equilibrio, espellere le congestioni accumulate durante la giornata e prenderci del tempo per noi per ricaricarci di energia pura.
Le energie pure e congeste si possono trovare sia nell’ambiente esterno, sia negli ambienti interni (per es. casa, ufficio ecc) dove viviamo. Le congestioni degli ambienti interni sono spesso prodotte proprio dalle persone che vivono e/o frequentano questi stessi ambienti. Infatti tutti noi siamo “produttori” di energie congeste, che in parte vengono trattenute nel nostro sistema ed in parte rilasciate nell’ambiente. Le energie congeste rilasciate dalle persone nell’ambiente sono quelle psichiche, ovvero quelle prodotte dalle emozioni negative provate (come paura, terrore, rabbia, senso di impotenza, frustrazione, preoccupazione ecc) e dai pensieri negativi (come rimuginazioni o pensieri ossessivi) sui quali, volontariamente o involontariamente, ci sintonizziamo, e che vengono, come in questo periodo, alimentate anche dalle sollecitazioni esterne.
Riprenderemo più nel dettaglio questo discorso nei prossimi articoli, ma, visto che ora siamo tutti dentro casa, mi vorrei soffermare sulle energie congeste che sono prodotte soprattutto dalle apparecchiature elettroniche, quotidianamente utilizzate, come per esempio i cellulari, la TV, il Wi-Fi, i forni a microonde, le tastiere senza fili, i dispositivi bluetooth, ma anche dai ripetitori di cellulari o ripetitori radio, dai radar, dagli apparecchi a raggi X, dalle linee ad alta tensione, e da alcuni tipi di illuminazione, come per esempio il neon o le lampadine di ultima generazione.
Tutte queste apparecchiature, se pur di uso comune e ovviamente comodi, creano un grande danno alla salute, quindi dovremmo cercare, anche in questo caso, di cambiare un po’ le nostre abitudini e cercare di farne un uso più moderato, oppure usare delle accortezze.
Di grande attualità e anche di grande importanza è di informarsi sui rischi dei danni che la rete 5G, che è attualmente in via di sperimentazione, crea alla nostra salute. E’ stato infatti già dimostrato, ma ovviamente poco diffuso, che queste onde elettromagnetiche molto potenti non solo interferiscono con il nostro corpo fisico, ma addirittura producono dei cambiamenti significativi nel DNA delle persone, abbassando fortemente il nostro sistema immunitario e aumentando ovviamente il rischio delle malattie genetiche e probabilmente dei tumori. Ovviamente gli effetti prodotti li vedremo più chiaramente nei prossimi anni, sempre che i risultati non vengano occultati.
Pertanto, è vivamente sconsigliato dormire con il cellulare sotto il cuscino oppure sul comodino, portare il cellulare sempre con noi, mantenere il WiFi di casa sempre attivo (anche se a volte è impossibile); così come è anche sconsigliato posizionare la scrivania, dove passiamo tanto tempo per lavoro, sotto le lampade, soprattutto quelle al neon, mangiare cibi riscaldati al microonde ecc. Inoltre, soprattutto di notte, è consigliato evitare di stare vicino oppure a contatto con questa tipologia di congestioni perché la notte è il momento in cui il nostro corpo (soprattutto dalle 23.00 alle 3.00) si disintossica dalle tossine accumulate durante la giornata, e non è utile per le nostra salute assorbire ulteriori congestioni proprio nel momento in cui il corpo sta lavorando per espellere quelle già precedentemente accumulate.
La buona notizia è che, comunque, gli esseri umani ricevono costantemente dal pianeta, dalle piante e dal sole una grande quantità di energia sottile pura. Gli alberi, per esempio, operano costantemente una vera e propria “trasmutazione energetica”; trasformano, infatti, le energie insalubri e congeste in energie pure e vitalizzanti. Quindi non dimenticate di mangiare frutta e verdura cruda, di stare almeno 30-45 minuti al giorno al sole in terrazzo o in giardino, di far cambiare l’aria negli ambienti dove costantemente siete e di fare meditazione, yoga e ginnastica per aiutare il corpo espellere tossine!
Per comprendere il perché alcune energie sono compatibili con gli esseri umani e altre sono nocive, dobbiamo capire come si comportano due onde quando si incontrano ed entrano in relazione fra loro.
L’interferenza è quel fenomeno dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Incontrandosi, è come se le onde si “scambiassero informazioni” sulle loro specifiche frequenze, al fine di formare un’unica onda, frutto dell’addizione delle due frequenze iniziali.
Se le due onde sono in fase, ovvero se oscillano alternando valori crescenti e decrescenti nello stesso momento, allora si sommano e l’intensità risultante sarà maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria. Si parla in questo caso di interferenza costruttiva.
Al contrario, se le due onde non sono in fase, allora tenderanno ad annullarsi a vicenda; in questo caso si può arrivare addirittura a non verificare più alcun fenomeno ondulatorio. In tal caso si parla di interferenza distruttiva.
Per questo principio, le frequenze che interferiscono in maniera negativa ovvero che non sono in fase con le frequenze vitali dell’uomo, causano interferenze distruttive, e, a lungo andare, possono danneggiare gli organi e le cellule. Al contrario, le frequenze che sono in fase con le bio-frequenze del corpo, mantengono l’organismo in buona salute e, se malato, lo aiutano a guarire.
In sostanza, è l’organismo che si auto-guarisce nel momento in cui “si riappropria” delle corrette frequenze vitali. L’approccio di qualsiasi tecnica energetica è un approccio olistico, che vede l’uomo come un tutt’uno nella sua parte fisica, emotiva mentale e spirituale, e strettamente interconnesso con la natura e l’universo, di cui ne è parte. Anche se l’approccio medico più tradizionale, dividere e suddividere il corpo per studiare ogni parte separatamente (gli organi, i tessuti, le ghiandole), in un approccio più olistico, se parliamo di onde di energia, non possiamo farlo. Così come l’energia permea ogni angolo dell’universo ed è indivisibile, allo stesso modo, l’uomo va guardato e considerato nel suo insieme ed integrato e interconnesso con l’universo e l’ambiente che lo circonda.
Quindi non possiamo pensare di vivere in salute se non riconosciamo l’interconnessione e l’influenza che riceviamo dall’ambiente esterno, in tutte le sue espressioni.
In questo momento in cui ci sono tante interferenze distruttive negli ambienti, come WiFi, TV, PC, Modem, Cellulari ecc e visto che siamo obbligati a stare tutti in casa, condividiamo con voi delle frequenze che ci sono state fornite da Maurizio Possia, durante il corso di Bio-Risonanza. Sembrerebbe che, in questo momento, oltre alle “normali” onde elettromagnetiche che vengono emesse dalle apparecchiature elettroniche, ci stanno “bombardando” con ulteriori frequenze distruttive. Non ho fatto nessun test a riguardo, quindi non so se l’intento sia quello di aumentare l’emotività (paura, terrore) delle persone, oppure altro.
Condivido però la lista dei numeri di frequenza che dovremmo attaccare ad ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche, per riequilibrare e annullare le frequenze distruttive emesse.
E’ importante inoltre ricordare che le frequenze “negative” creano delle interferenze con tutti i nostri organi, ma soprattutto con la nostra Ghiandola Pineale, che, se va in squilibrio, avremo problemi con la produzione di melatonina e di conseguenza con il corretto ritmo fra sonno e veglia, fondamentale per il nostro benessere.
Inoltre la Ghiandola Pineale ha tante implicazioni anche sul piano più spirituale, ma di questo parleremo un’altra volta.
Quindi vi invitiamo a scrivere le seguenti frequenze su un foglio bianco e attaccare il foglio su ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche :
F 41.00 F 44.00 F 51.25 F 51.50 F80.25 F 80.50
F 84.10 F 85.00
RAH 04.00 RAH 64.05 RAH 72.05 RAH 72.12
RAH 72.13 RAH 72.14 RAH 85.00
Nell’articolo sul Campo Aurico abbiamo spiegato che ognuno di noi, in quanto energia, vibra ad una certa frequenza, e che si sintonizza, anche inconsapevolmente, con frequenze che hanno la sua stessa vibrazione.
I nostri pensieri, le emozioni e gli stati d’animo, emanano quindi continuamente vibrazioni nello spazio intorno a noi, e non fanno altro che entrare in risonanza con situazioni, persone ed emozioni che hanno la stessa frequenza.
La Risonanza è quindi in generale il fenomeno di “comunicazione e sintonia”, che permette il trasferimento di energia ed informazioni tra due entità (esseri, fenomeni, cose, etc.) che hanno una vibrazione simile. Si crea quindi un linguaggio “non verbale”, che possiamo definire anche energetico-sottile, che permette il trasferimento di informazioni fra un campo aurico ed un altro, dove il campo con frequenza più bassa verrà influenzato dal campo con frequenza più alta.
Le connessioni che uniscono e sostengono aspetti diversi dell’universo hanno alla base il fenomeno della risonanza. Grazie a questa somiglianza, i fenomeni, gli oggetti o le energie sottili vibrano all’unisono, interagendo a distanza come apparati radio. Si sa che l’intensità e la chiarezza del suono della radio crescono in funzione della regolazione dell’apparecchio sulla frequenza più vicina a quella della stazione emittente.
La risonanza è talmente importante da rappresentare una delle Leggi Universali che regolano l’universo, e che spiegano le interconnessioni fra tutte le entità ed energie sottili che in esso esistono.
La Legge della Risonanza è anche strettamente collegata alla Legge di Attrazione, ed entrambe regolano il modo con cui le persone attirano altre persone o eventi che hanno frequenze simili, ovvero che hanno la stessa vibrazione. Questa sintonizzazione o risonanza avviene naturalmente a livello non tanto conscio, ma soprattutto inconscio, ed è indipendente dalla nostra volontà. Infatti ogni essere vivente emette energia fuori di sé, comunicando informazioni che riguardano soprattutto le proprie emozioni e gli intenti ad esse collegati.
Il significato di questo concetto ci porta a comprendere profondamente tante dinamiche della nostra vita, tanti eventi negativi che si ripetono, tanti circoli viziosi da cui spesso non capiamo come uscire.
E’ anche “a causa” della risonanza che restiamo spesso intrappolati in emozioni di ansia, rabbia, paura, rapporti interpersonali da cui non riusciamo a liberarci, non capendo che la frequenza delle nostre emozioni negative e delle nostre convinzioni inconsce ci fa attrarre per risonanza situazioni che hanno la stessa frequenza e la stessa vibrazione.
Ed è grazie alla risonanza, però, che, abbiamo la possibilità di trasformare in positivo la nostra vita e ciò che ci circonda.
Infatti tutte le esperienze hanno lo scopo di aiutarci ed ispirarci a capire delle parti di noi ancora invisibili e nascoste, per poterle trasformare. Per questo motivo possiamo considerare giuste tutte le esperienze che attiriamo nella vita, anche se sarebbe opportuno comprendere prima possibile l’insegnamento, per evitare che le esperienze che attiriamo diventino troppo pesanti da sostenere.
Cambiando il nostro modo di pensare, di vedere, di sentire e di affrontare le cose, innalziamo automaticamente la nostra frequenza, e possiamo finalmente sperimentare una realtà diversa, più appagante e gioiosa, che ci restituirà la nostra nuova immagine come uno specchio.
In base al principio di risonanza, se in un campo energetico immettiamo frequenze armonicamente “accordate” con lo stato naturale di benessere, e quindi se ci sintonizziamo su pensieri ed emozioni positive, le cellule, gli organi e l’intero sistema è indotto a riprodurre quella stessa frequenza. Le cellule inoltre sono sensibili al suono oltre che al linguaggio, al pensiero focalizzato, all’energia di amore che circola nell’ambiente.
E quindi ecco l’invito a cercare ogni strumento che ci aiuti a trasformare i nostri conflitti interiori per entrare e rimanere sempre in risonanza con pensieri di fiducia, amore, gioia, forza interiore ed armonia, per trasformare la nostra intera esistenza.
E’ vivamente consigliato fare meditazioni ed ascoltare la musica classica oppure la musica a 432 Hz.
Il concetto universale di risonanza ci mette di fronte alla interconnessione costante che esiste nell’Universo fra tutte le frequenze emesse dalle entità che lo popolano. E quindi alla relazione continua fra gli individui e l’universo, ed alla costante influenza che i campi energetici hanno gli uni sugli altri.
Questa interconnessione è ancora più profonda se introduciamo il concetto di inconscio collettivo e di coscienza collettiva.
Il termine inconscio collettivo venne coniato da Carl Gustav Jung, per rappresentare quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani, e che è formato da tutte le informazioni inconsce che ogni individuo ha come parte della collettività umana di cui è componente, una forma di “eredità psichica” collettiva.
Informazioni ancestrali, legate alla nostra specie, informazioni socio-culturali a livello di famiglia, nazione e stato sociale, una banca dati che ci accomuna e ci collega, e che determina ed influenza i nostri comportamenti e il nostro grado di evoluzione tanto quanto il nostro inconscio personale.
Peraltro la successiva teoria dei campi morfogenetici del biologo Rupert Sheldrake, con l’esperimento della “101ma scimmia”, ci spiega che, anche fra le specie animali, esiste una coscienza collettiva, che cambia continuamente e permette così l’evoluzione della specie. Questo campo energetico molto forte, definito e comune, contiene l’insieme delle informazioni di tutte le esperienze positive e negative che i singoli hanno sperimentato dalla loro comparsa sulla terra, che quotidianamente influenza i comportamenti individuali.
Gli studi successivi sono andati sempre più verso uno sviluppo di questa matrice collettiva e dinamica che ci connette, e che viene definita come coscienza collettiva, una coscienza globale, comune agli esseri umani, che continuamente viene nutrita dalle informazioni ed esperienze acquisite a livello socio culturale dai singoli individui come parte del tessuto collettivo e che a sua volta influisce sui singoli.
La coscienza collettiva rappresenta quindi non solo una rete invisibile che collega l’intera umanità, ma anche una entità collettiva che vibra ad una certa frequenza e in grado di reagire ed interagire attivamente con gli eventi importanti che accadono nel mondo.
Da questo si comprende l’importanza di fare un percorso di consapevolezza personale ma anche condiviso e con un intento non solo individuale ma collettivo, per poter contribuire ad alzare sempre di più la vibrazione della coscienza collettiva attraverso un risveglio delle coscienze e farla uscire dalla risonanza della paura, del sacrificio, della sofferenza, della sottomissione, della manipolazione, del vittimismo per andare invece verso una evoluzione della specie, a partire dal cambiamento di ogni singolo, basata sempre più verso il rispetto, la comunanza, l’unità, la condivisione, la solidarietà ed l’armonia. Soltanto in questo modo potremmo influenzare in modo positivo la coscienza collettiva ed essere automaticamente influenzati per un risveglio comune e condiviso.
La paura è l’emozione più diffusa in questo periodo che, a causa delle nostre convinzioni profonde, delle nostre esperienze passate e soprattutto a causa del continuo “bombardamento” mediatico, si sta amplificando sempre di più in ognuno di noi.
La paura è un’emozione ancestrale percepita da tutti gli esseri umani, utile per garantire la nostra sopravvivenza, che però innesca una serie di reazioni nel nostro organismo che, se protratta nel tempo, fa aumentare il rischio di ammalarsi.
La paura della diffusione in Italia del Covid-19 sta creando problemi di ansia e stress nella popolazione, con effetti diretti sulla capacità del nostro corpo di difendersi. Nonostante il governo ci stia obbligando a rimanere a casa per non essere infettati, l’unica arma certa che abbiamo contro il coronavirus, così come per tutti gli altri virus esistenti, è proprio rinforzare il nostro sistema immunitario. Sarebbe questo il motivo per cui il nuovo virus colpirebbe meno i bambini e gli adolescenti, perché sono quelli che hanno le difese immunitarie più attive. Il legame tra paura, stress e difese immunitarie è da tempo al centro di molti studi del mondo scientifico internazionale ed è stato già ampiamente dimostrato.
Lo stress di per sé non è negativo. Non è altro che un meccanismo di difesa del nostro organismo che serve a far fronte alle situazioni di pericolo o di emergenza, dandoci una maggiore resistenza. Quando viviamo momenti di stress, nel nostro corpo vengono rilasciati, attraverso il sistema endocrino, alcuni ormoni, come l’adrenalina, la noradrenalina e in particolare il cortisolo, che ci permettono di avere a disposizione una maggiore quantità di energia. Grazie a questi tre ormoni, infatti, viene innalzata la pressione sanguigna, facendo in modo che la persona abbia una migliore prestazione fisica e maggiore prontezza, per scappare dal pericolo. Questa è la cosiddetta “reazione di attacco o fuga” presente anche negli animali, che da sempre ci ha garantito la sopravvivenza. Trascorsa la situazione di stress, però, l’organismo dovrebbe ritornare al suo equilibrio ed il corpo dovrebbe rilassarsi e ricaricarsi.
Se però questa condizione di ansia e stress persistono, si possono creare dei seri problemi. Come abbiamo già detto, lo stato di paura fa rilasciare il cortisolo, che non a caso, è chiamato l’ormone dello stress. In realtà il cortisolo è un’arma di difesa che il nostro organismo mette in atto, ma questo rilascio è utile soltanto se protratto per un breve tempo. Se però la situazione si protrae per un tempo più lungo, entriamo in una spirale che ci fa diventare più sensibili alle infezioni, causando una compromissione generale della capacità di difesa dell’organismo da parte di virus, batteri ed altri agenti patogeni.
Il cortisolo infatti abbatte il numero dei linfociti T e dei globuli bianchi in generale, che sono le cellule preposte alla difesa dell’organismo da parte di attacchi esterni, aumentando il rischio delle malattie infettive e delle funzionalità intestinali.
Un altro “problema” che in questo momento contribuisce ad un ulteriore abbassamento delle difese immunitarie è l’obbligo di adottare dei comportamenti asociali e di limitare al massimo i contatti umani.
Ciò che invece, soprattutto in questo momento,dovremmo fare è favorire la risposta del nostro sistema parasimpatico, per produrre ormoni come la serotonina (ormone del buonumore) e le endorfine (ormone del piacere),che ci permettono di raggiungere benessere, rilassamento e quiete.
Nonostante il momento di difficoltà che stiamo vivendo, vi consigliamo di mettere in atto tutto ciò che può aiutarci ad alzare le nostre naturali difese immunitarie biologiche, migliorando la nostra qualità di vita attraverso l’alimentazione, gli integratori e vitamine, la cura di noi stessi, le attività creative che ci facciano stare bene e in armonia con noi stessi, la meditazione, la lettura, le tecniche energetiche e momenti di “incontri” e condivisione con gli altri.
In questo articolo vogliamo porre l’attenzione sul tema dell’equilibrio acido-base, che, soprattutto in questo momento, è fondamentale per mantenere la nostra salute e predisporre il nostro corpo per non essere “accogliente” ai virus, ai batteri e ai patogeni in generale.
Il nostro organismo infatti è una macchina perfetta che ha bisogno di equilibrio per funzionare bene, ed è per questo che, nel nostro corpo avvengono dei processi che contribuiscono a mantenere il pH del nostro sangue su valori compresi tra 7.3 e 7.4.
I valori del PH superiori a 7 sono definiti alcalini, o basici, mentre i valori inferiori al 7 sono acidi, con lo 0 che corrisponde alla massima acidità. Forse non tutti sanno che grazie ad un PH leggermente alcalino, il corpo è in grado di avviare i propri processi di auto-guarigione
Quando però il nostro corpo è sovraccaricato da un’acidità eccessiva, le cellule sane rischiano di degenerare mentre i germi, i virus trovano un ambiente adatto per proliferare con il rischio di avere, nel tempo, la comparsa di malattie degenerative.
E allora come possiamo fare per avere un corpo con PH basico ?
In questo momento in cui, avendo più tempo, ci possiamo prendere cura di noi, sicuramente possiamo cominciare a cambiare le nostre abitudini, dando una maggiore attenzione all’alimentazione e seguendo una dieta alcalina, ovvero mangiando alimenti che presentano minerali alcalini, come sodio, potassio, calcio e magnesio e preferendo frutta, verdure, cereali e legumi, semi e noci, in particolare mandorle.
Fra gli alimenti alcalinizzanti da preferire nella nostra alimentazione troviamo : spinaci, cavoli, cavolini di Bruxelless, cavolfiori, broccoli e tutte le verdure a foglia verde, zucchine, sedano, carote, barbabietole, ravanelli, cetrioli, finocchi, fagioli, lattuga, ravanelli, frutta, frutta secca, mandorle, goji.
Sono condimenti alcalinizzanti: aglio, cipolla, zenzero, peperoncino, curry, salvia, rosmarino, semi di finocchio e semi di cumino, curcuma. Sono cereali (o simil-cereali) alcalinizzanti la quinoa e il miglio.
Sarebbe poi una buona abitudine bere mezzo limone spremuto in mezzo bicchiere d’acqua tiepida tutte le mattine a digiuno.
Inoltre, come aveva detto anche Alessandra nel suo post, bisognerebbe eliminare dalla nostra dieta : zuccheri, lievito, latticini, farine bianche (pane, pasta, pizza), fritti, bibite gassate, succhi di frutta confezionati, alcolici, caffè.
Ovviamente uno squilibrio del PH potrebbe essere causato da diversi fattori, tra cui troviamo sicuramente l’alimentazione, ma anche la mancanza di esercizio fisico, il fumo, l’inquinamento ambientale, l’intossicazione da farmaci e da sostanze presenti negli alimenti e ovviamente da tutte quelle situazioni stressanti e pesanti che viviamo nel quotidiano.
Infatti non possiamo dimenticare che emozioni come paura, terrore, rabbia, rancore risentimento e sensi di colpa creano “acidità nel corpo” e fanno male alla nostra salute!
E’ proprio per questo che il consiglio in questo periodo è prenderci cura di noi stessi, del nostro corpo fisico e delle nostre emozioni, cercando di fare di tutto per essere sintonizzati su emozioni di amore, di gioia, di serenità, di unità e condivisione e allontanare pensieri legati alla separazione, alla mancanza, alla carenza, alle limitazioni e ovviamente lasciar andare emozioni di paura, panico e terrore.
La scienza ci dice con chiarezza che i virus non sono entità, non sono esseri viventi, non sono cellule, non dispongono di una membrana cellulare, non hanno organuli e non hanno tutti quegli gli elementi che formano la cellula vivente.
E allora cosa sono i virus? Sono dei veri e propri software (teoria dei biofotoni di Popp), a RNA o DNA, sono informazioni software e programmi. Sono una frequenza elettromagnetica.
Non possono vivere da soli, ma cominciano a replicarsi solo dentro una cellula ospite, un batterio ad esempio, e sono già presenti in numero grandissimo (10 elevato alla 18), dentro il nostro organismo.
Non sono quindi esseri a vita propria, non si insediano dall’esterno e non ci vogliono attaccare. Quindi a partire da questa informazione già non dovremmo avere paura di loro come di una minaccia esterna a noi, come di un esserino cattivo che ci vuole fare del male.
A cosa servono i virus? E che informazioni possono portare?
Sono delle frequenze elettromagnetiche che entrano in risonanza con le informazioni che sono dentro di noi. Che informazioni può portare un virus? Sono tante, servono ad esempio, cosi come i batteri, per eliminare le tossine nel nostro connettivo a seguito di una intossicazione, per depurarci. A quel punto si innesca il meccanismo della infiammazione, con i 5 segni classici, fra cui la febbre, affinché si possano bruciare le tossine nel connettivo, che è il nostro tessuto interstiziale, dove funziona il nostro sistema immunitario.
I virus sono dentro il nucleo delle nostre cellule, il Dna per il 3% è formato da caratteri ereditari, per il 97% è formato da virus ancestrali, informazioni ancestrali, che hanno permesso la nascita della vita umana sulla terra.
Prendersela coi virus in sé è andare contro la vita, i virus sono fondamentali per noi, sono utili per la vita stessa e si replicano solo se risuonano con noi. Quindi non focalizziamo la nostra attenzione sul fatto che i virus sono cattivi!
Bisogna quindi cambiare l’ordine di idee.
Il vero problema è che i virus entrano in risonanza con le informazioni presenti dentro di noi.
E se queste informazioni sono negative, di paura, ansia, preoccupazione, separazione, ecco che ciò che accadrà, è che il virus si nutrirà di queste informazioni, prolifererà e andrà ad attaccare le strutture fisiche collegate energeticamente ai conflitti biologici collegati a queste emozioni.
Accogliamo e accettiamo quindi di avere dei virus che sono utili per noi e per la nostra salute e cerchiamo di lasciar andare le emozioni negative che li fanno proliferare!
Nel precedente articolo abbiamo detto che i virus per essere attivi, proliferare e diffondersi hanno bisogno di un terreno dove insediarsi e soprattutto dove nutrirsi.
Se le nostre difese immunitarie sono basse, sarà molto più facile che si attivino e si moltiplichino. Questo è il motivo per il quale sono più soggetti ad ammalarsi gli anziani o le persone con patologie pregresse. Abbiamo anche scritto precedentemente (articolo La Paura e il Sistema Immunitario) che il sistema immunitario è strettamente collegato con la Paura, che ingenera una serie di reazioni endocrine nell’organismo che sono fisiologicamente utili, ma che, in situazioni patologiche, abbassano le nostre difese naturali.
Il problema è che, per tutti e anche per quelli i quali abbiano un buono stato di salute di base, i virus comunque entrano in risonanza con le informazioni presenti nel loro sistema.
Se queste informazioni sono o diventano negative, ecco che il terreno di insediamento e proliferazione diventa più favorevole.
La questione è che la risonanza di cui si parla non è solamente con le convinzioni, emozioni e paure individuali, ma anche con quelle che sono le convinzioni a livello collettivo.
Sappiamo infatti che ognuno di noi, in quanto parte di una collettività, famiglia, nazione, e più in generale come essere umano, ha in dotazione tutta una serie di informazioni radicate e addirittura ancestrali, fra le quali la paura della malattia, della sofferenza e della morte stessa.
La paura individuale ha quindi già una radice collettiva nella paura ancestrale dell’essere umano: se essa aumenta nutre la paura collettiva, e a sua volta ne viene continuamente nutrita ed amplificata.
E diviene sempre più forte e virale, contagiosa e dominante.
E questa paura diviene il terreno nutritivo sempre più ampio del virus a livello collettivo.
Siamo in presenza quindi di un meccanismo perverso per il quale il grosso rischio è che la paura di coscienza collettiva, che ha una radice ancestrale e utile per la sopravvivenza, si amplifichi con paure individuali, e a sua volta risuoni in maniera amplificata, come coscienza collettiva, in ogni individuo.
La paura alimenta la paura, per così dire.
Il problema è che quando molti pensieri si focalizzano in una unica direzione, e quando questi pensieri sono associati e potenziati da forti emozioni, come per esempio la paura, si viene a generare una “forma-pensiero” che va sotto il nome di “Egregora” o “Eggregora”.
L’Egregora è una vera e propria entità energetica collettiva, che può crescere se viene alimentata costantemente dall’attività psichica delle persone.
Quello a cui stiamo assistendo, anche attraverso i messaggi dei media, nei social e in generale dalle informazioni spesso fuorvianti o minacciose che ci vengono trasmesse; è una enorme attività di amplificazione e nutrimento di questa paura collettiva, di questa forma pensiero che ci indebolisce e ci fa sentire soli, impauriti e minacciati.
La nostra paura ancestrale, il nostro sistema “attacca o fuggi collettivo” diviene non più una risorsa, ma un mostro che ci sovrasta, ci divide dagli altri, ci rende sempre più soli, ansiosi, e incapaci di difenderci.
Allora il nostro invito è quello di non nutrire questa “creatura” di paura, non nutrire a modo nostro il terreno individuale e collettivo perché il virus possa impadronirsi di noi e diffondersi ancora di più.
E aiutiamoci in ogni modo, come già detto e ripetuto, con tutto quello che abbiamo già e con quello che a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale ci può sostenere dando linfa alla nostra grandissima capacità innata di autoriparazione, guarigione e mantenimento dello stato di salute!
In questo periodo, a causa delle circostanze esterne, la nostra emotività è messa fortemente alla prova, e la prima emozione che dovremmo trasformare è il terrore. Siamo tutti terrorizzati perché la nostra mente sta proiettando delle immagini e sta visualizzando il futuro (e quindi attivando il potere creativo in modo “negativo”) con immagini legate alla paura di ammalarsi, alla paura di rimanere immobilizzati in un letto senza poter essere aiutati, alla paura di morire, alla paura di infettare i nostri cari, alla paura di perdere il lavoro, alla paura di cadere in miseria e morire di fame ecc.
Se osserviamo tutte queste immagini, ci rendiamo conto che il nostro subconscio, e quindi noi come persone, stiamo cercando di “gestire”, o forse sarebbe opportuno dire resistere ad una situazione terribile senza apparentemente poter fare nulla. Questo senso di impotenza, di frustrazione, questo senso di disorientamento verso il futuro certo non ci aiuta ad uscire al meglio da questa situazione, così come non ci aiuterebbe ad uscire da altre situazioni difficili. In più è opportuno osservare che quando, a fronte di un evento esterno, tante paure si creano una in correlazione con l’altra, non percepiremo più l’emozione di paura, bensì quella di terrore !
Sappiamo che tutte le emozioni sono utili, paura compresa, perché le emozioni sono la risposta dell’individuo alla percezione di uno stimolo esterno, ma devono essere gestite nella maniera giusta. Oggi e nei prossimi articoli parleremo molto dell’emozione della Paura e cercheremo di lavorare insieme per rilasciarne alcune e recuperare di conseguenza un nostro equilibrio psico-fisico.
La paura si attiva quando i nostri sensi percepiscono un pericolo o un potenziale pericolo per noi stessi (o per i nostri cari), quindi quando percepiamo di essere in qualche modo minacciati. Alla paura segue uno stato di attivazione neurofisiologica che consente alla persona di rispondere allo stimolo iniziale attraverso la reazione istintiva, che hanno anche gli animali, di “attacco o fuga”. La paura ha, quindi un’utilità per l’uomo, mettendolo in guardia dai pericoli che incontra, spingendoci a trovare delle “risorse” per garantire la nostra sopravvivenza. La paura però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori “controllo”, come nel caso del terrore e delle fobie (paure sproporzionate rispetto al pericolo).
Quando le varie paure percepite si sommano una dopo l’altra e soprattutto quando la persona arriva a percepire il senso di impotenza, il senso di incertezza, quando la persona inizia a pensare che a quel problema (o minaccia) non c’è soluzione, si inizia a sviluppare un pensiero costante negativo con previsioni sempre più catastrofiche, e quindi di conseguenza lo stato di paura e ansia aumenta sempre di più fino ad arrivare al terrore, che determina il “freezing” ovvero l’immobilità, la persona rimane congelata e non riesce a muoversi. Questa è la reazione istintiva dell’animale, quando non ha il tempo di fuggire; è proprio grazie all’immobilità che l’animale cerca di sfuggire al proprio predatore, sperando con l’immobilità di non essere visto.
Se osserviamo bene, questa è la situazione in cui, a causa dei continui bombardamenti mediatici, ci stiamo ritrovando, anche inconsapevolmente. Più osserviamo la “catastrofe” ovvero il “nemico” e più il nostro cervello (attraverso l’ippocampo e l’amigdala) registra un aumento delle paure; questo comporta l’aumento del nostro senso di impotenza e di certo non riusciremo a trovare soluzioni. Questo è un “meccanismo di trappola” che stiamo subendo da più di un mese, dal quale occorre uscire tutti insieme!
Per essere positivi e propositivi, allora ci dobbiamo chiedere : Come faccio a non alimentare le mie paure? Come faccio a non essere influenzato dalle paure di coscienza collettiva? Come faccio a riconoscere se quel “mostro” che ho di fronte e che vedo è veramente un leone dal quale devo scappare oppure è un gatto travestito da leone ? Quali sono le risorse che io posso mettere in campo per riconoscere la vera entità del pericolo che ho di fronte?
E’ importante farsi tutte queste domande perché la reazione innata, ancestrale e animale di “attacco o fuga”, dipende da quale è l’entità del pericolo che ho di fronte. Quindi è di fondamentale importanza riconoscere ed identificare bene il pericolo.
A questo punto, proprio perché stiamo parlando di meccanismi ancestrali e innati, la prima nostra risorsa è legata ad un buon funzionamento del nostro ISTINTO. Noi esseri umani abbiamo questa “risorsa innata”, che proviene dal nostro essere anche animali, che ci permette di riconoscere il pericolo, prima ancora di vederlo, in modo da garantirci la nostra sopravvivenza anche attraverso la fuga, ma senza cadere in trappola.
Il problema, e a questo punto entriamo nelle informazioni di “coscienza collettiva”, è che l’istinto troppo spesso nelle persone non è attivo o non è ben funzionante perché nell’era moderna, l’istinto è in contrapposizione al razionale, al mentale; quindi una persona istintiva è spesso identificata come una persona impulsiva oppure aggressiva invece una persona razionale, molto spesso è vista come una persona intelligente, capace e soprattutto in grado di risolvere tutti i problemi. Troppo spesso per essere accettati dai nostri genitori e dalla società cambiamo i nostri comportamenti, e non sempre questi cambiamenti risultano essere positivi.
L’obiettivo è quello di recuperare l’importanza dell’istinto, perché è proprio grazie al nostro istinto, che è innato e non abbiamo bisogno di impararlo, che possiamo riconoscere e “fiutare” i pericoli che incontriamo nel nostro cammino e trovare il modo giusto per affrontarli.
E’ importante osservare l’istinto è innato ma noi dobbiamo imparare a fidarci delle informazioni, delle sensazioni che ci arrivano dal nostro istinto. Questo è l’unica risorsa che “madre natura” ci ha fornito per imparare a scoprire i veri pericoli prima che sia troppo tardi oppure scoprire quelle situazioni che sembrano pericolose ma che in realtà non lo sono. E’ proprio grazie all’istinto che noi riusciamo ad individuare tutte quelle situazioni ancora “nascoste”, come per esempio le persone che ci vogliono manipolare, sottomettere, invadere, reprimere, approfittare ecc, prima che le persone possano agire contro di noi ovvero prima che l’evento si manifesti sulla realtà. E’ per questo motivo che, grazie alla nostra capacità di intercettare il pericolo per tempo, possiamo, senza entrare nel panico, trovare la giusta risposta e la giusta soluzione alla situazione. Tutte le nostre risorse e quindi la nostra capacità di agire per superare l’evento esterno in modo positivo e costruttivo (e non di reagire e quindi fuggire) è strettamente connessa con il tempo in cui percepiamo il nemico e il momento in cui lo dovremmo affrontare.
La situazione peggiore che ci fa vivere nel terrore e quindi nell’inazione, non è il nemico ma è proprio tutto il tempo in cui il “nemico” non è visibile!
E a questo punto un’ultima domanda per riflettere tutti insieme: sarà un caso che in questo periodo stiamo combattendo contro un “nemico invisibile”? Oppure questo nemico invisibile è funzionale a creare e mantenere uno stato di terrore nella coscienza collettiva ?
Per far funzionare al meglio il meccanismo di “Attacco o fuga”, ovvero il nostro meccanismo innato ed istintivo di auto-difesa dobbiamo imparare a riconoscere bene i nostri “nemici”.
Infatti se parliamo del “regno animale”, un leone si mostrerà sempre come un leone, così come una gazzella si mostrerà sempre come una gazzella. Nel regno degli “esseri umani” però questo non avviene sempre perché ci sono persone che si “mascherano” da persone gentili ed affidabili e poi in realtà ci vogliono fregare, manipolare, sottomettere ecc.
Quindi oltre al nostro istinto, dobbiamo imparare a sviluppare e soprattutto a fidarci del nostro INTUITO. L’intuito non è però un meccanismo “innato”, ma deve essere allenato e sviluppato quotidianamente per fare in modo che ognuno di noi riesca a percepire se la persona che abbiamo davanti è affidabile oppure no. Possiamo pensare che l’intuito è il linguaggio che usa la nostra anima per “parlare” con noi oppure lo possiamo immaginare come se fosse un’intelligenza intuitiva grazie alla quale siamo più recettivi rispetto al nostro mondo interiore. E’ quindi quella voce interiore che sa interpretare i messaggi che arrivano dal nostro interno, percepire le persone non affidabili e trovare la strategia più giusta per difenderci oppure per evitare il pericolo. Le decisioni che vengono prese grazie all’intuito non hanno bisogno di essere elaborate dalla mente razionale, sono molto più veloci, e la persona che si fida del proprio intuito, può trovare la soluzione giusta anche in pochi secondi. Per sviluppare l’intelligenza intuitiva dobbiamo però permetterci di contattare, far salire ed ascoltare le nostre emozioni, grazie alle quali, se interpretate nella maniera giusta, possiamo acquisire delle utili informazioni su ciò che sta accadendo all’esterno di noi.
L’intuito è quindi quella capacità che ci permette di conoscere in un tempo molto breve ciò che ancora non è manifestato, di scoprire qualcosa che ancora è nascosto, che ancora non è evidente, senza l’aiuto di riflessioni o di un processo logico-razionale.
Purtroppo però, troppo spesso, noi non diamo credito al nostro intuito, ai presentimenti, e quindi alle informazioni che sentiamo “da dentro” perché siamo condizionati da un modello dove la parte logico-razionale fa da padrone. L’intuito ci permette anche di identificare la persona che abbiamo di fronte, di scoprire la maschera che quella persona sta mettendo in quel momento e soprattutto le intenzioni che quella persona ha nei nostri confronti.
L’obiettivo sarà proprio quello di permetterci di sviluppare il nostro intuito per poterci fidare e affidare alle nostre sensazioni e alla nostra intelligenza “più alta”, per evitare di cadere nelle trappole della vita.
Per prima cosa dobbiamo accettare di trasformare un retaggio culturale (e quindi di coscienza collettiva) che ci spinge a pensare che soltanto con la logica e la razionalità riusciremo a trovare la soluzione giusta ai nostri problemi.
Successivamente abbiamo bisogno di porre l’attenzione alle “maschere” che mettiamo nella vita. Per poter individuare se la persona che ci sta di fronte sta mettendo una “maschera”, e quindi si sta presentando come un amico quando invece non lo è perché ha altre intenzioni, abbiamo bisogno, in modo intuitivo, di riconoscere l’intenzione dell’altro. Questo meccanismo ci aiuterà ad individuare le persone pericolose prima che loro possano mettere in atto la loro strategia. Per fare questo però, abbiamo bisogno di riconoscere ed iniziare a lasciar andare le nostre maschere, perché soltanto così riusciremo ad essere sempre più intuitivi.
Le maschere sono degli atteggiamenti che vengono create dai bambini come meccanismo di difesa che si innesca come conseguenza di una situazione di forte dolore che crea una ferita emotiva profonda. Nel tempo poi, questo atteggiamento, ovvero questa maschera, diventerà una parte della personalità che l’adulto, se non ne diventa consapevole, continua a reiterare nel tempo.
La cosa importante da considerare è che la maschera è la risposta che il bambino ha trovato per “sopravvivere” e reagire in qualche modo alla ferita subita, per lui troppo dolorosa. Nel tempo però queste maschere diventano parte di noi e con difficoltà riusciamo a vederle e quindi a liberarcene. Dietro ogni maschera c’è una situazione di sofferenza e quindi c’è sempre una sensazione di fragilità, di insicurezza, di debolezza che vogliamo nascondere. Purtroppo a causa di ciò che abbiamo subito, da grandi siamo terrorizzati a lasciar andare le nostre maschere perché abbiamo paura di far vedere agli altri le nostre fragilità. Questo comporterà che nella vita useremo tanta della nostra energia “mentale” per mantenere le nostre maschere (perché a volte ne abbiamo anche più di una), non riusciremo ad essere noi stessi, rinunceremo ad esprimere la nostra vera identità, non riusciremo a lasciarci andare, non riusciremo ad essere spontanei e a seguire la nostra strada e neanche, di conseguenza, a riconoscere le persone “mascherate” che incontriamo nella nostra vita, con il rischio di essere umiliati, sfruttati, manipolati, controllati o feriti di nuovo.
Uno dei motivi principali per cui le persone indossano una maschera è la ferita da rifiuto (o presunto tale) subito da uno o da entrambi i nostri genitori. Il rifiuto non necessariamente deve essere creato da un genitore che ci abbandona ma potrebbe essere anche creato da un genitore troppo severo che ci giudica o critica continuamente (e quindi ci rifiuta) perché non stiamo seguendo il modello di educazione che questo genitore ci voleva “insegnare”. Tutti noi siamo stati cresciuti con un’educazione abbastanza rigida, e siamo stati “costretti” a seguire dei modelli etico-morali; già da piccoli dovevamo seguire delle regole, dovevamo comportarci secondo un codice morale che ci indicava cosa era giusto e cosa sbagliato, secondo quindi un criterio di giudizio già stabilito.
Questo non ci ha permesso di essere noi stessi, di imparare ad esprimerci liberamente, di imparare a contattare ed esprimere le nostre emozioni e soprattutto non ci ha permesso di sviluppare il discernimento, ovvero la nostra capacità di discernere fra ciò che per noi è giusto e ciò che per noi è sbagliato. Questo ha causato, di conseguenza, una profonda insicurezza che non ci permette, ora che siamo adulti, di discernere e quindi di fare le nostre scelte con serenità e naturalezza. Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, a livello profondo, siamo combattuti fra quello che “dobbiamo fare” e quello che ci sentiremo di fare. La soluzione “migliore” a questo conflitto è “fuggire”, mettersi la maschera del fuggitivo e non affrontare le scelte della vita con consapevolezza e determinazione. Adesso è arrivato il momento di togliere questa maschera ed iniziare a prenderci la responsabilità delle nostre scelte. Solo così possiamo diventare adulti ed iniziare ad usare il nostro potere creativo.
Infine un’ultima riflessione, ma non meno importante: adeguandoci ai comportamenti della coscienza collettiva, e quindi rinunciando al nostro istinto, rinunciando a seguire la nostra parte più profonda, abbiamo l’illusione di “essere parte” di un gruppo, di una società e quindi di essere riconosciuti, accettati e apprezzati dagli altri, senza renderci conto che l’intera società sta proseguendo per una strada che sta portando le persone, passo dopo passo, alla perdita totale della libertà e della dignità personale.
Probabilmente è arrivato il momento di lasciar andare i modelli vecchi che ci sono stati insegnati e cominciare a pensare con la nostra testa e con il nostro cuore. Se cominciamo a direzionarci verso ciò che desideriamo e che ci piace, lasciando andare il senso del dovere e tutto quello che ci è stato imposto, anche con il “rischio di andare contro-corrente”, forse riusciremo a lasciar andare tutti quei modelli comportamentali che non ci servono più e finalmente decidere, ognuno per sé, di seguire il proprio modello ovvero seguire la propria intelligenza intuitiva e i messaggi della propria anima.
In conclusione una frase di Albert Einstein che dice: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”. Le persone intelligenti dovrebbero ascoltare quei presentimenti che sussurrano nella testa quando stanno per fare una scelta, e pensare che è quello il momento in cui mettere da parte la razionalità e affidarsi al nostro intuito, anche se ci suggerisce un’altra strada!
Le informazioni che appartengono alla coscienza collettiva sono veramente tante e ci vengono tramandate attraverso il DNA dalla nascita e poi convalidate durante l’educazione e nella vita. L’inconscio collettivo è una meravigliosa distesa di opportunità, perché ci permette di acquisire tutta una serie di informazioni legate alla sopravvivenza, al riconoscimento dei pericoli, all’istinto e a tutte quelle esperienze che tantissime persone, prima di noi, hanno fatto sulla Terra. Purtroppo però, l’inconscio collettivo, è contemporaneamente anche “pieno di trappole”, ovvero di atteggiamenti che sono stati reiterati nei secoli, che si sono strutturati e sono diventati “normali”, e che, anche senza che le persone se ne rendano conto, non permettono di essere liberi.
Ognuno di noi, attraverso le proprie esperienze, trasferisce parte della propria energia, e quindi delle proprie informazioni e delle proprie esperienze, all’inconscio collettivo e l’inconscio collettivo, a sua volta, nutre ognuno di noi con le informazioni che vibrano alla nostra stessa frequenza. Questo vuol dire che, in maniera inconsapevole, quando ci agganciamo all’inconscio collettivo, riceviamo un travaso di informazioni, e quindi di esperienze, che consolidano i pensieri sui quali noi siamo sintonizzati.
Nonostante questo funzionamento, non dovremmo dare all’inconscio collettivo una valenza negativa, ma dovremmo imparare, grazie al nostro focus e alla nostra consapevolezza, a collegarci con l’inconscio collettivo in maniera costruttiva e sintonizzarci, non sui drammi ma sulle vittorie, sulle soluzioni ai nostri problemi, selezionando con discernimento e assimilando soltanto quelle informazioni che ci possono essere utili, grazie alle esperienze fatte dai nostri avi. Per esempio, io potrei non aver mai fatto una guerra e non sapere come ripartire da un periodo di crisi che sto attraversando, ma, se mi sintonizzo sul mio obiettivo, ovvero sulla ricerca delle possibilità o delle soluzioni per uscire dalla mia crisi, potrei ricevere dalla coscienza collettiva (ovvero dalle esperienze magari delle generazioni precedenti) delle informazioni legate all’esperienza di altre persone che sono riuscite a cogliere le occasioni e ripartire con il lavoro, anche nei momenti di crisi.
Però, per far funzionare bene questo meccanismo, abbiamo bisogno di avere una percezione di noi stessi ben chiara, di riconoscerci e sentirci comunque uguale agli altri, anche se nella nostra unicità. Per sciogliere questo primo nodo, dovremmo trasformare il nostro “sentirci pecore in un gregge” e diventare “lupi in un branco”. Se riusciamo ad effettuare questa trasformazione interiore, ovvero di passare da sentirci pecore a lupi, avremmo una percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda completamente diversa.
Nel gregge di pecore, il gesto e il comportamento che fa una pecora viene automaticamente riproposto da tutte le altre, senza discernimento. Questo vuol dire che nel gruppo non c’è pensiero critico, non c’è giudizio critico e questo non farsi domande e non cercare le risposte, diventa un automatismo. Infatti se faccio parte di un gruppo di pecore, vuol dire che io riconosco l’esistenza di un pastore, ovvero di un padrone, che è lì a difendermi dai percoli ed è preposto a risolvere i miei problemi. Se rimaniamo ed accettiamo, anche inconsapevolmente, che c’è sempre qualcuno che risolverà i nostri problemi oppure che ci aiuterà ad uscire dai pericoli, è come se stessimo delegando il nostro potere creativo fuori di noi, e questo è assolutamente pericoloso. Il pastore infatti, non vuole bene alle sue pecore, ma le considera “sue” e le usa a suo piacimento. Dobbiamo quindi iniziare a diffidare delle persone che “ci vogliono salvare”, bensì dobbiamo trovare nuove strategie per salvarci da soli perché chi mette la maschera del “salvatore” spesso nasconde un intento ben diverso da quello che vuole far apparire. Quello che caratterizza il gregge di pecore, e quindi i comportamenti delle masse, è la fiducia o fede, quasi cieca, al padrone, al leader, a Dio ecc. proprio per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà, non solo materiali, ma spesso i “padroni” si insinuano quando le masse si sentono impotenti, fragili, smarriti e, inconsapevolmente, accettano la manipolazione per trasformare i loro disagi! L’adesione di massa per una causa spesso ha portato ad episodi di razzismo, di fanatismo, ma ha permesso alle persone “deboli” di sentirsi uniti e forti verso un obiettivo comune, con l’illusione che la Causa per cui stiamo combattendo conti più che la vita individuale.
Se io sono pecora e rimango nel gregge, non mi rendo conto di ciò che sono, non mi rendo conto neanche dei rischi che corro, non mi rendo conto che non sto usando il mio spirito critico, non mi rendo conto che sto seguendo le direttive del pastore, del leader, a meno che non divento la “pecora nera”, correndo però il rischio di essere esclusa dal gregge. La pecora per sua indole è remissiva, questo vuol dire che non discute nessun ordine, non discute nessuna situazione, le accetta in maniera passiva. Se io sono una pecora e sono remissiva, qualsiasi cosa mi venga detta o data dal pastore mi va bene, e non può che andarmi bene, perché “mi nutro”, e questo è importante, del fatto che tutte le altre pecore, essendo remissive alla stessa identica maniera, lo accettano. Quindi anche se c’è una cosa che non mi piace, non penso neanche che non mi piace, perché lo fanno tutti gli altri e automaticamente penso che lo devo fare anche io.
Dobbiamo quindi uscire da questo meccanismo perverso, al quale ci hanno abituati ed educati fin da piccoli, attraverso l’indottrinamento infantile, insegnandoci che dobbiamo seguire ed aderire al volere di nostro padre che ci aiuta nella vita, poi del nostro datore di lavoro che ci da i soldi per vivere ed infine del nostro stato e di Dio che garantiscono i nostri diritti, sia in Terra che in Cielo. Avendo ormai ripetuto questo meccanismo nel tempo, è diventato un automatismo e quindi è diventato difficile sia vederlo che trasformarlo.
Il primo passo, quindi, è quello di diventare consapevoli di chi siamo, che siamo unici, che non dobbiamo ragionare ed agire per forza come il “gregge”, che non dobbiamo per forza aderire a delle indicazioni che ci vengono date ma che possiamo trovare sempre nuove soluzioni e nuove strategie per vivere la nostra vita e risolvere i nostri problemi. La consapevolezza che siamo unici, se pur “uguali agli altri” ci permette di distaccarci da questo meccanismo e trasformare noi stessi da pecore a lupi.
Se accettiamo questa trasformazione, dobbiamo comunque accettare le “regole del branco”, ma avremmo sempre la certezza che il branco agisce per il bene comune, e non del singolo, e con un intento chiaro e condiviso, che, nel caso degli animali, è legato alla sopravvivenza (esempio la caccia) o alla difesa del gruppo. Questo è un punto fondamentale della trasformazione che dovremmo comprendere, perché per poter accedere alle informazioni “positive” della coscienza collettiva, dobbiamo accettare prima di tutto di appartenere alla coscienza collettiva (ovvero al branco) ma successivamente dovremmo accettare di trasformare il nostro individualismo, il nostro ego, lasciando andare l’ossessione a combattere per i nostri interessi personali (soldi, potere, apparenza ecc), ma dobbiamo iniziare a pensare di seguire quello che può essere un intento comune, attivando la collaborazione, la condivisione, l’unione, la solidarietà per agire verso degli interessi collettivi. L’individualismo e l’ego ci rende soli e separati dagli altri, motivo per il quale poi rischiamo di ritrovarci intrappolati e manipolati da un capo che ci fa lottare per un ideale, sacrificando noi stessi.
Se impariamo a nutrire il gruppo, automaticamente veniamo nutriti dal gruppo e possiamo procedere nella vita, senza lotta, senza separazione e finalmente liberi di essere noi stessi.
In questo gruppo siamo tutti uguali, seppur nella nostra diversità e sarà proprio la diversità personale a portare sempre nuove soluzioni, soprattutto nei momenti più difficili. E’ proprio il momento di dire “l’unione fa la forza”, ma perché questo meccanismo funzioni è necessario avere chiari l’obiettivo e l’intento comuni. Ogni persona si deve riconoscere come una parte importante e fondamentale di un ingranaggio più grande, che funziona proprio grazie alla collaborazione, alla sinergia e all’energia dei singoli, avendo ben in mente un obiettivo condiviso.
In questo ingranaggio ci sarà anche un leder, che darà i tempi, il ritmo e la direzione soprattutto nei momenti di emergenza, grazie alle proprie specifiche capacità di rimanere più centrato, equilibrato e lucido, nonostante il pericolo imminente.
E’ fondamentale quindi diventare consapevoli di chi siamo, della nostra identità, della nostra unicità e quindi del nostro valore e soprattutto sentirci di appartenere ad un gruppo di altre persone identiche a noi, ma comunque diverse. Nel momento in cui acquisiamo la percezione che siamo unici, possiamo cominciare a guardare a tutti quelli che ci circondano come ad un’infinità di altre persone uniche che però, se vivono e cooperano e sono collegati gli uni agli altri, hanno infinite opportunità di sopravvivenza e di benessere, rispetto ad una persona che è completamente isolata dagli altri.
E’ infine interessante notare un’altra particolarità di comportamento propria del branco, che ovviamente dovremmo imparare ad attuare. Avendo attuato un processo di evoluzione nella percezione di me stessa, io sono libera di entrare ed uscire dal branco, e quindi sono libera di aderire o non aderire al gruppo, decidendo quindi quando voler aderire. Io, come individuo singolo, posso quindi scegliere in qualsiasi momento di voler stare da solo per seguire dei miei obiettivi oppure partecipare ad obiettivi del gruppo; è interessante osservare che il distacco dal gruppo o il rientro nel gruppo non viene visto dagli altri componenti con sospetto, ma condiviso.
Quando il branco si riunisce e si compatta c’è sempre un bene comune, una necessità comune, e non un ordine che tutti devono seguire. Ma quando il momento del bene comune termina, ogni singolo lupo può diventare un lupo solitario; questo permette ad ogni lupo di stare bene sia con i suoi simili che da solo, quindi di ritagliarsi degli spazi propri ma contemporaneamente di sentirsi appartenente ad un gruppo, ovvero una famiglia, un gruppo di amici, una società ecc.
Quindi il passaggio da pecora a lupo, è un passaggio evolutivo importante perché ci permette di passare da esseri umani con comportamenti remissivi, passivi a comportamenti attivi, propositivi e decisionali, cioè non accettando più in maniera passiva tutto quello che ci arriva, ma dandoci il permesso di discernere, di avere uno spirito critico, di osservare, di cominciare a contestare, di permettermi di trovarci d’accordo o in disaccordo e, in tal caso, permetterci di fare “il lupo solitario”. Dobbiamo quindi uscire dal bisogno di aderire in maniera definitiva a un aspetto o ad un altro, ad una persona oppure ad un’altra, ad un’ideologia oppure ad un’altra, ad una religione oppure ad un’altra, ma ci dobbiamo permettere, attraverso la nostra consapevolezza, di entrare ed uscire dalle varie situazioni, dalle varie esperienze secondo il nostro sentire, seguendo ciò che ci fa stare bene, ricordandoci che siamo unici ma che, allo stesso tempo, non possiamo vivere in solitudine ma che quando noi abbiamo bisogno degli altri oppure quando gli altri hanno bisogno di noi, per una nostra libera scelta consapevole decidiamo di aderire e ritornare “nel branco”, di unirci e tutelare ogni suo membro, di partecipare ad un obiettivo comune e di sentire il piacere di far parte ad una sorta di famiglia, dove ognuno assume la sua dignità proprio perché vi appartiene !
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Sigmund Freud (1856-1939), il fondatore della psicanalisi, fu il primo ad intuire l’esistenza di un’area di inconsapevolezza nella psiche degli esseri umani, che denominò inconscio, per distinguerla da quella cosciente. Egli sintetizzò la sua idea relativa alla strutturazione ed al funzionamento della mente coniando la nota “metafora dell’iceberg”, secondo la quale: così come la parte dell’iceberg che emerge dal mare, ed è visibile in superficie, è molto più piccola rispetto alla grande massa di ghiaccio che è sommersa; analogamente la Mente Conscia è solo una piccola parte (circa il 5-8%) del nostro complesso psichico, rispetto alla nostra Mente Inconscia (pari a circa il restante 92-95%). Ciò dimostra in maniera evidente quanto poco ciascuno di noi si conosce realmente e ci permette di comprendere il motivo per cui gran parte del nostro essere rimane sconosciuto a noi stessi.
Nel dettaglio, possiamo convenzionalmente distinguere la Mente in:
Stante questa rappresentazione della mente, è facile comprendere come ciò che siamo, il carattere, il modo di approcciare alla vita, di percepire ed affrontare gli eventi dell’esistenza, l’intensità più o meno elevata delle emozioni che proviamo e, più in generale, la nostra personalità attuale sono il risultato della soggettiva elaborazione degli eventi che abbiamo vissuto nel passato e delle informazioni acquisite con l’educazione genitoriale e l’esempio familiare, con l’istruzione scolastica, con l’indottrinamento religioso, con le influenze culturali ed ambientali, ecc.
Infatti, ricorrendo ad un’altra metafora, possiamo immaginare l’intera Mente di un individuo come un grande archivio dove, fin dal momento del concepimento, vengono registrati tutti gli eventi e le esperienze del suo vissuto, insieme alle emozioni ad esse associate. Nel tempo, queste informazioni strutturano la personalità e fanno sì che ciascuno continuerà a percepire ed interpretare gli eventi dell’esistenza in modi diversi. Questo è il motivo per cui, di fronte ad uno stesso evento, ogni singola persona darà una diversa e soggettiva interpretazione dello stesso, in quanto filtrata da tutte le informazioni, coscienti e non, immagazzinate all’interno della propria mente e provenienti dal suo singolare vissuto.
Durante l’esistenza di qualsiasi individuo, oltre alle esperienze piacevoli e gratificanti, capita di vivere eventi e situazioni decisamente indesiderate o profondamente dolorose (educazione rigida o repressiva sia in ambito familiare che sociale, delusioni, giudizi, maltrattamenti, abusi, abbandoni, rifiuti, umiliazioni, tradimenti, ecc..). Queste creano al suo interno delle ferite che vengono registrate e fissate proprio nell’inconscio, il nostro “archivio personale segreto”, sotto forma di informazioni depotenzianti o limitanti. Anche se tali informazioni e le esperienze traumatiche da cui sono scaturite appartengono al passato e sono state dimenticate o rimosse dal livello cosciente, esse continuano ad essere silenziosamente attive e dall’ombra, senza possibilità alcuna di rendersene conto, generano automatismi di pensiero, di comportamento e/o di reazione che condizionano la vita di tutti giorni, entrando in conflitto con la volontà e i desideri coscienti.
Per meglio comprendere questo meccanismo, occorre tenere presente che l’inconscio ed il subconscio sono incapaci di distinguere tra una immagine reale ed una solo percepita, pertanto, in entrambi i casi, essa viene considerata reale dal cervello, dal sistema nervoso e di conseguenza dal corpo. Ne consegue che la personalità, l’apparato psicofisico, stimolato da ciò che vede all’esterno, o che anche solo percepisce ed interpreta osservando la realtà soggettivamente (proprio in ragione dei contenuti dell’inconscio), adotta uno specifico modello comportamentale di azione o reazione che sarà automaticamente ripetuto in tutte le situazioni analoghe del futuro. Ecco in che modo le immagini emozionali del passato e le informazioni allocate nell’inconscio influenzano le nostre azioni nel presente.
Per espandere la conoscenza di se stessi, per risolvere in maniera definitiva i traumi e le ferite del passato ed i loro pesanti effetti condizionanti, i quali ci impediscono di esprimere pienamente e liberamente il nostro potenziale interiore e di creare consapevolmente la nostra realtà, è quanto mai fondamentale intraprendere un percorso di consapevolezza di noi stessi che richiede, necessariamente, la trasformazione delle informazioni limitanti dell’inconscio. Per farlo: occorre imparare ad auto-osservarsi con lo scopo di individuare i comportamenti automatici indesiderati o dannosi, quindi risalire alle informazioni inconsce depotenzianti (i “virus” mentali) che li generano ed in fine alle esperienze traumatiche da cui hanno avuto origine. A questo punto, le esperienze del passato possono essere riportate alla superficie, rese coscienti e, anche attraverso il ricorso ad appropriate tecniche trasformative praticate da operatori qualificati, da ultimo trasformate e guarite.
Solo così sarà possibile modificare le percezioni distorte della psiche, eliminare i fraintendimenti ed i conflitti interiori, rilasciare le emozioni tossiche associate alle ferite ed ai traumi irrisolti e, finalmente, aprirsi ed essere più fiduciosi, più positivi e propositivi verso l’esterno e verso la vita.
Nel subconscio sono racchiusi i “codici di comportamento” che abbiamo appreso già dall’infanzia e che riteniamo essere le nostre capacità. La moderne neuroscienze hanno stabilito che, fino ai sette anni di età, siamo nel nostro massimo periodo di apprendimento ed è proprio in questo periodo che riceviamo, processiamo e facciamo nostre le credenze che ci vengono trasmesse dalle figure di riferimento educative come genitori, insegnanti e contesto sociale. L’apprendimento continua ovviamente anche negli anni successivi e altre credenze vengono assimilate durante tutta la fase della crescita ma più in generale durante tutta la nostra vita.
Questo vuol dire che, la maggior parte delle informazioni depotenzianti, sono presenti nel nostro inconscio fin da quando siamo piccoli, addirittura dal nostro concepimento o dalla nostra nascita, ed è per questo motivo che, tutte queste informazioni, sono registrate in profondità, quindi “nascoste” e ben radicate. Infatti, più tempo l’informazione è presente nel nostro inconscio e più si radica e si stabilizza, e di conseguenza la persona attiverà dei comportamenti automatici, anche senza rendersene conto.
Quindi il nostro comportamento, le nostre scelte, il nostro sentire, il nostro percepire la realtà è governato, da un’infinità di informazioni che chiameremo convinzioni. Queste informazioni, una volta acquisite, faranno parte di noi e delle nostre esperienze e pertanto diventeranno delle certezze, grazie alle quali il cervello in ogni nuova situazione, elaborerà soluzioni, strategie e reazioni ma sempre partendo da ciò che ha già osservato, visto, vissuto, sperimentato nel passato.
Per migliorare la nostra consapevolezza, abbiamo bisogno di comprendere, prima di tutto,da dove arrivano queste informazioni e quando vengono registrate nel nostro inconscio. Per semplificare, possiamo raggruppare l’origine di queste informazioni in 5 gruppi distinti :
1) Esperienze di vita e momenti topici : sono tutte quelle informazioni che la persona assimila, grazie alle esperienze vissute negli anni, a partire dal momento del concepimento ad oggi. Sono di fondamentale importanza le prime esperienze vissute dal bambino nei primi anni di vita, i cosiddetti “momenti topici” che sono radicati nella parte profonda dell’inconscio e che strutturano il carattere del bambino. I momenti topici sono tutti i momenti dove il bambino, ma poi anche l’adulto, fa la prima esperienza, come per esempio il concepimento, i 9 mesi di gravidanza, il parto, l’allattamento, il distacco dai genitori, l’inizio della scuola, ma poi anche i primi rapporti sentimentali, la prima separazione ecc.
2) Informazioni genetiche : sono tutte quelle credenze familiari che vengono passate dai genitori al bambino attraverso il DNA al momento del concepimento e che vengono successivamente rafforzati attraverso l’educazione. I bambini, quindi, quando vengono concepiti, non sono un “foglio bianco”, ma hanno già un’infinità di informazioni !
3) Informazioni di coscienza collettiva : sono tutte le credenze di coscienza collettiva, anch’esse passate al bambino al momento del concepimento attraverso il DNA dei genitori, e comprendono tutte quelle informazioni legate all’etica, alla morale, alla cultura e alla religione del paese di appartenenza.
Nelle convinzioni di coscienza collettiva, ci sono anche tutte le informazioni che vengono definite come “consenso sociale”. Sono le convinzioni che i bambini, ma soprattutto gli adolescenti, assorbono dall’osservazione degli altri, per essere uguali ai loro pari. Pensare infatti di essere uguali agli altri ci da sicurezza, e ci da la certezza di essere nel giusto, seguendo la convinzione “lo fanno tutti, quindi va bene”.
4) Informazioni istintive e animali : sono tutte le credenze, anch’esse di coscienza collettiva, ma legate alla capacità che hanno tutti gli esseri umani, in quanto animali, di garantirsi la sopravvivenza, attraverso il meccanismo di “attacco e fuga”. Vedremo però, che questo meccanismo ancestrale e “naturale”, non sempre funziona nel modo giusto!
5) Informazioni dell’anima : nel mondo occidentale il concetto di anima viene, troppo spesso, ancora legato alla religione, al peccato originale ed alla possibilità che ogni essere umano ha di purificarci sulla terra per poter accedere ad una nuova vita, migliore di questa, dopo la morte. Con il tempo, queste informazioni si stanno piano piano trasformando e le persone stanno cominciando ad acquisire una visione sempre più ampia del concetto di anima. L’anima è la nostra parte spirituale, immateriale, è l’essenza di ogni essere umano, che si manifesta sulla Terra, in successive incarnazioni, per poter fare tutte le possibili esperienze ed evolvere. Ogni anima sceglie di incarnarsi in una nazione, in una famiglia non “a caso”, ma seguendo un percorso già definito. I nostri genitori, il contesto familiare, culturale viene scelto accuratamente prima dell’incarnazione per creare il contesto “migliore” per poter fare le esperienze mancanti.
Il campo eterico, che viene anche denominato campo aurico, è il campo elettromagnetico che circonda e compenetra completamente il corpo fisico di ogni essere umano e che si espande fuori da esso per alcuni centimetri. Il campo aurico vibra a varie frequenze e riflette lo stato interiore della persona ovvero il suo stato fisico, emozionale, mentale e spirituale. Più la persona ha pensieri positivi, emozioni positive e più il campo elettromagnetico è espanso e quindi pieno di energia. Di conseguenza il corpo fisico sarà più vitale e la persona sarà in grado, più facilmente, di difendersi dagli attacchi esterni (di persone e situazioni) e avrà più potere di intervenire sugli eventi esterni e sulla realtà materiale.
Il corpo fisico quindi, è formato da energia, così come lo sono anche le emozioni, i pensieri e l’anima, espressioni della stessa energia, ma che vibrano ad una frequenza diversa. Ciò che vibra ad una bassa frequenza è il corpo fisico ed è per questo possiamo vederlo. Tutto ciò che vibra ad una frequenza più alta, non è più visibile, ovvero non appartiene più allo spettro visibile che può essere percepito dall’occhio umano. Questo però non vuol dire che questo campo elettromagnetico non esista, bensì soltanto che non è visibile !
La frequenza è la velocità di movimento dell’energia all’interno di ogni strato del campo aurico; pertanto, possiamo affermare che, tutto ciò che ha una velocità elevata, non è più visibile.
E’ importante ricordare che all’interno di questo campo sono contenute tutte le informazioni della persona, dagli eventi che ha vissuto, al suo modo di pensare e vedere le cose, alle abitudini e a tutte le informazioni che ha acquisito attraverso il DNA dai suoi genitori, a tutte le informazioni appartenenti alla coscienza collettiva del paese di nascita e a tutte le informazioni, per chi crede nella rincarnazione, riguardanti le vite precedenti dell’anima.
Insomma ci sono veramente tante informazioni in questo campo !
Inoltre tutto ciò che esiste sulla terra ha un campo energetico, dalle pietre, alle piante, ai fiori, agli animali, così come ai nostri organi, fino ad arrivare alle nostre cellule e al nostro DNA.
Se tutto ciò che ci circonda, sia materiale che immateriale è energia, e se anche noi siamo energia, vuol dire che ognuno di noi vibra ad una certa frequenza. La nostra frequenza potrebbe anche coincidere con la consapevolezza che abbiamo nel qui e ora.
Questo, di conseguenza, ci fa sintonizzare, inconsapevolmente, con situazioni di vita che “vibrano” alla stessa nostra frequenza. Essendo quindi dei magneti, possiamo comprendere che, ognuno di noi, attira nella vita, persone e situazioni, che vibrano alla nostra stessa frequenza. Quindi se noi non abbiamo una frequenza sufficientemente alta, ovvero se il nostro corpo energetico non è in equilibrio, se l’energia nel nostro sistema energetico non fluisce o non circola bene, perché presenta delle congestioni o delle interferenze, attireremo nella nostra vita materiale persone e situazioni che vibrano ad una frequenza “bassa”. Questo vuol dire che, nella pratica, ci ritroveremo succubi di situazioni che non avremmo mai voluto vivere, ma soltanto perché, per diverso tempo, non eravamo centrati, eravamo confusi, in ansia, impauriti e non abbiamo fatto nulla per trasformare quei nostri disagi.
Sulla base di questo, possiamo giungere alla conclusione che noi siamo ciò che pensiamo e, a seconda dei nostri pensieri, creeremo successo o fallimento.
Mai come in questo momento “siamo chiamati” ad aumentare la nostra consapevolezza, ad usare qualsiasi metodo per espandere il nostro campo aurico e non lasciarci travolgere dalle interferenze (emozioni, pensieri negativi ed informazioni) della coscienza collettiva.
L’energia sottile, e quindi invisibile all’occhio umano, si presenta sempre in due modalità diverse : l’energia pura è un’energia che nutre il corpo (fisico ed energetico), lo rende vitale, espanso e quindi è compatibile con la vita degli esseri umani; invece l’energia congesta o sporca, è un’energia che crea caos, squilibrio, alterazione nel nostro corpo e, nel tempo, può trasformarsi in sintomi sgradevoli, in malesseri e perfino in malattie. Questa energia è dannosa per la salute degli esseri umani.
Questa prima distinzione è importante per prendere coscienza che esistono delle energie invisibili dannose e che queste energie interferiscono costantemente con il nostro sistema energetico, creando delle contrazioni del nostro campo aurico, aumentando le congestioni, che, se non vengono espulse, possono portare alla comparsa di sintomi o malattie nel futuro.
Quindi possiamo sintetizzare che l’energia pura crea movimento all’interno del nostro corpo fisico e l’Energia congesta crea rallentamento e/o blocco del movimento. Ricordo che il concetto di movimento e trasformazione è uno dei punti cardine del concetto di salute: per essere e mantenere la nostra salute, sia fisica che psichica, l’energia deve essere in continuo movimento e noi in continuo cambiamento, cercando in tutti i modi possibili, di espellere le nostre congestioni.
Le meditazioni sono una buona pratica per ritrovare il nostro equilibrio, espellere le congestioni accumulate durante la giornata e prenderci del tempo per noi per ricaricarci di energia pura.
Le energie pure e congeste si possono trovare sia nell’ambiente esterno, sia negli ambienti interni (per es. casa, ufficio ecc) dove viviamo. Le congestioni degli ambienti interni sono spesso prodotte proprio dalle persone che vivono e/o frequentano questi stessi ambienti. Infatti tutti noi siamo “produttori” di energie congeste, che in parte vengono trattenute nel nostro sistema ed in parte rilasciate nell’ambiente. Le energie congeste rilasciate dalle persone nell’ambiente sono quelle psichiche, ovvero quelle prodotte dalle emozioni negative provate (come paura, terrore, rabbia, senso di impotenza, frustrazione, preoccupazione ecc) e dai pensieri negativi (come rimuginazioni o pensieri ossessivi) sui quali, volontariamente o involontariamente, ci sintonizziamo, e che vengono, come in questo periodo, alimentate anche dalle sollecitazioni esterne.
Riprenderemo più nel dettaglio questo discorso nei prossimi articoli, ma, visto che ora siamo tutti dentro casa, mi vorrei soffermare sulle energie congeste che sono prodotte soprattutto dalle apparecchiature elettroniche, quotidianamente utilizzate, come per esempio i cellulari, la TV, il Wi-Fi, i forni a microonde, le tastiere senza fili, i dispositivi bluetooth, ma anche dai ripetitori di cellulari o ripetitori radio, dai radar, dagli apparecchi a raggi X, dalle linee ad alta tensione, e da alcuni tipi di illuminazione, come per esempio il neon o le lampadine di ultima generazione.
Tutte queste apparecchiature, se pur di uso comune e ovviamente comodi, creano un grande danno alla salute, quindi dovremmo cercare, anche in questo caso, di cambiare un po’ le nostre abitudini e cercare di farne un uso più moderato, oppure usare delle accortezze.
Di grande attualità e anche di grande importanza è di informarsi sui rischi dei danni che la rete 5G, che è attualmente in via di sperimentazione, crea alla nostra salute. E’ stato infatti già dimostrato, ma ovviamente poco diffuso, che queste onde elettromagnetiche molto potenti non solo interferiscono con il nostro corpo fisico, ma addirittura producono dei cambiamenti significativi nel DNA delle persone, abbassando fortemente il nostro sistema immunitario e aumentando ovviamente il rischio delle malattie genetiche e probabilmente dei tumori. Ovviamente gli effetti prodotti li vedremo più chiaramente nei prossimi anni, sempre che i risultati non vengano occultati.
Pertanto, è vivamente sconsigliato dormire con il cellulare sotto il cuscino oppure sul comodino, portare il cellulare sempre con noi, mantenere il WiFi di casa sempre attivo (anche se a volte è impossibile); così come è anche sconsigliato posizionare la scrivania, dove passiamo tanto tempo per lavoro, sotto le lampade, soprattutto quelle al neon, mangiare cibi riscaldati al microonde ecc. Inoltre, soprattutto di notte, è consigliato evitare di stare vicino oppure a contatto con questa tipologia di congestioni perché la notte è il momento in cui il nostro corpo (soprattutto dalle 23.00 alle 3.00) si disintossica dalle tossine accumulate durante la giornata, e non è utile per le nostra salute assorbire ulteriori congestioni proprio nel momento in cui il corpo sta lavorando per espellere quelle già precedentemente accumulate.
La buona notizia è che, comunque, gli esseri umani ricevono costantemente dal pianeta, dalle piante e dal sole una grande quantità di energia sottile pura. Gli alberi, per esempio, operano costantemente una vera e propria “trasmutazione energetica”; trasformano, infatti, le energie insalubri e congeste in energie pure e vitalizzanti. Quindi non dimenticate di mangiare frutta e verdura cruda, di stare almeno 30-45 minuti al giorno al sole in terrazzo o in giardino, di far cambiare l’aria negli ambienti dove costantemente siete e di fare meditazione, yoga e ginnastica per aiutare il corpo espellere tossine!
Per comprendere il perché alcune energie sono compatibili con gli esseri umani e altre sono nocive, dobbiamo capire come si comportano due onde quando si incontrano ed entrano in relazione fra loro.
L’interferenza è quel fenomeno dovuto alla sovrapposizione, in un punto dello spazio, di due o più onde. Incontrandosi, è come se le onde si “scambiassero informazioni” sulle loro specifiche frequenze, al fine di formare un’unica onda, frutto dell’addizione delle due frequenze iniziali.
Se le due onde sono in fase, ovvero se oscillano alternando valori crescenti e decrescenti nello stesso momento, allora si sommano e l’intensità risultante sarà maggiore rispetto a quella di ogni singola intensità originaria. Si parla in questo caso di interferenza costruttiva.
Al contrario, se le due onde non sono in fase, allora tenderanno ad annullarsi a vicenda; in questo caso si può arrivare addirittura a non verificare più alcun fenomeno ondulatorio. In tal caso si parla di interferenza distruttiva.
Per questo principio, le frequenze che interferiscono in maniera negativa ovvero che non sono in fase con le frequenze vitali dell’uomo, causano interferenze distruttive, e, a lungo andare, possono danneggiare gli organi e le cellule. Al contrario, le frequenze che sono in fase con le bio-frequenze del corpo, mantengono l’organismo in buona salute e, se malato, lo aiutano a guarire.
In sostanza, è l’organismo che si auto-guarisce nel momento in cui “si riappropria” delle corrette frequenze vitali. L’approccio di qualsiasi tecnica energetica è un approccio olistico, che vede l’uomo come un tutt’uno nella sua parte fisica, emotiva mentale e spirituale, e strettamente interconnesso con la natura e l’universo, di cui ne è parte. Anche se l’approccio medico più tradizionale, dividere e suddividere il corpo per studiare ogni parte separatamente (gli organi, i tessuti, le ghiandole), in un approccio più olistico, se parliamo di onde di energia, non possiamo farlo. Così come l’energia permea ogni angolo dell’universo ed è indivisibile, allo stesso modo, l’uomo va guardato e considerato nel suo insieme ed integrato e interconnesso con l’universo e l’ambiente che lo circonda.
Quindi non possiamo pensare di vivere in salute se non riconosciamo l’interconnessione e l’influenza che riceviamo dall’ambiente esterno, in tutte le sue espressioni.
In questo momento in cui ci sono tante interferenze distruttive negli ambienti, come WiFi, TV, PC, Modem, Cellulari ecc e visto che siamo obbligati a stare tutti in casa, condividiamo con voi delle frequenze che ci sono state fornite da Maurizio Possia, durante il corso di Bio-Risonanza. Sembrerebbe che, in questo momento, oltre alle “normali” onde elettromagnetiche che vengono emesse dalle apparecchiature elettroniche, ci stanno “bombardando” con ulteriori frequenze distruttive. Non ho fatto nessun test a riguardo, quindi non so se l’intento sia quello di aumentare l’emotività (paura, terrore) delle persone, oppure altro.
Condivido però la lista dei numeri di frequenza che dovremmo attaccare ad ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche, per riequilibrare e annullare le frequenze distruttive emesse.
E’ importante inoltre ricordare che le frequenze “negative” creano delle interferenze con tutti i nostri organi, ma soprattutto con la nostra Ghiandola Pineale, che, se va in squilibrio, avremo problemi con la produzione di melatonina e di conseguenza con il corretto ritmo fra sonno e veglia, fondamentale per il nostro benessere.
Inoltre la Ghiandola Pineale ha tante implicazioni anche sul piano più spirituale, ma di questo parleremo un’altra volta.
Quindi vi invitiamo a scrivere le seguenti frequenze su un foglio bianco e attaccare il foglio su ogni apparecchiatura che emette onde elettromagnetiche :
F 41.00 F 44.00 F 51.25 F 51.50 F80.25 F 80.50
F 84.10 F 85.00
RAH 04.00 RAH 64.05 RAH 72.05 RAH 72.12
RAH 72.13 RAH 72.14 RAH 85.00
Nell’articolo sul Campo Aurico abbiamo spiegato che ognuno di noi, in quanto energia, vibra ad una certa frequenza, e che si sintonizza, anche inconsapevolmente, con frequenze che hanno la sua stessa vibrazione.
I nostri pensieri, le emozioni e gli stati d’animo, emanano quindi continuamente vibrazioni nello spazio intorno a noi, e non fanno altro che entrare in risonanza con situazioni, persone ed emozioni che hanno la stessa frequenza.
La Risonanza è quindi in generale il fenomeno di “comunicazione e sintonia”, che permette il trasferimento di energia ed informazioni tra due entità (esseri, fenomeni, cose, etc.) che hanno una vibrazione simile. Si crea quindi un linguaggio “non verbale”, che possiamo definire anche energetico-sottile, che permette il trasferimento di informazioni fra un campo aurico ed un altro, dove il campo con frequenza più bassa verrà influenzato dal campo con frequenza più alta.
Le connessioni che uniscono e sostengono aspetti diversi dell’universo hanno alla base il fenomeno della risonanza. Grazie a questa somiglianza, i fenomeni, gli oggetti o le energie sottili vibrano all’unisono, interagendo a distanza come apparati radio. Si sa che l’intensità e la chiarezza del suono della radio crescono in funzione della regolazione dell’apparecchio sulla frequenza più vicina a quella della stazione emittente.
La risonanza è talmente importante da rappresentare una delle Leggi Universali che regolano l’universo, e che spiegano le interconnessioni fra tutte le entità ed energie sottili che in esso esistono.
La Legge della Risonanza è anche strettamente collegata alla Legge di Attrazione, ed entrambe regolano il modo con cui le persone attirano altre persone o eventi che hanno frequenze simili, ovvero che hanno la stessa vibrazione. Questa sintonizzazione o risonanza avviene naturalmente a livello non tanto conscio, ma soprattutto inconscio, ed è indipendente dalla nostra volontà. Infatti ogni essere vivente emette energia fuori di sé, comunicando informazioni che riguardano soprattutto le proprie emozioni e gli intenti ad esse collegati.
Il significato di questo concetto ci porta a comprendere profondamente tante dinamiche della nostra vita, tanti eventi negativi che si ripetono, tanti circoli viziosi da cui spesso non capiamo come uscire.
E’ anche “a causa” della risonanza che restiamo spesso intrappolati in emozioni di ansia, rabbia, paura, rapporti interpersonali da cui non riusciamo a liberarci, non capendo che la frequenza delle nostre emozioni negative e delle nostre convinzioni inconsce ci fa attrarre per risonanza situazioni che hanno la stessa frequenza e la stessa vibrazione.
Ed è grazie alla risonanza, però, che, abbiamo la possibilità di trasformare in positivo la nostra vita e ciò che ci circonda.
Infatti tutte le esperienze hanno lo scopo di aiutarci ed ispirarci a capire delle parti di noi ancora invisibili e nascoste, per poterle trasformare. Per questo motivo possiamo considerare giuste tutte le esperienze che attiriamo nella vita, anche se sarebbe opportuno comprendere prima possibile l’insegnamento, per evitare che le esperienze che attiriamo diventino troppo pesanti da sostenere.
Cambiando il nostro modo di pensare, di vedere, di sentire e di affrontare le cose, innalziamo automaticamente la nostra frequenza, e possiamo finalmente sperimentare una realtà diversa, più appagante e gioiosa, che ci restituirà la nostra nuova immagine come uno specchio.
In base al principio di risonanza, se in un campo energetico immettiamo frequenze armonicamente “accordate” con lo stato naturale di benessere, e quindi se ci sintonizziamo su pensieri ed emozioni positive, le cellule, gli organi e l’intero sistema è indotto a riprodurre quella stessa frequenza. Le cellule inoltre sono sensibili al suono oltre che al linguaggio, al pensiero focalizzato, all’energia di amore che circola nell’ambiente.
E quindi ecco l’invito a cercare ogni strumento che ci aiuti a trasformare i nostri conflitti interiori per entrare e rimanere sempre in risonanza con pensieri di fiducia, amore, gioia, forza interiore ed armonia, per trasformare la nostra intera esistenza.
E’ vivamente consigliato fare meditazioni ed ascoltare la musica classica oppure la musica a 432 Hz.
Il concetto universale di risonanza ci mette di fronte alla interconnessione costante che esiste nell’Universo fra tutte le frequenze emesse dalle entità che lo popolano. E quindi alla relazione continua fra gli individui e l’universo, ed alla costante influenza che i campi energetici hanno gli uni sugli altri.
Questa interconnessione è ancora più profonda se introduciamo il concetto di inconscio collettivo e di coscienza collettiva.
Il termine inconscio collettivo venne coniato da Carl Gustav Jung, per rappresentare quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani, e che è formato da tutte le informazioni inconsce che ogni individuo ha come parte della collettività umana di cui è componente, una forma di “eredità psichica” collettiva.
Informazioni ancestrali, legate alla nostra specie, informazioni socio-culturali a livello di famiglia, nazione e stato sociale, una banca dati che ci accomuna e ci collega, e che determina ed influenza i nostri comportamenti e il nostro grado di evoluzione tanto quanto il nostro inconscio personale.
Peraltro la successiva teoria dei campi morfogenetici del biologo Rupert Sheldrake, con l’esperimento della “101ma scimmia”, ci spiega che, anche fra le specie animali, esiste una coscienza collettiva, che cambia continuamente e permette così l’evoluzione della specie. Questo campo energetico molto forte, definito e comune, contiene l’insieme delle informazioni di tutte le esperienze positive e negative che i singoli hanno sperimentato dalla loro comparsa sulla terra, che quotidianamente influenza i comportamenti individuali.
Gli studi successivi sono andati sempre più verso uno sviluppo di questa matrice collettiva e dinamica che ci connette, e che viene definita come coscienza collettiva, una coscienza globale, comune agli esseri umani, che continuamente viene nutrita dalle informazioni ed esperienze acquisite a livello socio culturale dai singoli individui come parte del tessuto collettivo e che a sua volta influisce sui singoli.
La coscienza collettiva rappresenta quindi non solo una rete invisibile che collega l’intera umanità, ma anche una entità collettiva che vibra ad una certa frequenza e in grado di reagire ed interagire attivamente con gli eventi importanti che accadono nel mondo.
Da questo si comprende l’importanza di fare un percorso di consapevolezza personale ma anche condiviso e con un intento non solo individuale ma collettivo, per poter contribuire ad alzare sempre di più la vibrazione della coscienza collettiva attraverso un risveglio delle coscienze e farla uscire dalla risonanza della paura, del sacrificio, della sofferenza, della sottomissione, della manipolazione, del vittimismo per andare invece verso una evoluzione della specie, a partire dal cambiamento di ogni singolo, basata sempre più verso il rispetto, la comunanza, l’unità, la condivisione, la solidarietà ed l’armonia. Soltanto in questo modo potremmo influenzare in modo positivo la coscienza collettiva ed essere automaticamente influenzati per un risveglio comune e condiviso.
La paura è l’emozione più diffusa in questo periodo che, a causa delle nostre convinzioni profonde, delle nostre esperienze passate e soprattutto a causa del continuo “bombardamento” mediatico, si sta amplificando sempre di più in ognuno di noi.
La paura è un’emozione ancestrale percepita da tutti gli esseri umani, utile per garantire la nostra sopravvivenza, che però innesca una serie di reazioni nel nostro organismo che, se protratta nel tempo, fa aumentare il rischio di ammalarsi.
La paura della diffusione in Italia del Covid-19 sta creando problemi di ansia e stress nella popolazione, con effetti diretti sulla capacità del nostro corpo di difendersi. Nonostante il governo ci stia obbligando a rimanere a casa per non essere infettati, l’unica arma certa che abbiamo contro il coronavirus, così come per tutti gli altri virus esistenti, è proprio rinforzare il nostro sistema immunitario. Sarebbe questo il motivo per cui il nuovo virus colpirebbe meno i bambini e gli adolescenti, perché sono quelli che hanno le difese immunitarie più attive. Il legame tra paura, stress e difese immunitarie è da tempo al centro di molti studi del mondo scientifico internazionale ed è stato già ampiamente dimostrato.
Lo stress di per sé non è negativo. Non è altro che un meccanismo di difesa del nostro organismo che serve a far fronte alle situazioni di pericolo o di emergenza, dandoci una maggiore resistenza. Quando viviamo momenti di stress, nel nostro corpo vengono rilasciati, attraverso il sistema endocrino, alcuni ormoni, come l’adrenalina, la noradrenalina e in particolare il cortisolo, che ci permettono di avere a disposizione una maggiore quantità di energia. Grazie a questi tre ormoni, infatti, viene innalzata la pressione sanguigna, facendo in modo che la persona abbia una migliore prestazione fisica e maggiore prontezza, per scappare dal pericolo. Questa è la cosiddetta “reazione di attacco o fuga” presente anche negli animali, che da sempre ci ha garantito la sopravvivenza. Trascorsa la situazione di stress, però, l’organismo dovrebbe ritornare al suo equilibrio ed il corpo dovrebbe rilassarsi e ricaricarsi.
Se però questa condizione di ansia e stress persistono, si possono creare dei seri problemi. Come abbiamo già detto, lo stato di paura fa rilasciare il cortisolo, che non a caso, è chiamato l’ormone dello stress. In realtà il cortisolo è un’arma di difesa che il nostro organismo mette in atto, ma questo rilascio è utile soltanto se protratto per un breve tempo. Se però la situazione si protrae per un tempo più lungo, entriamo in una spirale che ci fa diventare più sensibili alle infezioni, causando una compromissione generale della capacità di difesa dell’organismo da parte di virus, batteri ed altri agenti patogeni.
Il cortisolo infatti abbatte il numero dei linfociti T e dei globuli bianchi in generale, che sono le cellule preposte alla difesa dell’organismo da parte di attacchi esterni, aumentando il rischio delle malattie infettive e delle funzionalità intestinali.
Un altro “problema” che in questo momento contribuisce ad un ulteriore abbassamento delle difese immunitarie è l’obbligo di adottare dei comportamenti asociali e di limitare al massimo i contatti umani.
Ciò che invece, soprattutto in questo momento,dovremmo fare è favorire la risposta del nostro sistema parasimpatico, per produrre ormoni come la serotonina (ormone del buonumore) e le endorfine (ormone del piacere),che ci permettono di raggiungere benessere, rilassamento e quiete.
Nonostante il momento di difficoltà che stiamo vivendo, vi consigliamo di mettere in atto tutto ciò che può aiutarci ad alzare le nostre naturali difese immunitarie biologiche, migliorando la nostra qualità di vita attraverso l’alimentazione, gli integratori e vitamine, la cura di noi stessi, le attività creative che ci facciano stare bene e in armonia con noi stessi, la meditazione, la lettura, le tecniche energetiche e momenti di “incontri” e condivisione con gli altri.
In questo articolo vogliamo porre l’attenzione sul tema dell’equilibrio acido-base, che, soprattutto in questo momento, è fondamentale per mantenere la nostra salute e predisporre il nostro corpo per non essere “accogliente” ai virus, ai batteri e ai patogeni in generale.
Il nostro organismo infatti è una macchina perfetta che ha bisogno di equilibrio per funzionare bene, ed è per questo che, nel nostro corpo avvengono dei processi che contribuiscono a mantenere il pH del nostro sangue su valori compresi tra 7.3 e 7.4.
I valori del PH superiori a 7 sono definiti alcalini, o basici, mentre i valori inferiori al 7 sono acidi, con lo 0 che corrisponde alla massima acidità. Forse non tutti sanno che grazie ad un PH leggermente alcalino, il corpo è in grado di avviare i propri processi di auto-guarigione
Quando però il nostro corpo è sovraccaricato da un’acidità eccessiva, le cellule sane rischiano di degenerare mentre i germi, i virus trovano un ambiente adatto per proliferare con il rischio di avere, nel tempo, la comparsa di malattie degenerative.
E allora come possiamo fare per avere un corpo con PH basico ?
In questo momento in cui, avendo più tempo, ci possiamo prendere cura di noi, sicuramente possiamo cominciare a cambiare le nostre abitudini, dando una maggiore attenzione all’alimentazione e seguendo una dieta alcalina, ovvero mangiando alimenti che presentano minerali alcalini, come sodio, potassio, calcio e magnesio e preferendo frutta, verdure, cereali e legumi, semi e noci, in particolare mandorle.
Fra gli alimenti alcalinizzanti da preferire nella nostra alimentazione troviamo : spinaci, cavoli, cavolini di Bruxelless, cavolfiori, broccoli e tutte le verdure a foglia verde, zucchine, sedano, carote, barbabietole, ravanelli, cetrioli, finocchi, fagioli, lattuga, ravanelli, frutta, frutta secca, mandorle, goji.
Sono condimenti alcalinizzanti: aglio, cipolla, zenzero, peperoncino, curry, salvia, rosmarino, semi di finocchio e semi di cumino, curcuma. Sono cereali (o simil-cereali) alcalinizzanti la quinoa e il miglio.
Sarebbe poi una buona abitudine bere mezzo limone spremuto in mezzo bicchiere d’acqua tiepida tutte le mattine a digiuno.
Inoltre, come aveva detto anche Alessandra nel suo post, bisognerebbe eliminare dalla nostra dieta : zuccheri, lievito, latticini, farine bianche (pane, pasta, pizza), fritti, bibite gassate, succhi di frutta confezionati, alcolici, caffè.
Ovviamente uno squilibrio del PH potrebbe essere causato da diversi fattori, tra cui troviamo sicuramente l’alimentazione, ma anche la mancanza di esercizio fisico, il fumo, l’inquinamento ambientale, l’intossicazione da farmaci e da sostanze presenti negli alimenti e ovviamente da tutte quelle situazioni stressanti e pesanti che viviamo nel quotidiano.
Infatti non possiamo dimenticare che emozioni come paura, terrore, rabbia, rancore risentimento e sensi di colpa creano “acidità nel corpo” e fanno male alla nostra salute!
E’ proprio per questo che il consiglio in questo periodo è prenderci cura di noi stessi, del nostro corpo fisico e delle nostre emozioni, cercando di fare di tutto per essere sintonizzati su emozioni di amore, di gioia, di serenità, di unità e condivisione e allontanare pensieri legati alla separazione, alla mancanza, alla carenza, alle limitazioni e ovviamente lasciar andare emozioni di paura, panico e terrore.
La scienza ci dice con chiarezza che i virus non sono entità, non sono esseri viventi, non sono cellule, non dispongono di una membrana cellulare, non hanno organuli e non hanno tutti quegli gli elementi che formano la cellula vivente.
E allora cosa sono i virus? Sono dei veri e propri software (teoria dei biofotoni di Popp), a RNA o DNA, sono informazioni software e programmi. Sono una frequenza elettromagnetica.
Non possono vivere da soli, ma cominciano a replicarsi solo dentro una cellula ospite, un batterio ad esempio, e sono già presenti in numero grandissimo (10 elevato alla 18), dentro il nostro organismo.
Non sono quindi esseri a vita propria, non si insediano dall’esterno e non ci vogliono attaccare. Quindi a partire da questa informazione già non dovremmo avere paura di loro come di una minaccia esterna a noi, come di un esserino cattivo che ci vuole fare del male.
A cosa servono i virus? E che informazioni possono portare?
Sono delle frequenze elettromagnetiche che entrano in risonanza con le informazioni che sono dentro di noi. Che informazioni può portare un virus? Sono tante, servono ad esempio, cosi come i batteri, per eliminare le tossine nel nostro connettivo a seguito di una intossicazione, per depurarci. A quel punto si innesca il meccanismo della infiammazione, con i 5 segni classici, fra cui la febbre, affinché si possano bruciare le tossine nel connettivo, che è il nostro tessuto interstiziale, dove funziona il nostro sistema immunitario.
I virus sono dentro il nucleo delle nostre cellule, il Dna per il 3% è formato da caratteri ereditari, per il 97% è formato da virus ancestrali, informazioni ancestrali, che hanno permesso la nascita della vita umana sulla terra.
Prendersela coi virus in sé è andare contro la vita, i virus sono fondamentali per noi, sono utili per la vita stessa e si replicano solo se risuonano con noi. Quindi non focalizziamo la nostra attenzione sul fatto che i virus sono cattivi!
Bisogna quindi cambiare l’ordine di idee.
Il vero problema è che i virus entrano in risonanza con le informazioni presenti dentro di noi.
E se queste informazioni sono negative, di paura, ansia, preoccupazione, separazione, ecco che ciò che accadrà, è che il virus si nutrirà di queste informazioni, prolifererà e andrà ad attaccare le strutture fisiche collegate energeticamente ai conflitti biologici collegati a queste emozioni.
Accogliamo e accettiamo quindi di avere dei virus che sono utili per noi e per la nostra salute e cerchiamo di lasciar andare le emozioni negative che li fanno proliferare!
Nel precedente articolo abbiamo detto che i virus per essere attivi, proliferare e diffondersi hanno bisogno di un terreno dove insediarsi e soprattutto dove nutrirsi.
Se le nostre difese immunitarie sono basse, sarà molto più facile che si attivino e si moltiplichino. Questo è il motivo per il quale sono più soggetti ad ammalarsi gli anziani o le persone con patologie pregresse. Abbiamo anche scritto precedentemente (articolo La Paura e il Sistema Immunitario) che il sistema immunitario è strettamente collegato con la Paura, che ingenera una serie di reazioni endocrine nell’organismo che sono fisiologicamente utili, ma che, in situazioni patologiche, abbassano le nostre difese naturali.
Il problema è che, per tutti e anche per quelli i quali abbiano un buono stato di salute di base, i virus comunque entrano in risonanza con le informazioni presenti nel loro sistema.
Se queste informazioni sono o diventano negative, ecco che il terreno di insediamento e proliferazione diventa più favorevole.
La questione è che la risonanza di cui si parla non è solamente con le convinzioni, emozioni e paure individuali, ma anche con quelle che sono le convinzioni a livello collettivo.
Sappiamo infatti che ognuno di noi, in quanto parte di una collettività, famiglia, nazione, e più in generale come essere umano, ha in dotazione tutta una serie di informazioni radicate e addirittura ancestrali, fra le quali la paura della malattia, della sofferenza e della morte stessa.
La paura individuale ha quindi già una radice collettiva nella paura ancestrale dell’essere umano: se essa aumenta nutre la paura collettiva, e a sua volta ne viene continuamente nutrita ed amplificata.
E diviene sempre più forte e virale, contagiosa e dominante.
E questa paura diviene il terreno nutritivo sempre più ampio del virus a livello collettivo.
Siamo in presenza quindi di un meccanismo perverso per il quale il grosso rischio è che la paura di coscienza collettiva, che ha una radice ancestrale e utile per la sopravvivenza, si amplifichi con paure individuali, e a sua volta risuoni in maniera amplificata, come coscienza collettiva, in ogni individuo.
La paura alimenta la paura, per così dire.
Il problema è che quando molti pensieri si focalizzano in una unica direzione, e quando questi pensieri sono associati e potenziati da forti emozioni, come per esempio la paura, si viene a generare una “forma-pensiero” che va sotto il nome di “Egregora” o “Eggregora”.
L’Egregora è una vera e propria entità energetica collettiva, che può crescere se viene alimentata costantemente dall’attività psichica delle persone.
Quello a cui stiamo assistendo, anche attraverso i messaggi dei media, nei social e in generale dalle informazioni spesso fuorvianti o minacciose che ci vengono trasmesse; è una enorme attività di amplificazione e nutrimento di questa paura collettiva, di questa forma pensiero che ci indebolisce e ci fa sentire soli, impauriti e minacciati.
La nostra paura ancestrale, il nostro sistema “attacca o fuggi collettivo” diviene non più una risorsa, ma un mostro che ci sovrasta, ci divide dagli altri, ci rende sempre più soli, ansiosi, e incapaci di difenderci.
Allora il nostro invito è quello di non nutrire questa “creatura” di paura, non nutrire a modo nostro il terreno individuale e collettivo perché il virus possa impadronirsi di noi e diffondersi ancora di più.
E aiutiamoci in ogni modo, come già detto e ripetuto, con tutto quello che abbiamo già e con quello che a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale ci può sostenere dando linfa alla nostra grandissima capacità innata di autoriparazione, guarigione e mantenimento dello stato di salute!
In questo periodo, a causa delle circostanze esterne, la nostra emotività è messa fortemente alla prova, e la prima emozione che dovremmo trasformare è il terrore. Siamo tutti terrorizzati perché la nostra mente sta proiettando delle immagini e sta visualizzando il futuro (e quindi attivando il potere creativo in modo “negativo”) con immagini legate alla paura di ammalarsi, alla paura di rimanere immobilizzati in un letto senza poter essere aiutati, alla paura di morire, alla paura di infettare i nostri cari, alla paura di perdere il lavoro, alla paura di cadere in miseria e morire di fame ecc.
Se osserviamo tutte queste immagini, ci rendiamo conto che il nostro subconscio, e quindi noi come persone, stiamo cercando di “gestire”, o forse sarebbe opportuno dire resistere ad una situazione terribile senza apparentemente poter fare nulla. Questo senso di impotenza, di frustrazione, questo senso di disorientamento verso il futuro certo non ci aiuta ad uscire al meglio da questa situazione, così come non ci aiuterebbe ad uscire da altre situazioni difficili. In più è opportuno osservare che quando, a fronte di un evento esterno, tante paure si creano una in correlazione con l’altra, non percepiremo più l’emozione di paura, bensì quella di terrore !
Sappiamo che tutte le emozioni sono utili, paura compresa, perché le emozioni sono la risposta dell’individuo alla percezione di uno stimolo esterno, ma devono essere gestite nella maniera giusta. Oggi e nei prossimi articoli parleremo molto dell’emozione della Paura e cercheremo di lavorare insieme per rilasciarne alcune e recuperare di conseguenza un nostro equilibrio psico-fisico.
La paura si attiva quando i nostri sensi percepiscono un pericolo o un potenziale pericolo per noi stessi (o per i nostri cari), quindi quando percepiamo di essere in qualche modo minacciati. Alla paura segue uno stato di attivazione neurofisiologica che consente alla persona di rispondere allo stimolo iniziale attraverso la reazione istintiva, che hanno anche gli animali, di “attacco o fuga”. La paura ha, quindi un’utilità per l’uomo, mettendolo in guardia dai pericoli che incontra, spingendoci a trovare delle “risorse” per garantire la nostra sopravvivenza. La paura però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori “controllo”, come nel caso del terrore e delle fobie (paure sproporzionate rispetto al pericolo).
Quando le varie paure percepite si sommano una dopo l’altra e soprattutto quando la persona arriva a percepire il senso di impotenza, il senso di incertezza, quando la persona inizia a pensare che a quel problema (o minaccia) non c’è soluzione, si inizia a sviluppare un pensiero costante negativo con previsioni sempre più catastrofiche, e quindi di conseguenza lo stato di paura e ansia aumenta sempre di più fino ad arrivare al terrore, che determina il “freezing” ovvero l’immobilità, la persona rimane congelata e non riesce a muoversi. Questa è la reazione istintiva dell’animale, quando non ha il tempo di fuggire; è proprio grazie all’immobilità che l’animale cerca di sfuggire al proprio predatore, sperando con l’immobilità di non essere visto.
Se osserviamo bene, questa è la situazione in cui, a causa dei continui bombardamenti mediatici, ci stiamo ritrovando, anche inconsapevolmente. Più osserviamo la “catastrofe” ovvero il “nemico” e più il nostro cervello (attraverso l’ippocampo e l’amigdala) registra un aumento delle paure; questo comporta l’aumento del nostro senso di impotenza e di certo non riusciremo a trovare soluzioni. Questo è un “meccanismo di trappola” che stiamo subendo da più di un mese, dal quale occorre uscire tutti insieme!
Per essere positivi e propositivi, allora ci dobbiamo chiedere : Come faccio a non alimentare le mie paure? Come faccio a non essere influenzato dalle paure di coscienza collettiva? Come faccio a riconoscere se quel “mostro” che ho di fronte e che vedo è veramente un leone dal quale devo scappare oppure è un gatto travestito da leone ? Quali sono le risorse che io posso mettere in campo per riconoscere la vera entità del pericolo che ho di fronte?
E’ importante farsi tutte queste domande perché la reazione innata, ancestrale e animale di “attacco o fuga”, dipende da quale è l’entità del pericolo che ho di fronte. Quindi è di fondamentale importanza riconoscere ed identificare bene il pericolo.
A questo punto, proprio perché stiamo parlando di meccanismi ancestrali e innati, la prima nostra risorsa è legata ad un buon funzionamento del nostro ISTINTO. Noi esseri umani abbiamo questa “risorsa innata”, che proviene dal nostro essere anche animali, che ci permette di riconoscere il pericolo, prima ancora di vederlo, in modo da garantirci la nostra sopravvivenza anche attraverso la fuga, ma senza cadere in trappola.
Il problema, e a questo punto entriamo nelle informazioni di “coscienza collettiva”, è che l’istinto troppo spesso nelle persone non è attivo o non è ben funzionante perché nell’era moderna, l’istinto è in contrapposizione al razionale, al mentale; quindi una persona istintiva è spesso identificata come una persona impulsiva oppure aggressiva invece una persona razionale, molto spesso è vista come una persona intelligente, capace e soprattutto in grado di risolvere tutti i problemi. Troppo spesso per essere accettati dai nostri genitori e dalla società cambiamo i nostri comportamenti, e non sempre questi cambiamenti risultano essere positivi.
L’obiettivo è quello di recuperare l’importanza dell’istinto, perché è proprio grazie al nostro istinto, che è innato e non abbiamo bisogno di impararlo, che possiamo riconoscere e “fiutare” i pericoli che incontriamo nel nostro cammino e trovare il modo giusto per affrontarli.
E’ importante osservare l’istinto è innato ma noi dobbiamo imparare a fidarci delle informazioni, delle sensazioni che ci arrivano dal nostro istinto. Questo è l’unica risorsa che “madre natura” ci ha fornito per imparare a scoprire i veri pericoli prima che sia troppo tardi oppure scoprire quelle situazioni che sembrano pericolose ma che in realtà non lo sono. E’ proprio grazie all’istinto che noi riusciamo ad individuare tutte quelle situazioni ancora “nascoste”, come per esempio le persone che ci vogliono manipolare, sottomettere, invadere, reprimere, approfittare ecc, prima che le persone possano agire contro di noi ovvero prima che l’evento si manifesti sulla realtà. E’ per questo motivo che, grazie alla nostra capacità di intercettare il pericolo per tempo, possiamo, senza entrare nel panico, trovare la giusta risposta e la giusta soluzione alla situazione. Tutte le nostre risorse e quindi la nostra capacità di agire per superare l’evento esterno in modo positivo e costruttivo (e non di reagire e quindi fuggire) è strettamente connessa con il tempo in cui percepiamo il nemico e il momento in cui lo dovremmo affrontare.
La situazione peggiore che ci fa vivere nel terrore e quindi nell’inazione, non è il nemico ma è proprio tutto il tempo in cui il “nemico” non è visibile!
E a questo punto un’ultima domanda per riflettere tutti insieme: sarà un caso che in questo periodo stiamo combattendo contro un “nemico invisibile”? Oppure questo nemico invisibile è funzionale a creare e mantenere uno stato di terrore nella coscienza collettiva ?
Per far funzionare al meglio il meccanismo di “Attacco o fuga”, ovvero il nostro meccanismo innato ed istintivo di auto-difesa dobbiamo imparare a riconoscere bene i nostri “nemici”.
Infatti se parliamo del “regno animale”, un leone si mostrerà sempre come un leone, così come una gazzella si mostrerà sempre come una gazzella. Nel regno degli “esseri umani” però questo non avviene sempre perché ci sono persone che si “mascherano” da persone gentili ed affidabili e poi in realtà ci vogliono fregare, manipolare, sottomettere ecc.
Quindi oltre al nostro istinto, dobbiamo imparare a sviluppare e soprattutto a fidarci del nostro INTUITO. L’intuito non è però un meccanismo “innato”, ma deve essere allenato e sviluppato quotidianamente per fare in modo che ognuno di noi riesca a percepire se la persona che abbiamo davanti è affidabile oppure no. Possiamo pensare che l’intuito è il linguaggio che usa la nostra anima per “parlare” con noi oppure lo possiamo immaginare come se fosse un’intelligenza intuitiva grazie alla quale siamo più recettivi rispetto al nostro mondo interiore. E’ quindi quella voce interiore che sa interpretare i messaggi che arrivano dal nostro interno, percepire le persone non affidabili e trovare la strategia più giusta per difenderci oppure per evitare il pericolo. Le decisioni che vengono prese grazie all’intuito non hanno bisogno di essere elaborate dalla mente razionale, sono molto più veloci, e la persona che si fida del proprio intuito, può trovare la soluzione giusta anche in pochi secondi. Per sviluppare l’intelligenza intuitiva dobbiamo però permetterci di contattare, far salire ed ascoltare le nostre emozioni, grazie alle quali, se interpretate nella maniera giusta, possiamo acquisire delle utili informazioni su ciò che sta accadendo all’esterno di noi.
L’intuito è quindi quella capacità che ci permette di conoscere in un tempo molto breve ciò che ancora non è manifestato, di scoprire qualcosa che ancora è nascosto, che ancora non è evidente, senza l’aiuto di riflessioni o di un processo logico-razionale.
Purtroppo però, troppo spesso, noi non diamo credito al nostro intuito, ai presentimenti, e quindi alle informazioni che sentiamo “da dentro” perché siamo condizionati da un modello dove la parte logico-razionale fa da padrone. L’intuito ci permette anche di identificare la persona che abbiamo di fronte, di scoprire la maschera che quella persona sta mettendo in quel momento e soprattutto le intenzioni che quella persona ha nei nostri confronti.
L’obiettivo sarà proprio quello di permetterci di sviluppare il nostro intuito per poterci fidare e affidare alle nostre sensazioni e alla nostra intelligenza “più alta”, per evitare di cadere nelle trappole della vita.
Per prima cosa dobbiamo accettare di trasformare un retaggio culturale (e quindi di coscienza collettiva) che ci spinge a pensare che soltanto con la logica e la razionalità riusciremo a trovare la soluzione giusta ai nostri problemi.
Successivamente abbiamo bisogno di porre l’attenzione alle “maschere” che mettiamo nella vita. Per poter individuare se la persona che ci sta di fronte sta mettendo una “maschera”, e quindi si sta presentando come un amico quando invece non lo è perché ha altre intenzioni, abbiamo bisogno, in modo intuitivo, di riconoscere l’intenzione dell’altro. Questo meccanismo ci aiuterà ad individuare le persone pericolose prima che loro possano mettere in atto la loro strategia. Per fare questo però, abbiamo bisogno di riconoscere ed iniziare a lasciar andare le nostre maschere, perché soltanto così riusciremo ad essere sempre più intuitivi.
Le maschere sono degli atteggiamenti che vengono create dai bambini come meccanismo di difesa che si innesca come conseguenza di una situazione di forte dolore che crea una ferita emotiva profonda. Nel tempo poi, questo atteggiamento, ovvero questa maschera, diventerà una parte della personalità che l’adulto, se non ne diventa consapevole, continua a reiterare nel tempo.
La cosa importante da considerare è che la maschera è la risposta che il bambino ha trovato per “sopravvivere” e reagire in qualche modo alla ferita subita, per lui troppo dolorosa. Nel tempo però queste maschere diventano parte di noi e con difficoltà riusciamo a vederle e quindi a liberarcene. Dietro ogni maschera c’è una situazione di sofferenza e quindi c’è sempre una sensazione di fragilità, di insicurezza, di debolezza che vogliamo nascondere. Purtroppo a causa di ciò che abbiamo subito, da grandi siamo terrorizzati a lasciar andare le nostre maschere perché abbiamo paura di far vedere agli altri le nostre fragilità. Questo comporterà che nella vita useremo tanta della nostra energia “mentale” per mantenere le nostre maschere (perché a volte ne abbiamo anche più di una), non riusciremo ad essere noi stessi, rinunceremo ad esprimere la nostra vera identità, non riusciremo a lasciarci andare, non riusciremo ad essere spontanei e a seguire la nostra strada e neanche, di conseguenza, a riconoscere le persone “mascherate” che incontriamo nella nostra vita, con il rischio di essere umiliati, sfruttati, manipolati, controllati o feriti di nuovo.
Uno dei motivi principali per cui le persone indossano una maschera è la ferita da rifiuto (o presunto tale) subito da uno o da entrambi i nostri genitori. Il rifiuto non necessariamente deve essere creato da un genitore che ci abbandona ma potrebbe essere anche creato da un genitore troppo severo che ci giudica o critica continuamente (e quindi ci rifiuta) perché non stiamo seguendo il modello di educazione che questo genitore ci voleva “insegnare”. Tutti noi siamo stati cresciuti con un’educazione abbastanza rigida, e siamo stati “costretti” a seguire dei modelli etico-morali; già da piccoli dovevamo seguire delle regole, dovevamo comportarci secondo un codice morale che ci indicava cosa era giusto e cosa sbagliato, secondo quindi un criterio di giudizio già stabilito.
Questo non ci ha permesso di essere noi stessi, di imparare ad esprimerci liberamente, di imparare a contattare ed esprimere le nostre emozioni e soprattutto non ci ha permesso di sviluppare il discernimento, ovvero la nostra capacità di discernere fra ciò che per noi è giusto e ciò che per noi è sbagliato. Questo ha causato, di conseguenza, una profonda insicurezza che non ci permette, ora che siamo adulti, di discernere e quindi di fare le nostre scelte con serenità e naturalezza. Ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, a livello profondo, siamo combattuti fra quello che “dobbiamo fare” e quello che ci sentiremo di fare. La soluzione “migliore” a questo conflitto è “fuggire”, mettersi la maschera del fuggitivo e non affrontare le scelte della vita con consapevolezza e determinazione. Adesso è arrivato il momento di togliere questa maschera ed iniziare a prenderci la responsabilità delle nostre scelte. Solo così possiamo diventare adulti ed iniziare ad usare il nostro potere creativo.
Infine un’ultima riflessione, ma non meno importante: adeguandoci ai comportamenti della coscienza collettiva, e quindi rinunciando al nostro istinto, rinunciando a seguire la nostra parte più profonda, abbiamo l’illusione di “essere parte” di un gruppo, di una società e quindi di essere riconosciuti, accettati e apprezzati dagli altri, senza renderci conto che l’intera società sta proseguendo per una strada che sta portando le persone, passo dopo passo, alla perdita totale della libertà e della dignità personale.
Probabilmente è arrivato il momento di lasciar andare i modelli vecchi che ci sono stati insegnati e cominciare a pensare con la nostra testa e con il nostro cuore. Se cominciamo a direzionarci verso ciò che desideriamo e che ci piace, lasciando andare il senso del dovere e tutto quello che ci è stato imposto, anche con il “rischio di andare contro-corrente”, forse riusciremo a lasciar andare tutti quei modelli comportamentali che non ci servono più e finalmente decidere, ognuno per sé, di seguire il proprio modello ovvero seguire la propria intelligenza intuitiva e i messaggi della propria anima.
In conclusione una frase di Albert Einstein che dice: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”. Le persone intelligenti dovrebbero ascoltare quei presentimenti che sussurrano nella testa quando stanno per fare una scelta, e pensare che è quello il momento in cui mettere da parte la razionalità e affidarsi al nostro intuito, anche se ci suggerisce un’altra strada!
Le informazioni che appartengono alla coscienza collettiva sono veramente tante e ci vengono tramandate attraverso il DNA dalla nascita e poi convalidate durante l’educazione e nella vita. L’inconscio collettivo è una meravigliosa distesa di opportunità, perché ci permette di acquisire tutta una serie di informazioni legate alla sopravvivenza, al riconoscimento dei pericoli, all’istinto e a tutte quelle esperienze che tantissime persone, prima di noi, hanno fatto sulla Terra. Purtroppo però, l’inconscio collettivo, è contemporaneamente anche “pieno di trappole”, ovvero di atteggiamenti che sono stati reiterati nei secoli, che si sono strutturati e sono diventati “normali”, e che, anche senza che le persone se ne rendano conto, non permettono di essere liberi.
Ognuno di noi, attraverso le proprie esperienze, trasferisce parte della propria energia, e quindi delle proprie informazioni e delle proprie esperienze, all’inconscio collettivo e l’inconscio collettivo, a sua volta, nutre ognuno di noi con le informazioni che vibrano alla nostra stessa frequenza. Questo vuol dire che, in maniera inconsapevole, quando ci agganciamo all’inconscio collettivo, riceviamo un travaso di informazioni, e quindi di esperienze, che consolidano i pensieri sui quali noi siamo sintonizzati.
Nonostante questo funzionamento, non dovremmo dare all’inconscio collettivo una valenza negativa, ma dovremmo imparare, grazie al nostro focus e alla nostra consapevolezza, a collegarci con l’inconscio collettivo in maniera costruttiva e sintonizzarci, non sui drammi ma sulle vittorie, sulle soluzioni ai nostri problemi, selezionando con discernimento e assimilando soltanto quelle informazioni che ci possono essere utili, grazie alle esperienze fatte dai nostri avi. Per esempio, io potrei non aver mai fatto una guerra e non sapere come ripartire da un periodo di crisi che sto attraversando, ma, se mi sintonizzo sul mio obiettivo, ovvero sulla ricerca delle possibilità o delle soluzioni per uscire dalla mia crisi, potrei ricevere dalla coscienza collettiva (ovvero dalle esperienze magari delle generazioni precedenti) delle informazioni legate all’esperienza di altre persone che sono riuscite a cogliere le occasioni e ripartire con il lavoro, anche nei momenti di crisi.
Però, per far funzionare bene questo meccanismo, abbiamo bisogno di avere una percezione di noi stessi ben chiara, di riconoscerci e sentirci comunque uguale agli altri, anche se nella nostra unicità. Per sciogliere questo primo nodo, dovremmo trasformare il nostro “sentirci pecore in un gregge” e diventare “lupi in un branco”. Se riusciamo ad effettuare questa trasformazione interiore, ovvero di passare da sentirci pecore a lupi, avremmo una percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda completamente diversa.
Nel gregge di pecore, il gesto e il comportamento che fa una pecora viene automaticamente riproposto da tutte le altre, senza discernimento. Questo vuol dire che nel gruppo non c’è pensiero critico, non c’è giudizio critico e questo non farsi domande e non cercare le risposte, diventa un automatismo. Infatti se faccio parte di un gruppo di pecore, vuol dire che io riconosco l’esistenza di un pastore, ovvero di un padrone, che è lì a difendermi dai percoli ed è preposto a risolvere i miei problemi. Se rimaniamo ed accettiamo, anche inconsapevolmente, che c’è sempre qualcuno che risolverà i nostri problemi oppure che ci aiuterà ad uscire dai pericoli, è come se stessimo delegando il nostro potere creativo fuori di noi, e questo è assolutamente pericoloso. Il pastore infatti, non vuole bene alle sue pecore, ma le considera “sue” e le usa a suo piacimento. Dobbiamo quindi iniziare a diffidare delle persone che “ci vogliono salvare”, bensì dobbiamo trovare nuove strategie per salvarci da soli perché chi mette la maschera del “salvatore” spesso nasconde un intento ben diverso da quello che vuole far apparire. Quello che caratterizza il gregge di pecore, e quindi i comportamenti delle masse, è la fiducia o fede, quasi cieca, al padrone, al leader, a Dio ecc. proprio per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà, non solo materiali, ma spesso i “padroni” si insinuano quando le masse si sentono impotenti, fragili, smarriti e, inconsapevolmente, accettano la manipolazione per trasformare i loro disagi! L’adesione di massa per una causa spesso ha portato ad episodi di razzismo, di fanatismo, ma ha permesso alle persone “deboli” di sentirsi uniti e forti verso un obiettivo comune, con l’illusione che la Causa per cui stiamo combattendo conti più che la vita individuale.
Se io sono pecora e rimango nel gregge, non mi rendo conto di ciò che sono, non mi rendo conto neanche dei rischi che corro, non mi rendo conto che non sto usando il mio spirito critico, non mi rendo conto che sto seguendo le direttive del pastore, del leader, a meno che non divento la “pecora nera”, correndo però il rischio di essere esclusa dal gregge. La pecora per sua indole è remissiva, questo vuol dire che non discute nessun ordine, non discute nessuna situazione, le accetta in maniera passiva. Se io sono una pecora e sono remissiva, qualsiasi cosa mi venga detta o data dal pastore mi va bene, e non può che andarmi bene, perché “mi nutro”, e questo è importante, del fatto che tutte le altre pecore, essendo remissive alla stessa identica maniera, lo accettano. Quindi anche se c’è una cosa che non mi piace, non penso neanche che non mi piace, perché lo fanno tutti gli altri e automaticamente penso che lo devo fare anche io.
Dobbiamo quindi uscire da questo meccanismo perverso, al quale ci hanno abituati ed educati fin da piccoli, attraverso l’indottrinamento infantile, insegnandoci che dobbiamo seguire ed aderire al volere di nostro padre che ci aiuta nella vita, poi del nostro datore di lavoro che ci da i soldi per vivere ed infine del nostro stato e di Dio che garantiscono i nostri diritti, sia in Terra che in Cielo. Avendo ormai ripetuto questo meccanismo nel tempo, è diventato un automatismo e quindi è diventato difficile sia vederlo che trasformarlo.
Il primo passo, quindi, è quello di diventare consapevoli di chi siamo, che siamo unici, che non dobbiamo ragionare ed agire per forza come il “gregge”, che non dobbiamo per forza aderire a delle indicazioni che ci vengono date ma che possiamo trovare sempre nuove soluzioni e nuove strategie per vivere la nostra vita e risolvere i nostri problemi. La consapevolezza che siamo unici, se pur “uguali agli altri” ci permette di distaccarci da questo meccanismo e trasformare noi stessi da pecore a lupi.
Se accettiamo questa trasformazione, dobbiamo comunque accettare le “regole del branco”, ma avremmo sempre la certezza che il branco agisce per il bene comune, e non del singolo, e con un intento chiaro e condiviso, che, nel caso degli animali, è legato alla sopravvivenza (esempio la caccia) o alla difesa del gruppo. Questo è un punto fondamentale della trasformazione che dovremmo comprendere, perché per poter accedere alle informazioni “positive” della coscienza collettiva, dobbiamo accettare prima di tutto di appartenere alla coscienza collettiva (ovvero al branco) ma successivamente dovremmo accettare di trasformare il nostro individualismo, il nostro ego, lasciando andare l’ossessione a combattere per i nostri interessi personali (soldi, potere, apparenza ecc), ma dobbiamo iniziare a pensare di seguire quello che può essere un intento comune, attivando la collaborazione, la condivisione, l’unione, la solidarietà per agire verso degli interessi collettivi. L’individualismo e l’ego ci rende soli e separati dagli altri, motivo per il quale poi rischiamo di ritrovarci intrappolati e manipolati da un capo che ci fa lottare per un ideale, sacrificando noi stessi.
Se impariamo a nutrire il gruppo, automaticamente veniamo nutriti dal gruppo e possiamo procedere nella vita, senza lotta, senza separazione e finalmente liberi di essere noi stessi.
In questo gruppo siamo tutti uguali, seppur nella nostra diversità e sarà proprio la diversità personale a portare sempre nuove soluzioni, soprattutto nei momenti più difficili. E’ proprio il momento di dire “l’unione fa la forza”, ma perché questo meccanismo funzioni è necessario avere chiari l’obiettivo e l’intento comuni. Ogni persona si deve riconoscere come una parte importante e fondamentale di un ingranaggio più grande, che funziona proprio grazie alla collaborazione, alla sinergia e all’energia dei singoli, avendo ben in mente un obiettivo condiviso.
In questo ingranaggio ci sarà anche un leder, che darà i tempi, il ritmo e la direzione soprattutto nei momenti di emergenza, grazie alle proprie specifiche capacità di rimanere più centrato, equilibrato e lucido, nonostante il pericolo imminente.
E’ fondamentale quindi diventare consapevoli di chi siamo, della nostra identità, della nostra unicità e quindi del nostro valore e soprattutto sentirci di appartenere ad un gruppo di altre persone identiche a noi, ma comunque diverse. Nel momento in cui acquisiamo la percezione che siamo unici, possiamo cominciare a guardare a tutti quelli che ci circondano come ad un’infinità di altre persone uniche che però, se vivono e cooperano e sono collegati gli uni agli altri, hanno infinite opportunità di sopravvivenza e di benessere, rispetto ad una persona che è completamente isolata dagli altri.
E’ infine interessante notare un’altra particolarità di comportamento propria del branco, che ovviamente dovremmo imparare ad attuare. Avendo attuato un processo di evoluzione nella percezione di me stessa, io sono libera di entrare ed uscire dal branco, e quindi sono libera di aderire o non aderire al gruppo, decidendo quindi quando voler aderire. Io, come individuo singolo, posso quindi scegliere in qualsiasi momento di voler stare da solo per seguire dei miei obiettivi oppure partecipare ad obiettivi del gruppo; è interessante osservare che il distacco dal gruppo o il rientro nel gruppo non viene visto dagli altri componenti con sospetto, ma condiviso.
Quando il branco si riunisce e si compatta c’è sempre un bene comune, una necessità comune, e non un ordine che tutti devono seguire. Ma quando il momento del bene comune termina, ogni singolo lupo può diventare un lupo solitario; questo permette ad ogni lupo di stare bene sia con i suoi simili che da solo, quindi di ritagliarsi degli spazi propri ma contemporaneamente di sentirsi appartenente ad un gruppo, ovvero una famiglia, un gruppo di amici, una società ecc.
Quindi il passaggio da pecora a lupo, è un passaggio evolutivo importante perché ci permette di passare da esseri umani con comportamenti remissivi, passivi a comportamenti attivi, propositivi e decisionali, cioè non accettando più in maniera passiva tutto quello che ci arriva, ma dandoci il permesso di discernere, di avere uno spirito critico, di osservare, di cominciare a contestare, di permettermi di trovarci d’accordo o in disaccordo e, in tal caso, permetterci di fare “il lupo solitario”. Dobbiamo quindi uscire dal bisogno di aderire in maniera definitiva a un aspetto o ad un altro, ad una persona oppure ad un’altra, ad un’ideologia oppure ad un’altra, ad una religione oppure ad un’altra, ma ci dobbiamo permettere, attraverso la nostra consapevolezza, di entrare ed uscire dalle varie situazioni, dalle varie esperienze secondo il nostro sentire, seguendo ciò che ci fa stare bene, ricordandoci che siamo unici ma che, allo stesso tempo, non possiamo vivere in solitudine ma che quando noi abbiamo bisogno degli altri oppure quando gli altri hanno bisogno di noi, per una nostra libera scelta consapevole decidiamo di aderire e ritornare “nel branco”, di unirci e tutelare ogni suo membro, di partecipare ad un obiettivo comune e di sentire il piacere di far parte ad una sorta di famiglia, dove ognuno assume la sua dignità proprio perché vi appartiene !